Leonardo Fabbri: “Avevo paura del nullo, lanciavo al 40% del potenziale. I 23 metri sono fattibili”
Leonardo Fabbri è stato il gradito ospite dell’ultima puntata di Sprint Zone, in onda sul canale Youtube di OA Sport. Il pesista azzurro, medaglia di bronzo ai Mondiali di Tokyo di settembre, si è raccontato a 360°, regalando spunti di interesse davvero interessanti.
In primo luogo, il nativo di Bagno a Ripoli ha fatto il bilancio del suo 2025: “Sinceramente con la base di partenza dell’anno scorso tutti ci aspettavamo molto di più. Oggettivamente non è stato un anno facile in alcuni momenti, avevo quasi la paura di lanciare, ma non avevo paura del lancio in sé, piuttosto di fare nullo come accaduto a Parigi. Cercavo sempre di fare qualcosa che non mi portasse a fare nullo ma, in quel modo, perdevo tantissimo, lanciavo al 40-50% delle mie possibilità. Le gare più facili le ho gestite meglio poi, dopo Caorle, anche se alcune gare le ho concluse sopra i 22 metri, le cose sono andate meglio. Posso dire che, per il resto, tutto sia andato bene, tranne nella finale di Diamond League nella quale ero nervoso e non mi sono piaciuto”.
Il punto focale della stagione, ovviamente, è stato l’appuntamento iridato in terra nipponica: “Sono andato al Mondiale sapendo che potevo fare 23 metri, ma anche 21. Quindi ho fatto una via di mezzo a 21.94 – scherza – Sono contento perchè tornare da Tokyo senza una medaglia sarebbe stato un suicidio per me. Dovevo farlo per me, per la mia autostima e per non chiudere la stagione come non volevo. Una prova di maturità in una annata nella quale ho imparato tanto, partendo dalla gestione degli allenamenti. Ho capito che se non dai il 100% sempre scendi di livello anche nei dettagli. Speriamo che questo insegnamento possa servire da lezione per il futuro. Il risultato dei Mondiali? Sapevo di poter fare la misura del vincitore ma, davvero, va bene così. L’oro avrebbe fatto la differenza, certo, ma sono comunque tra i migliori ed è quello che conta”.
Come si sa, l’anno post-olimpico rischia sempre di essere complicato: “Vi assicuro che nel 2024 soprattutto ad inizio stagione mi svegliavo con un fuoco dentro incredibile e con la voglia di vincere sempre. Non mi sentivo mai stanco. Nel 2025, invece, anche per la delusione olimpica mi è mancato quell’aspetto. Ora però sono sicuro che tutto questo mi servirà di esperienza. Io sono tra i migliori della categoria, voglio rimanerci e arrivare più in alto possibile. Ci sono tanti obiettivi da raggiungere e gare da vincere”.
Leonardo Fabbri racconta poi la preparazione della sua stagione: “Diciamo che un anno fa abbiamo vissuto una stagione strana con gli Europei a giugno. Già in quel momento ero a 22.88 ed in grande forma, non al 100%, ma molto vicino. Nel 2025, invece, ero in forma solo a fine giugno e comunque ho realizzato un 21.70 a Zagabria. Una misura che mi faceva sperare in qualcosa di più del 22.82 che ho fatto. Un anno fa avevo capito di valere quelle misure, sempre oltre i 22 metri, purtroppo tranne che alle Olimpiadi. Nel 2026, invece, avremo gli Europei ad agosto e vedremo come andranno le cose”.
Il pesista che detiene il primato nazionale lancia poi uno spunto importante: “Viviamo uno sport che ha tantissimi dettagli, iniziando dalle pedane che, come si è visto, variano da località a località a livello di materiali. Le prestazioni sono influenzate anche da quello, ma lo scopriamo solo quando arriviamo sul luogo. Ci sono quelle più reattive quelle meno, quelle veloci e quelle meno. Faccio un esempio. A Savona i primi due lanci sono stati asciutti dopodiché con la pioggia la pedana aveva più grip nella parte bagnata. Devi capire che si può essere performante con ogni condizione metereologica”.
