Italia, in Billie Jean King Cup il trionfo dell’esserci al momento giusto
Per descrivere il bis dell’Italia in Billie Jean King Cup 2025 bisogna mettere in chiaro, prima di tutto, una cosa. Questa generazione di giocatrici, pur non essendo la più forte di sempre in Italia, è fatta soprattutto di una grande big e di giocatrici che, per il vissuto tennistico ad oggi noto, hanno avuto la maggiore delle qualità: saper prendere la parte migliore del proprio tennis, metterla in campo e ribaltare un certo tipo di gerarchie.
Questa squadra ha chiare varie cose. La principale: Jasmine Paolini. Che è colei che sta idealmente connettendosi proprio a quella grande generazione per esserne lei stessa continuazione. Lo sta facendo con pieno merito, lo dimostra con i fatti: a un 2024 di esplosione a questi livelli ha fatto seguire un 2025 che non è stato bellissimo negli Slam, ma che, sul circuito WTA, le ha procurato enormi soddisfazioni (su tutte la vittoria di Roma). La top ten è rimasta tale, la lotta per le Finals è sempre lì, Coco Gauff non sa più come fare con lei, le altre big sanno di non poter scherzare con lei.
In queste finali a Shenzhen Jasmine è stata chiamata a fare praticamente qualsiasi cosa. Contro Xinyu Wang, nei quarti, è andata sotto di un set, poi di un break, poi quel parziale l’ha vinto, è finita sotto di un altro break nel terzo, ha recuperato un’altra volta, ha vinto. Sembrava non avere più spinta, ha estratto le energie giuste e le ha inserite nel corridoio giusto. Così come ha fatto in semifinale, contro Elina Svitolina. Proprio la stessa persona che agli Australian Open l’aveva rimontata, che al Roland Garros le aveva cancellato match point. E la stessa che era avanti 6-3 4-2 nel secondo match, con l’Italia a quel punto vicinissima all’eliminazione. Il destino, però, stavolta è cambiato e ha dato alla numero 1 azzurra l’occasione che non aveva avuto nei due Slam. Infine, con Jessica Pegula, l’apoteosi di una partita tra le migliori della sua carriera, in cui ha disinnescato tutte le armi di solidità dell’americana per dare all’Italia un’altra soddisfazione.
Accanto a Paolini va rimarcato il contributo di Elisabetta Cocciaretto. Con Lucia Bronzetti fuori causa fin dall’arrivo a Shenzhen (pubblicamente si sarebbe scoperto dopo la finale), è toccato alla marchigiana reggere per intero le sorti dell’Italia nei primi singolari. Ha rimontato un set e un break di svantaggio contro Yue Yuan nei quarti (e poi anche due break di svantaggio nel terzo parziale), mettendo insieme una rimonta che pareva imprevista e imprevedibile considerato un certo tipo di momento non facile che stava vivendo sul circuito. Ma ha avuto ragione lei. Solo Marta Kostyuk, in Italia-Ucraina, è riuscita a disinnescarla: parliamo però di una giocatrice che, quand’è in giornata, ha le armi per battere anche le più forti al mondo. Infine è arrivato il colpo a sorpresa, quello vero. In pochi avevano osservato un particolare: Emma Navarro, contro Cocciaretto, ci era già finita in difficoltà agli Australian Open 2024. E già in semifinale qualche crepa la newyorkese l’aveva mostrata contro Sonay Kartal. Ma da qui a pensare alla vittoria ci passava molto. La 2001 di Ancona ha trasformato l’idea in realtà.
E su questa Coppa ci sono anche le mani di Sara Errani, che ha aiutato Paolini in un doppio praticamente dominato contro Lyudmyla Kichenok e Marta Kostyuk (e qui restano da sciogliere i tanti motivi per cui il capitano ucraino Illya Marchenko, ex valido giocatore a livello ATP, abbia deciso così invece di lasciare unite le due Kichenok). 38 anni e ancora tanta voglia, nonché conoscenza abbastanza ampia del tennis da saper creare qualsiasi cosa per sé o per Jasmine: questa è la bolognese, che entra ufficialmente nel club dei record. Perché tra le italiane 5 coppe non ce l’ha nessuna. E a livello internazionale sono in pochissime.
Ci sarà il futuro, certo. Quello di Tyra Caterina Grant, che ha potuto vivere assieme al gruppo azzurro una settimana ricchissima di soddisfazioni. Quelle che, perché no, potrebbero diventare in futuro anche le sue, se da Roma con furore riuscirà a non mettersi fretta nel processo di crescita e a trovare la propria strada, che è indubbiamente luminosa, verso le sfere più alte. Oggi il cielo è ancora una volta italiano. Quel 17 settembre 2006, in un certo senso, non sembra passato mai, perché si rinnova di volta in volta. E, con il 21 settembre 2025, trova nuova luce in quella che è forse la finale più dal sapore d’impresa mai vissuta dall’Italia, che in precedenza i colpi li aveva spesso messi a segno nei quarti o in semifinale, di cui si ricordano tie e momenti di immensa spettacolarità.
Come dicevamo, quella attuale non è, per forza di cose, la generazione più forte mai prodotta dal nostro Paese. Nel periodo 2006-2010, quello dei quattro successi quando ancora il nome era Fed Cup, stava prendendo corpo, e poi si formò, un gruppo di giocatrici che ha semplicemente riscritto tutta la storia del tennis italiano tra due finali Slam vinte, altre tre raggiunte, 14 Slam in doppio, almeno un’azzurra quasi sempre in top ten tra il 2009 e il 2016. Furono i migliori anni. Ma oggi in un certo senso vengono replicati, almeno nella competizione a squadre, perché nessuna si è mai tirata indietro di fronte a situazioni difficili. Non lo ha fatto Bronzetti nel 2024, non lo ha fatto Cocciaretto nel 2025. Ecco i risultati: un back to back.