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Moto2 e Moto3, il piatto italiano piange. Chi sarà il prossimo rookie in MotoGP? Arriverà dalla SBK?

Dopo aver analizzato il 2025 dei piloti italiani in MotoGP, è doveroso allargare lo sguardo anche alle categorie formative, dove purtroppo il piatto piange. Vero che non vi erano grandissime aspettative, cionondimeno non si è riscontrata alcuna sorpresa positiva, soprattutto in Moto2.

Celestino Vietti ha completato la sua quinta stagione cadetta, chiudendo il Mondiale al settimo posto con una vittoria e tre podi. Bene o male, la sua dimensione è la stessa da quattro anni. Si parla di un centauro capace di realizzare alcune fiammate, prive però di continuità. In MotoGP sono arrivati piloti ben peggiori, ma nessuno di loro ha avuto lunga vita in top-class. Il piemontese ha appena compiuto 24 anni e il rischio è quello di perdere definitivamente il treno che porta alla categoria regina. Nel 2026 resterà dov’è e si giocherà, forse, le ultime possibilità di issarsi in MotoGP.

Davvero deludente, invece, il 2025 di Tony Arbolino, la cui carriera appariva in rampa di lancio dopo il consistente 2023, quando conseguì il platonico ruolo di vice-campione della Moto2, seppur molto distante da Pedro Acosta. Da quel momento, il romano, ha cominciato a regredire. Male nel 2024, malissimo negli ultimi mesi, durante i quali ha verosimilmente faticato ad adattarsi al telaio Boscoscuro. L’avventura con la versione cadetta del Team Pramac si è rivelata un fiasco. Nel 2026 sarà in Fantic, tornerà al telaio Kalex e vivrà in un ambiente totalmente differente. Sarà una stagione cruciale per la sua carriera.

Riguardo la Moto3, su Luca Lunetta non si può far altro che riportare le parole del suo team manager Paolo Simoncelli: “Vuole fare risultato a ogni costo. Ha fretta, ha foga. La foga non è mai buona amica. Deve imparare a prendere le cose con uno spirito diverso, con più calma per esempio”. Insomma, un invito a maturare, pur riconoscendone il talento. Nel 2026, il romano salirà in Moto2 e sarà il compagno di squadra di Vietti. Sì, crescere sarà indispensabile per trovare la propria collocazione nel Motomondiale.

Il tanto quotato Guido Pini ha cominciato in sordina, ma è cresciuto strada facendo. Nel 2026 ripartirà da capo, alla Leopard Racing, passando dal telaio Ktm a quello di Honda. Non ha avuto l’impatto di altri rookie, nella fattispecie Maximo Quiles e Alvaro Carpe, però il sistema spagnolo produce piloti già formati per essere al vertice in ambito iridato. Il diciassettenne toscano deve farsi ancora le ossa e qualsiasi giudizio nei suoi confronti va sospeso sino al prossimo anno.

Per il resto, di Dennis Foggia si sono oramai perse le tracce ad altissimo livello e Stefano Nepa, altro nome molto quotato in passato, è diventato un enigma. Da rivedere Matteo Bertelle, il cui infortunio è stato un’autentica disdetta dopo un’incoraggiante inizio. Non è più di primo pelo rispetto a tanti altri, ma l’età anagrafica non è necessariamente una discriminante negativa.

Il 2026 sarà il quarto anno consecutivo senza rookie italiani in MotoGP (gli ultimi sono stati Marco Bezzecchi e Fabio Di Giannantonio nel 2022). Arriverà un nome nuovo nel 2027? È verosimile, considerando la rivoluzione alle porte. Cionondimeno, non è detto che il prossimo esordiente sia stato citato nel presente articolo, giunto al proprio epilogo.

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