MotoGP, Fermìn Aldeguer primo nato nel XXI secolo a vincere. È lui il dominatore del futuro?
La vittoria di Fermìn Aldeguer nel Gran Premio d’Indonesia di MotoGP ha rappresentato un momento storico per l’intero Motomondiale. Per la prima volta, una gara della classe regina ha visto trionfare un pilota nato nel XXI secolo. Difatti lo spagnolo è arrivato su questa Terra il 5 aprile 2005.
Sino a sabato, il centauro anagraficamente più giovane a essersi imposto in una gara di MotoGP era Fabio Quartararo, venuto però al mondo nel 1999. Nessuno che abbia visto la luce dopo di lui era stato capace di passare per primo sotto la bandiera a scacchi. Fino a ieri, appunto.
Non c’è riuscito neppure Pedro Acosta, la cui data di nascita è 25 maggio 2004, da molti indicato come una sorta di “predestinato”. Lo Squalo di Mazarron è però salito tante volte sul podio, senza tuttavia calcare il gradino più alto (con la piazza d’onore di ieri siamo a 8 ingressi nelle prime tre posizioni, equamente divisi tra secondo e terzo posto).
Peraltro, Aldeguer non è andato lontanissimo dal battere il record assoluto di precocità, avendo conseguito la prima affermazione a 20 anni e 183 giorni. Solamente un uomo ha vinto più giovane in MotoGP, l’onnipresente Marc Marquez, che nel 2013 festeggiò per la prima volta in top-class a 20 anni e 63 giorni.
Dunque Fermìn si è preso il lusso di far meglio dei vari Freddie Spencer, Randy Mamola e Mike Hailwood, tutti nomi poi entrati nella leggenda del Motomondiale. La domanda è se il GP d’Indonesia 2025 verrà ricordato come il momento in cui “El galgo de La Ñora” è emerso prepotentemente, cominciando a dettar legge.
Mettiamola così, prima o poi la natura fa il suo corso per tutti. Presto o tardi arriva il declino anche per i fuoriclasse. Categoria alla quale, francamente, il ventenne iberico non sembra appartenere. Di fenomeni, nella MotoGP attuale, ce n’è uno solo. Marquez aveva davvero le stimmate del “Predestinato”, così come le ha avute Valentino Rossi prima di lui. Piloti capaci di far strabuzzare gli occhi e far cadere la mascella dallo stupore già nelle classi formative.
Sotto questo aspetto, il percorso di Aldeguer è stato particolare. Non è passato dalla Moto3, è entrato direttamente in Moto2 e poi è salito in MotoGP senza aver mai vinto un Mondiale (era indicato come il favorito per il titolo 2024, ma i troppi alti e bassi ne hanno compromesso la campagna iridata).
Non è necessario vincere nelle categorie inferiori per primeggiare in quella regina, sia chiaro. Chiedere a Casey Stoner e Fabio Quartararo istruzioni in merito. Al contempo, dominare nei livelli più bassi non è garanzia di successo in quello più alto. Domandare a Dani Pedrosa una malinconica spiegazione al riguardo.
Certo, di Fermìn ha impressionato il modo in cui ha vinto, senza lasciare scampo agli avversari. Anche per questo c’è chi ha già cominciato a investirlo del ruolo di dominatore del futuro. Però a costoro viene da porre un quesito. Dov’era lo spagnolo settimana scorsa a Motegi? Senza peraltro andare troppo indietro nel tempo, gli alti e bassi che hanno caratterizzato la sua carriera si sono proposti anche nel corso del 2025.
“El galgo” , ossia “Il levriero” é un soprannome che useremo tanto, perché Aldeguer ha un futuro. Su questo non ci sono dubbi. Quale sia, questo futuro, lo scopriremo solo vivendo. È comprensibile restare impressionati e colpiti dal successo di ieri, indubbiamente precoce e perentorio, ma indicarlo come l’erede di Marquez è quantomeno prematuro.
Anche perché sarebbe avventato gettare nel cestino dell’umido Acosta prima ancora che sia maturato o sbattere nel dimenticatoio Quartararo solo perché corre con una moto asfittica. Sotto questo aspetto, quanto fatto proprio quest’anno da Marquez dovrebbe essere una lezione e un monito per tutti…