“Il giorno prima della gara di Tokyo – ricorda il classe 1997 – ho provato la pista perchè il meteo dava pioggia tutto il giorno. Quindi ho provato con una bottiglia d’acqua per capire come reagiva la pedana. Dopodiché tutto il giorno sono stato a guardare il meteo ed a dirmi “Non me lo merito! Fa che non piova”. Incredibile a dirsi, ha smesso solo nelle due ore delle qualificazioni e quando eravamo in gara. Per fortuna, dato che era peggio di Parigi e lo si è visto con il disco ovvero una gara nella quale non stava in piedi nessuno”.
Un altro aspetto che caratterizza Fabbri è che, al coperto, ha un piccolo problema sul dove atterra il peso, ovvero un campo più piccolo: “Diciamo che quest’anno l’ho vissuto molto meno, tranne a Tokyo al terzo lancio che è andato molto lungo e quasi sulla linea del settore. Quest’anno ho lanciato più al centro del solito. Io tendo a lanciare a destra ma sto trovando sempre più il centro. Nelle gare indoor faccio sempre abbastanza fatica perchè vedo il settore più stretto, speriamo sia di buon auspicio per Mondiale indoor che voglio fare bene”.
Leonardo Fabbri ama gareggiare con grande frequenza: “Da un paio d’anni ho fatto questo step, ovvero reggo bene le tante gare. Per esempio un anno fa, dopo ogni gara, non riuscivo a dormire. Invece ora ce la faccio anche dalle 5 alle 8 ore. Se riesci a riposare ed a staccare mentalmente ti ricarichi sia che sia andata bene sia male e si riparte. Più gare per me significa pensare di meno creare automatismi e migliorare”.
Il toscano ha subito anche alcune polemiche per alcune interviste post-gara nelle quali si è lasciato andare a qualche parolaccia: “Mi fa ridere tutto questo. Capisco che ci siano bambini che ci guardano, però tutti le diciamo ogni giorno. Non capisco perchè sia uno scandalo, mi è capitato due volte e non ho certo detto cose da crocifissione. Vi assicuro non è facile, gareggi, finisci e magari è andata male e può scappare, come successo a Zurigo che avevo chiuso sesto ed ero arrabbiato. In quel momento non c’ho pensato. Capita quando ti piazzano un microfono davanti in momenti caldi”.
Come sta il movimento italiano? “Credo che bisogna fare molto di più. I risultati arrivano grazie a tecnici bravi, ma ci vuole un progetto serio. Noi ci alleniamo a Schio dove c’è un centro di preparazione olimpica bellissimo, ma ora bisogna andare a Tirrenia. Oggettivamente, però, nessuno ha voglia di andarci. Ci vuole un centro specializzato anche d’inverno. Magari non in tanti arriveranno ad alti livelli, ma in questo modo rischiano di perdersi per strada”.
Leonardo Fabbri ammette poi di essersi sentito sminuito dopo i Mondiali: “Io ormai sono abituato a queste cose. Anche se ho preso la medaglia non sono stato celebrato in maniera particolare. Come citato da Antonella Palmisano che ha sottolineato questo aspetto. Io cerco solo di fare del mio meglio. Lanci, marcia e prove multiple vivono questa condizione, ma non per questo ci tiriamo indietro a fare risultati e fare il meglio possibile. Se ci considerano bene altrimenti peggio per loro. Io ho 3 medaglie mondiali e titolo europeo, cosa devo fare di più? So bene che i 100 metri siano più mediatici, ma va così e mi dispiace”.
Si chiude con gli obiettivi per il 2026: “Un anno nel quale ho un solo obiettivo ovvero puntare a vincere ogni gara. Il misurone non serve a niente a questo livello. Voglio solo vincere. Europei e Mondiali indoor. I 23 metri? Sono fattibili”.

