Combinata nordica, dopo il ritiro di Riiber, la disciplina parlerà tedesco? L’anomalia dell’anno zero olimpico
La XLIII edizione della Coppa del Mondo maschile di combinata nordica assume appieno i contorni di “Anno Zero”. Anomalo che questo accada in una stagione olimpica, così come anomala è stata la decisione di ritirarsi presa da Jarl Magnus Riiber, autentico deus ex machina della disciplina per un settennato.
L’uomo capace di dominare questo sport come nessun altro aveva mai fatto in precedenza ha anteposto la vita famigliare a quella d’atleta, abbandonando l’agonismo a soli 27 anni. Il norvegese, che dal novembre 2018 al marzo 2025 ha vinto più gare da solo (83) di tutti gli avversari messi assieme (62), ha fatto spallucce di fronte alla prospettiva di non avere mai primeggiato nel contesto olimpico. Sei ori iridati e cinque Sfere di cristallo possono bastare per chi era talmente superiore da fare ciò che voleva.
Dunque si riparte da zero, o meglio da una combinata nordica apparentemente destinata a parlare tedesco, seppur con inflessioni differenti. Il bavarese Vinzenz Geiger e il tirolese Johannes Lamparter, che di Riiber sono stati i principali rivali in tempi recenti, si propongono come nuovi punti di riferimento della disciplina. D’altronde, Germania e Austria appaiono destinate ad assumere il ruolo di nazioni egemoni, in quanto la Norvegia si è notevolmente indebolita.
Il tedesco, però, è fermo ai box a causa di un infortunio accusato a inizio novembre. Non è chiaro quando potrà effettuare il suo esordio, ma di certo diserterà le prime due tappe. Alla luce del sistema di punteggio, che penalizza oltremodo le assenze, è evidente come l’austriaco sia il favorito assoluto per la conquista della Sfera di cristallo 2025-26.
Se ragioniamo sull’elite, agli scandinavi resta solo Jens Lurås Oftebro. Viceversa, la faretra schwarz-rot-gold e quella rot-weiss-rot sono molto più cariche, poiché contengono anche Julian Schmid e Stefan Rettenegger, giusto per citare un paio di nomi da tenere d’occhio. Se ne potrebbero fare molti altri, da Manuel Faißt a Thomas Rettenegger, passando da Johannes Rydzek e Franz-Josef Rehrl, ma si risulterebbe stucchevoli e l’uno vale l’altro, poiché sono tutti potenziali protagonisti, al lordo dello stato di salute di ognuno.
Al di fuori della Triade (Austria, Germania e Norvegia), occhio soprattutto al finlandese Ilkka Herola ed eventualmente al francese Laurent Muhlethaler, se riuscissero a trovare i benedetti centesimi per completare l’euro. Certo, non ci si è dimenticati di Kristjan Ilves, ma l’estone è tale solo nominalmente. Di fatto, si parla di un norvegese in maschera, in quanto lavora quale aggregato del movimento scandinavo.
Vedremo se i decaduti giapponesi oppure i rustici americani saranno in grado di riproporsi a quelle vette ai quali erano avvezzi in un passato più o meno lontano. Sarebbe fondamentale vedere competitivi atleti provenienti da continenti differenti dall’Europa. Difatti non bisogna dimenticare come la combinata nordica potrebbe uscire dal novero delle discipline olimpiche dopo Milano Cortina 2026. Il Cio le imputa (non a torto) una scarsa diffusione geografica per quanto concerne la concorrenza al vertice.
Per quanto concerne l’Italia, si rimanda alla monografia dedicata alla squadra azzurra, che ha inaspettatamente ritrovato Samuel Costa in vista della stagione destinata a culminare con i Giochi di casa. Gli ultimi con la combinata nordica nel programma? La risposta, in tal senso, la si avrà nel 2027. Ora la disciplina deve lottare per la propria sopravvivenza.

