F1, Baku acuisce i problemi in casa Ferrari in pista e fuori. Piloti e team principal parlano lingue diverse
Altro giro, altra delusione in casa Ferrari. Anche il fine settimana del Gran Premio dell’Azerbaijan, diciassettesimo appuntamento del Mondiale di Formula Uno 2025, infatti, ha messo in mostra una versione sbiadita e raffazzonata delle vettura con il Cavallino Rampante. Lewis Hamilton ha concluso in ottava posizione. Charles Leclerc in nona. Poco, troppo poco per il team emiliano che, nella giornata di venerdì, aveva fatto vedere lampi interessanti.
Invece, com’è come non è, la Rossa non riescono mai a essere protagonista lungo tutto il corso del weekend. Spesso si fermano al venerdì, mentre gli altri dalle qualifiche cambiano marcia e non si vedono più. Anche a Baku le cose sono andate in questo modo. Fino alla FP3 la Ferrari sembrava pronta a battagliare per pole position e vittoria. Invece le due monoposte non sono andate oltre la decima e 12a posizione. Prima mazzata al morale che ha visto il bis oggi in gara.
La SF-25 si è dimostrata una macchina senza guizzi, senza prerogative, solo difetti. Oggi, per esempio, i piloti di Maranello non hanno potuto attaccare Williams e Racing Bulls. Non certo McLaren, Red Bull o Mercedes. Tantissimi aspetti allarmanti che, tappa dopo tappa, non fanno altro che confermare con forza con la vettura tinta di rosso sia completamente sbagliata. La cosa più allarmante, però, è che piloti e team principal sembrano su due pagine opposte.
Charles e Lewis non fanno altro che sottolineare la loro frustrazione, delusione, incapacità di venire a capo di una SF-25 che non va da nessuna parte. Dall’altra parte Frederic Vasseur continua a ostentare ottimismo, fiducia. Nel dopo-gara azero, per esempio, ha parlato di ottimo passo gara e di evidenti miglioramenti dopo Spa. Dichiarazioni allarmanti che cozzano in maniera paurosa con la realtà. La Ferrari non va. In pista e fuori. A nessun livello. Non è certo una novità. L’ultimo titolo (2007 con Kimi Raikkonen) è diventato maggiorenne e la sensazione che il digiuno possa proseguire è molto più ampia delle speranze nel cambio di regolamento tecnico del 2026.