Jannik Sinner e il tabù Parigi: un Masters 1000 in cui non è mai arrivato ai quarti di finale!
Sembra quasi strano a dirsi, ma c’è ancora uno dei nove Masters 1000 in cui Jannik Sinner il traguardo dei quarti di finale non l’ha ancora mai raggiunto. Si tratta di quello di Parigi, solo che stavolta non si disputa più al Palais Omnisports di Bercy, ma alla Defense Arena, più verso Nanterre. Praticamente tutt’altra zona della capitale francese.
Dalle parti del Palais Omnisports, però, Sinner ha debuttato nel torneo parigino. Nel 2019 non poteva giocare per classifica, e lo stesso va detto per il 2020 (anche in virtù del tabellone ridotto a 48 dei tempi; quest’anno si andrà per il tabellone a 56). Non, però, proprio nell’arena principale, ma in uno dei due “scatoloni” che facevano funzione di campi secondari, il primo dei quali con una capienza attorno ai 600 posti.
Fu lì che l’organizzazione, con un senso della previsione futura ben oltre il limite del minimo, ebbe l’idea men che geniale di spedire il primo confronto tra Sinner e Carlos Alcaraz sul circuito maggiore. Fu lo spagnolo a imporsi per 7-6(1) 7-5 di fronte a una versione piuttosto nervosa dell’azzurro, che ancora non si era ben ripreso da una giornata che, contro l’USA Frances Tiafoe a Vienna, i suoi strascichi li aveva lasciati.
Nel 2022, invece, la versione dell’altoatesino che si presentò a Bercy era veramente difficile da descrivere. Era, fondamentalmente, provato al massimo per tutto quello che gli era successo nell’anno con infortuni e quant’altro. La conseguenza fu una brutta sconfitta contro lo svizzero Marc-Andrea Huesler, che attualmente sta cercando da molto tempo di ritrovare una luce che sembra largamente perduta dopo i fasti della top 50 a inizio 2023.
E passando proprio al 2023, quell’edizione è e sarà sempre ricordata come quella delle follie degli orari. I sei incontri al giorno al Palais Omnisports iniziarono a essere troppi. Se ne accorsero nel giorno di debutto di Jannik, che veniva dalla vittoria di Vienna. Fu piazzato ultimo match contro l’americano Mackenzie McDonald, ma fu un confronto che iniziò a un’ora surreale, ben oltre la mezzanotte a causa dei continui match lottati precedenti. E finì oltre le due e mezza. La programmazione avrebbe voluto l’azzurro di nuovo in campo contro l’australiano Alex de Minaur all’incirca 15 ore dopo. Come già Wawrinka negli stessi giorni, lui disse “no”. Salutò, se ne andò. Non volle sottoporsi a un’autentica follia logistica. Da allora l’ATP ha varato la regola per cui i match vanno iniziati al massimo entro le 23 con tutta una serie di postille. Da allora a Parigi sul campo centrale si giocano solo cinque match e non più sei. Con l’allargamento alla Defense di questi problemi non ce ne saranno più.