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Ciclismo, Daniele Pontoni: “Un urlo liberatorio a fine gara. Viezzi ha davanti a lui un futuro importante”.

Ciclismo, Daniele Pontoni: “Un urlo liberatorio a fine gara. Viezzi ha davanti a lui un futuro importante”.

A conclusione dei Campionati del Mondo di ciclocross che si sono svolti a Tabor, in Repubblica Ceca, abbiamo raggiunto telefonicamente il commissario tecnico Daniele Pontani per stilare un bilancio di questa rassegna iridata culminata con l’oro di Stefano Viezzi nella categoria Juniores, un successo che mancava all’Italia dal 2005 quando a conquistarlo fu Davide Malacarne: “E’ stata una giornata dalle emozioni forti: quando parti da favorito non è mai semplice e l’avvicinamento è stato volto a preservare Stefano dalla pressioni, abbiamo quindi cercato di metterlo nelle migliori condizioni per farlo rendere al meglio. E’ stata la gara che ho sentito più delle altre anche se ho cercato di mascherarlo. E’ stato abbastanza semplice guidarlo in corsa, avevamo sempre la situazione della gara sotto controllo. Stefano sulle transenne ha rotto la leva e la ruota anteriore, non si è spezzata ma solo piegata. Dal momento dell’incidente fino al box c’è stata un po’ di sofferenza perché l’olandese è arrivato a 8”. Sul finale c’è stato un urlo di gioia liberatorio di tutto questo periodo, è un Mondiale che abbiamo cercato e voluto“.

Daniele, prima di tutto complimenti. Come stai? 

“La voce non è delle migliori, però ne è valsa la pena chiaramente. Come tecnico non posso che non essere soddisfatto per tutto quanto fatto in questa stagione”. 

Quale bilancio tracci del Mondiale?

“Abbiamo fatto bene anche con la Casasola, che ha dimostrato di essere una delle atlete migliori. Dall’anno scorso a questo ha fatto un ottimo salto di qualità e il prossimo anno diventerà per lei fondamentale per confermarsi e fare un ulteriore salto di qualità. La prossima stagione spero di avere anche Silvia Persico e quindi di poter dire la nostra anche tra le Elite donne. Tra le Under23 abbiamo fatto discretamente bene con Corvi e Bramati e la Venturelli ha pagato le poche corse fatte quest’anno, tra gli Under23 maschi mi aspettavo qualcosa in più da Agostinacchio, mentre Paletti è stato penalizzato dalle tre forature. Per le juniores donne è stata una prestazione al di sotto delle aspettative e invece tra gli Elite Fontana ha fatto il massimo di ciò che poteva fare, mentre Bertolini ha corso al di sotto dei suoi standard annuali. Da atleta ho vinto due Mondiali, ma vincerlo da tecnico è completamente diverso, le tensioni sono più alte e la vittoria da ct è sicuramente la senti molto di più rispetto a quando sei atleta”. 

Casasola si conferma a ridosso delle migliori: cosa le manca per l’ultimo salto di qualità e giocarsela con le olandesi?

“E’ ancora indietro sui tratti sabbiosi e gli manca affrontare bene quella tipologia di terreni così e quindi le manca della forza. Tecnicamente direi che è superiore anche ad alcune atlete che le sono davanti, ma ha questo gap che dovrà riuscire a limare nella prossima stagione”.

Viezzi è un gioiello da coltivare: pensi che possa diventare un punto di riferimento anche tra gli Elite? 

“Lo conosco da tanti anni e ritengo che abbia bisogno di ancora un paio di stagioni per completare il suo sviluppo psicofisico e atletico. Stefano ha la testa sulle spalle, una famiglia che lo supporta bene e ha intorno delle persone che possono consigliarlo nel migliore dei modi”. 

Che lavoro c’è dietro il successo di Stefano? 

“C’è un lavoro tecnico, abbiamo un grande staff alle spalle. Abbiamo fatto una buona programmazione sin da inizio stagione scegliendo con cura quali corse fare, un minor numero di giornate, ma di un livello superiore per poter paragonare il suo livello di condizioni con i migliori al mondo. Con la Federazione inoltre abbiamo partecipato a tutte le prove di Coppa de Mondo per inseguire la vittoria e per poi rifinire la condizione in vista dei Mondiali. Con il senno di poi, tutte le decisioni si sono rivelate quelle vincenti”. 

Negli ultimi anni abbiamo ammirato fenomeni del ciclocross fare la differenza anche su strada. Pensi che anche Viezzi possa avere un buon futuro su strada? Quali sono le sue caratteristiche?

“Stefano ha un fisico importante, è molto alto e asciutto come molti ciclisti che oggi vanno forte su strada. E’ molto vicino come caratteristiche fisiche a Van der Poel. Può diventare un buon cronoman, lo sforzo in una gara di cross è molto vicino a quello delle cronometro, e a lui piace molto anche la mountain bike. Negli anni futuri dovrà capire bene dove vorrà andare, anche se ha le idee molto chiare, quindi ritengo che con la testa che ha dimostrato di avere possa ritagliarsi uno spazio importante nel ciclismo professionistico”.

Movimenti come quelli olandesi e belgi sono inarrivabili per noi? E’ solo una questione di praticanti o anche di cultura?

“Più di cultura, a noi manca il come si faccia ciclocross veramente e soprattutto dovremmo avere più pazienza nelle categorie giovanili”.

Cosa è cambiato negli ultimi anni per il ciclocross italiano e come state lavorando per colmare il gap dalle nazioni di riferimento?

“Belgio e Olanda sono i fari e credo che loro lavorino molto sul team e quindi sulla squadra. Avere inserito i ragazzi del Team Performance nel nostro gruppo di lavoro ci ha aiutato parecchio a colmare alcune nostre lacune, e oltre alla parte pratica lavoriamo anche su quella teorica”. 

Quanto Van der Poel e Van Aert hanno cambiato questo sport?

“Hanno creato sicuramente molto interesse non solo nel pubblico, ma anche nei confronti degli atleti giovani, e a questi due ragazzi, così come a Pidcock, dobbiamo molto”. 

Secondo te avere un italiano competitivo a livello Elite potrebbe contribuire a far crescere interesse nei confronti di questa disciplina?

“Assolutamente sì, noi siamo una nazione che ha sempre posto interesse a momenti, quando c’era una persona di riferimento. Avere un atleta che primeggi in uno sport in quel momento avvicina sicuramente la gente, è un grande traino sia tra le donne che negli uomini”. 

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