Sinner vs Alcaraz: chi ha davvero dominato il 2025 tra Slam, record e ranking
Sipario ormai pronto a calare sulla stagione 2025. Il nuovo anno bussa alle porte e, nel grande teatro del tennis mondiale, il copione è già scritto: Jannik Sinner contro Carlos Alcaraz, ancora una volta. Italiano e spagnolo hanno monopolizzato l’ultimo biennio ATP, elevando il confronto a duello generazionale. Entrambi arrivano da una stagione straordinaria, ma una domanda resta sospesa nell’aria: chi ha davvero interpretato meglio l’annata appena conclusa?
La classifica dice Alcaraz, numero uno del mondo. I titoli complessivi — otto contro sei — e il bilancio globale degli scontri diretti (4-2) sembrano rafforzare la tesi. Eppure, scavando sotto la superficie dei numeri, il racconto cambia. Perché se il palmarès premia Carlitos, la qualità, la continuità e l’impatto complessivo del percorso indicano Sinner come il protagonista più convincente.
L’azzurro è stato l’unico tennista capace di raggiungere tutte le finali Slam della stagione, conquistando Australian Open e Wimbledon, oltre a imporsi alle ATP Finals di Torino. Un’impresa dai contorni storici: nell’Era Open, solo Rod Laver, Roger Federer e Novak Djokovic erano riusciti, prima di lui, a spingersi fino all’atto conclusivo di tutti e quattro i Major nello stesso anno. Un dato che colloca il pusterese in una dimensione d’élite, ben oltre la semplice contabilità dei trofei.
Nei cosiddetti Big Titles, gli appuntamenti che pesano davvero (Slam+ATP Finals), Sinner ha lasciato il segno tre volte, contro le due affermazioni dello spagnolo. Ma è nella continuità del rendimento che emerge la vera differenza. L’azzurro ha chiuso l’anno con una percentuale di vittorie superiore (90,63% contro l’88,75%), senza mai incappare in un’eliminazione all’esordio. Un dettaglio tutt’altro che marginale, se si considera che Alcaraz è inciampato due volte al primo turno, a Miami contro David Goffin e nel 1000 di Parigi contro Cameron Norrie.
A certificare la completezza del suo tennis arrivano anche numeri mai visti prima. Sinner è infatti diventato il primo giocatore nella storia dell’ATP a guidare, nella stessa stagione, entrambe le classifiche relative alla percentuale di game vinti al servizio e in risposta, una statistica che il sito ufficiale ATP monitora dal 1991. Nei 64 match disputati, il campione altoatesino ha mantenuto il turno di battuta in 713 game su 775, dimostrando una solidità quasi inattaccabile. Straordinario anche il rendimento in risposta, con un break ottenuto in media in quasi un game ogni tre: dati che raccontano un dominio costruito su equilibrio, aggressività e controllo totale dello scambio.
Nei Major, Jannik ha raccolto 26 successi, due in più dell’iberico, a parità di sconfitte, con un bottino più ricco anche in termini di semifinali e finali (quattro contro tre). Il classe 2001 ha così firmato più risultati pesanti nei palcoscenici che contano ed è in equilibrio negli scontri diretti stagionali (2-2): Londra e Torino parlano italiano, Parigi e New York sorridono ad Alcaraz.
Lo spagnolo ha però fatto la voce grossa nei Masters 1000, conquistandone tre contro l’unico di Sinner e superandolo anche a Roma e Cincinnati. Risultati che, però, meritano un asterisco: agli Internazionali d’Italia l’azzurro era al rientro dopo tre mesi di stop legati alla vicenda “Clostebol”, mentre in Ohio il confronto si è chiuso con un ritiro per uno stato influenzale.
Macchie che restano nel bilancio, ma che non cambiano la sostanza del discorso. I due viaggiano su binari ravvicinatissimi, ma sul piano della continuità Sinner ha offerto garanzie maggiori. Miglior rapporto vittorie/sconfitte, lotta per il vertice del ranking protratta fino all’ultimo, nonostante un’assenza forzata che gli ha precluso quattro Masters 1000, pari a 4.000 punti potenziali.
Il distacco finale di appena 550 punti non è un dettaglio: è la fotografia più fedele di una stagione giocata sul filo e del passo autoritario con cui Sinner ha attraversato il 2025. Numeri, record e sensazioni convergono nella stessa direzione. Il duello resta apertissimo, ma se il tennis è anche memoria e visione, quest’anno il racconto parla azzurro.

