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Fabrizio Donato: “Con il recupero di Andy Diaz siamo a buon punto. Gli ho detto una cosa per i prossimi anni”

Fabrizio Donato ha rilasciato una lunga intervista a OA Focus, trasmissione visibile sul canale Youtube di OA Sport. L’attuale allenatore dell’italo-cubano Andy Diaz, campione mondiale indoor in carica e bronzo olimpico a Parigi 2024, ha ripercorso alcuni punti salienti della sua ottima carriera da triplista che lo ha visto esplodere a quasi 36 anni con la conquista del titolo europeo e di una medaglia ai Giochi di Londra 2012.

Ho vinto la mia ultima medaglia internazionale, l’argento europeo indoor di Belgrado, a 40 anni, e la mia medaglia olimpica a quasi 36, quindi probabilmente avendo capito tardi cosa avrei potuto fare da grande, questo è stato uno dei miei segreti. E l’ho capito quando ho cominciato ad avvertire dell’interesse nei miei confronti. Quando la Nazionale, le Fiamme Gialle e diversi tecnici iniziavano a considerarmi, allora ho cominciato a pensare che forse avrei potuto fare qualcosa di buono da grande. Poi io venivo da un contesto chiuso, piccolo e provinciale qual era la mia prima la mia città di origine, Frosinone, e ai tempi non c’erano i social, non c’era Internet, c’era poca comunicazione, quindi la mia mente era abbastanza chiusa e quindi il mio sviluppo, la mia crescita è stata lenta anche per questo, perché tante tappe che oggi probabilmente si bruciano un po’ troppo presto noi non le abbiamo bruciate. Parlo di programmazione tecnica, quindi di allenamento, visto che sono stato. diciamo. conservato abbastanza, alcuni mezzi di allenamento che secondo me andrebbero utilizzati da grande, io non li ho utilizzati da giovane come qualcuno fa oggi. Sono stato così longevo, sono riuscito ad arrivare a competere con il mondo per così tanto tempo per tutta una serie di caratteristiche mie personali, probabilmente, e di un percorso fatto da giovanissimo“, dichiara l’ex atleta azzurro classe 1976.

Non deve passare il messaggio che bisogna vincere le medaglie ed una medaglia olimpica a 36 anni. Le medaglie vanno vinte a 20, 22, 24, 25 anni, come sta facendo Mattia Furlani per esempio. La mia è una storia incredibile, unica probabilmente al mondo e probabilmente sarà anche irripetibile. Questo non posso saperlo. Il 2012 lo considero il mio anno perché quando ormai le speranze erano quasi alla fine, era la mia quarta partecipazione olimpica, magicamente quell’anno più o meno tutto funzionò fino ad arrivare a conquistare una medaglia quasi inaspettata che poi allora fu l’unica della nazionale italiana di atletica alle Olimpiadi di Londra, quindi la mia fu l’unica medaglia della spedizione, una cosa incredibile. Per anni abbiamo fatto fatica a vincere una o due medaglie e adesso invece ne abbiamo in abbondanza. Com’è cambiata l’atletica, come è cambiato il mondo, come sono cambiati gli atleti italiani… Comunque il 2012 è stato l’anno magico che ricorderò per tutta la vita, me lo porto nel cuore e me lo tengo stretto“, prosegue Donato.

Sulla transizione da atleta a tecnico:È più facile fare l’atleta che l’allenatore. È veramente difficile, ma fantastico e straordinario, anche perché hai una responsabilità ed è un po’ come essere genitori, no? Abbiamo una responsabilità importante perché quegli atleti che credono in te, quegli atleti si aggrappano a te e pensano che tu sei colui che li porterà a raggiungere grandi risultati. Purtroppo non è sempre così, perché non sono riuscito e non riesco con tutti. Ovviamente sarebbe troppo facile riuscire a portarli tutti a conquistare una medaglia olimpica. Però è una responsabilità grande, enorme“.

Sul bronzo olimpico di Andy Diaz a Parigi 2024:Forse mi sono emozionato più per lui che per me, addirittura. Non lo nascondo. Ho condiviso con la mia famiglia tutto il suo percorso nel bene o nel male, perché è stato un lungo percorso e ci sono stati dei giorni difficili. Nonostante le difficoltà abbiamo affrontato tutto il suo percorso con il sorriso, questo me lo ha trasmesso lui e anche oggi faccio tesoro di questo insegnamento magari nelle difficoltà che abbiamo negli allenamenti o nelle gare. Siamo fortunati a fare quello che facciamo, siamo stati fortunati ad incontrarci e siamo stati fortunati a continuare questa fantastica storia“.

C’è ottimismo infine per le condizioni di Diaz dopo una stagione condizionata pesantemente dalla pubalgia:Siamo a buon punto. Io confido nelle prossime settimane già di riprendere a fare qualcosina perché siamo messi bene. Purtroppo è un problema che ci trasciniamo dietro da un annetto ed io non so come abbia fatto a saltare determinate misure, perché anch’io ho avuto la pubalgia e non so come abbia fatto a saltare certe misure tra cui il 17.19 a Tokyo, onestamente. Anche questo dimostra il fatto che lui è un campione perché anche con i dolori e anche nei momenti di difficoltà riesce sempre a tirare fuori il meglio di sé stesso. A lui ho detto questa cosa: ‘Quello che abbiamo lasciato quest’anno per strada, lo recuperiamo nei prossimi anni’“.

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