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Jannik Sinner, i precedenti a Vienna: dagli esordi del 2019 al trionfo del 2023

Per Jannik Sinner ci sono tanti ricordi legati all’ATP 500 di Vienna. Nella capitale austriaca ha mosso alcuni dei primi passi sul circuito ATP, qui ha vissuto spesso situazioni molto legate all’andamento delle stagioni passate e qui ha preso una parte del trampolino di lancio che lo ha poi portato fino allo status di stella assoluta del tennis e anche dello sport mondiale.

La prima partecipazione dell’altoatesino si ebbe nel 2019: ebbe una wild card, batté l’esperto tedesco Philipp Kohlschreiber in una quasi inedita veste di qualificato e poi cedette a Gael Monfils, con il quale aveva già iniziato a mettere in piedi una serie di sfide spettacolari che avrebbero avuto seguito lungo gli anni. E che, chissà, potremmo ancora vedere nel 2026, visto che il francese ha annunciato un ulteriore (e ultimo) anno di attività.

La seconda, nel 2020, fu meno fortunata. Dopo aver battuto in stile Casper Ruud, con il norvegese che già stava emergendo quale interprete del rosso e non solo, Jannik dovette ritirarsi dopo appena tre game contro Andrey Rublev. Ovviamente il problema non era il russo, ma guai a un piede che già lo tormentavano; provò a giocare, ma lasciò dopo meno di dieci minuti. Meglio andò nel 2021: sconfisse in sequenza Opelka, Novak (Dennis, non Djokovic) e ancora Ruud nei quarti. Poi, in semifinale, la rimonta subita da Frances Tiafoe, con l’americano che riuscì a innervosire Sinner in più modi. Fu un brutto colpo per l’azzurro, che poi ne risentì per poche settimane salvo chiudere con i punti esclamativi alle ATP Finals, dove sostituì Matteo Berrettini che s’infortunò all’esordio.

Nel 2022, invece, l’altoatesino veniva da un periodo legato all’infortunio patito a Sofia contro il danese Holger Rune in semifinale. In aggiunta a questo il periodo non era neanche dei migliori, dopo un’annata piena di problemi. Il cileno Cristian Garin e l’argentino Francisco Cerundolo non furono problemi, ma lo fu un Daniil Medvedev che ancora non aveva decifrato a sufficienza. In sostanza, il torneo si chiuse nei quarti.

Nel 2023, invece, il successo totale. Giunse da Pechino e non concesse set a nessuno fino all’ultimo atto: Ben Shelton (che lo aveva battuto poco prima a Shanghai), Lorenzo Sonego, di nuovo Frances Tiafoe e Andrey Rublev furono gli avversari che dovettero cedere sulla via della finale. Qui l’unico a tenerlo fu Medvedev, che però dovette cedere anche lui, per 7-6(7) 4-6 6-3, in una finale di altissima qualità e che certificò come stava arrivando una scalata importantissima di Jannik. Quella che poi, a Torino, avrebbe fatto scoppiare in Italia la SinnerMania.

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