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Dall’Elba a Piombino a nuoto: così è nata la seconda traversata solidale per le persone con disabilità

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“In mezzo a quel blu quasi accecante, in mare aperto, ho provato una sensazione strana e profonda: mi sentivo nel posto giusto, era quello il posto in cui sarei dovuto essere. Del resto, mi preparavo da un anno per quell’impresa”. Marco Trillini, 41 anni, dopo aver partecipato alla traversata a nuoto dello Stretto di Messina nel 2024, ha appena rilanciato la sfida, attraversando il mare aperto per un tratto di oltre dieci chilometri, a nuoto, dall’Isola d’Elba a Piombino. Con un obiettivo ben preciso: raccogliere fondi per persone con disabilità, focalizzare l’attenzione del pubblico su tematiche come la disabilità e la sicurezza sul lavoro.

È nata così la seconda traversata solidale, una sfida rilanciata da Marco e dal suo team in sostegno alle persone con disabilità del Centro Papa Giovanni XXIII di Ancona, che ogni giorno “affrontano il loro mare aperto, fatto di sfide e correnti” racconta Marco al fatto.it.

Marco viene da Castelfidardo, in provincia di Ancona. “Paura e capelli mai avuti”, sorride, oggi è giornalista e da più di 20 anni istruttore di nuoto specializzato in piscina con persone con disabilità. Un lavoro nato come impiego per mettere qualche soldo da parte durante l’università, che negli anni si è trasformato in una parte preponderante della giornata. “Nel 2024, anno in cui ho compiuto 40 anni, mi sono regalato un sogno, quello di partecipare alla traversata dello Stretto di Messina e, nel farlo, di raccogliere fondi per le persone con disabilità del Centro Papa Giovanni XXIII di Ancona. Pensavo fosse un punto di arrivo – ricorda – invece è stato solo l’inizio di una nuova passione”.

Dietro ogni bracciata ci sono progetti di autonomia, inclusione e dignità. Dopo Messina, la volontà è stata quella di alzare l’asticella, di lanciarsi in una sfida ancora più grande. È così che nasce l’idea di nuotare da Piombino all’Elba. Ad accompagnare Marco nella traversata c’è una squadra di atleti paralimpici, per sottolineare che la forza dello sport unisce, anche in mare. C’è Andrea Lanari, 47enne fidardense, primo uomo ad attraversare lo stretto a nuoto senza gli avambracci (tranciati sotto una pressa nel 2012 in un grave incidente sul lavoro), che vuole dimostrare che è possibile riappropriarsi della propria vita, anche dopo un evento così devastante; c’è Alessandro Gattafoni, atleta paralimpico affetto da fibrosi cistica, che ha già messo a segno una straordinaria impresa questa estate, una traversata in kayak da Civitanova alla Croazia, per tutto l’Adriatico.

L’appuntamento per la partenza è alle 7 in punto di un mercoledì di inizio settembre da Porto Cavo, all’Isola d’Elba, scortati per le prime centinaia di metri da una manta e dalle barche della Capitaneria di Porto e della Lega Navale di Piombino per tutto il percorso, concluso in 4 ore e 45 minuti. Gli ultimi tre chilometri sono stati i più difficili, con una corrente contraria piuttosto antipatica. “Vedevo la terraferma ma mi sembrava di non arrivare mai”, racconta Marco. All’arrivo, gli applausi e le lacrime hanno fatto da sfondo al coronamento dell’impresa, dopo un percorso di quasi 14 chilometri per promuovere la cultura della sicurezza sul lavoro, l’inclusione sociale delle persone con disabilità e per ribadire quanto sia fondamentale la prevenzione nei luoghi di lavoro.

Parlare di inclusione, aggiunge Marco, oggi è complicato senza scadere nella retorica. “Lo Stato potrebbe fare di più per rendere effettivi i diritti delle persone con disabilità, e per fare in modo che inclusione non sia solo una parola ma una condizione effettiva, in particolar modo per lavoro e servizi, in maniera uniforme su tutto il Paese”. Al Centro Papa Giovanni XXIII ci si impegna per fare in modo che le persone con disabilità abbiano una vita il più possibile soddisfacente, felice e attiva. “Non è un pacchetto precostituito di attività – aggiunge – ma una proposta educativa cucita addosso ai sogni e all’autodeterminazione di ciascuno”. Proprio da questo concetto ci sono diversi progetti di cittadinanza attiva che prevedono una partecipazione nella comunità di appartenenza: c’è Marco, ad esempio, che cataloga libri usati e li dona a chi li desidera, c’è Raffaella che accudisce le piante e le distribuisce nel quartiere, c’è Filippo che cura e aggiorna le bacheche pubbliche.

Perché impegnarsi? Per passione, certo. Per mettersi alla prova in una sfida impegnativa, anche. “Ma soprattutto per Paolo, con cui nuoto due volte la settimana – risponde Marco – e per tutte le persone con disabilità che lottano ogni giorno per i propri diritti, che affrontano le loro giornate e ottengono le loro piccole vittorie”.

Una traversata, insomma, che vuole lanciare un messaggio di speranza: si può tornare a sognare, si può provare a realizzare imprese che sembrano impossibili. “Dedico questa traversata a chi ha perso la vita sul lavoro, alle loro famiglie, a chi lotta per avere giustizia dopo un incidente, a chi convive con malattie professionali o con una disabilità”, ha detto Andrea Lanari subito dopo l’arrivo a Piombino.

Ci sono già idee per la prossima sfida? Un paio sì, sono venute, spiega Marco. “Ogni tanto bisogna avere il coraggio di lanciarsi in un’impresa che sembra più grande di noi. E mentre la costa si avvicinava e la fatica si faceva sentire – conclude – ho capito che la traversata non finisce all’arrivo: continua in ogni gesto di solidarietà, in ogni sguardo di chi ci sostiene, in ogni passo in più verso l’inclusione”.

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