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Cosa aspettarsi da Nicolò Bulega in MotoGP? Ha tutto da guadagnare e niente da perdere!

Il principale motivo d’interesse dell’imminente Gran Premio di Portogallo di MotoGP è rappresentato dall’esordio di Nicolò Bulega nella classe regina del Motomondiale. Il vice-campione del mondo della Superbike sostituirà Marc Marquez in sella a una Ducati del Factory Team, disponendo dunque del miglior mezzo su piazza.

Cosa ci si può aspettare dal ventiseienne emiliano? Mettiamola così, la rosa delle opzioni è infinita. Di certo, in un passato più lontano, la Casa di Borgo Panigale ha beneficiato di performance di primissimo piano da parte di un centauro che, dopo aver completato la stagione fra le derivate di serie, si è cimentato occasionalmente nel motomondiale.

Parliamo dalla vittoria di Troy Bayliss a Valencia, nel 2006, quando l’allora trentasettenne australiano sostituì Sete Gibernau, conducendo la Desmosedici GP6 al successo nel Gran Premio passato alla storia per il clamoroso rovescio di Valentino Rossi, che consegnò il titolo iridato di quella stagione a Nicky Hayden.

Pensare che Bulega possa fare altrettanto, sarebbe esagerato. Innanzitutto per una questione di esperienza. Bayliss conosceva bene la MotoGP, vi aveva già corso dal 2003 al 2005, tornando poi in Superbike proprio nel 2006. Viceversa, Nicolò è sostanzialmente a digiuno di prototipi.

In secondo luogo, non bisogna dimenticare quanto divergano gli stili di guida tra le MotoGP e le Superbike attuali, molto di più di quanto non accadesse due decenni orsono. D’altronde, elettronica e appendici aerodinamiche hanno estremizzato il modo in cui vanno pilotati i prototipi, oggi più somiglianti ad aerei da caccia su due ruote che a moto vere e proprie. Nel 2006 tutto era più semplice, in ogni senso.

In terza istanza, va tenuta a mente la questione fiducia nel mezzo a disposizione. Per essere veramente competitivi, è necessario essere tutt’uno con la moto. Siamo a fine stagione, dunque i piloti conoscono le proprie cavalcature come le loro tasche. Al contrario, Bulega non può avere la stessa confidenza, semplicemente perché ha appena assaggiato la Desmosedici GP25.

Non ci sarà da sorprendersi, dunque, se dovesse faticare nel confronto diretto con i compagni di marca. Sarebbe comprensibile, soprattutto in un habitat dalla competitività estrema, dove pochi decimi possono fare la differenza tra una decina di posizioni. Al contrario – se l’emiliano dovesse tenere botta ai vari Alex Marquez, Francesco Bagnaia, Fabio Di Giannantonio, Franco Morbidelli e Fermin Aldeguer – sarebbe un conseguimento notevole.

Qualunque sia l’esito, balzare a qualsiasi conclusione sarebbe peraltro precipitoso e prematuro. Di certo, Bulega ha una bella opportunità, nella quale ha tutto da guadagnare e nulla da perdere. Perché se anche non dovesse essere competitivo, bisogna tenere a meno tutte le dinamiche appena esposte, aggiungendone una quarta.

Nel 2027 cambierà tutto. Cilindrata, elettronica, aerodinamica. Se Nicolò ambisce a un posto fisso in MotoGP da quella stagione, anche nella peggiore delle ipotesi, ossia di due fine settimana sofferti, Portimao e Valencia non potranno rappresentare una bocciatura.

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