Notizie

Mondiali di atletica, settima giornata: Italia a caccia di medaglie con Diaz e Dallavalle, poi le grandi sfide di Lyles, Jackson e Bol

L’Italia si prepara a vivere una settima giornata da brividi ai Mondiali di atletica di Tokyo. Gli occhi degli appassionati saranno puntati soprattutto sulla pedana del salto triplo, dove l’azzurro Andy Díaz Hernández, campione del mondo indoor e dominatore della Diamond League, e il compagno Andrea Dallavalle, bronzo europeo, sognano insieme una medaglia che avrebbe un sapore storico. Ma il tricolore brilla anche in altre prove: nell’eptathlon debutta al Mondiale all’aperto Sveva Gerevini, primatista italiana e protagonista di un cammino in crescita che l’ha portata a sfiorare il podio iridato indoor. Sui due giri di pista, invece, c’è Eloisa Coiro, che dopo una qualificazione di sostanza vuole misurarsi con le migliori nella semifinale degli 800 metri.

Una giornata intensa, che si chiuderà con quattro finali iconiche: i 400 ostacoli maschili e femminili, pronti a regalare duelli da storia dell’atletica, e le sfide regine della velocità prolungata, i 200 metri maschili e femminili, con Noah Lyles, Shericka Jackson e la nuova ondata di talenti a contendersi la gloria mondiale.

La settima giornata dei Mondiali di atletica a Tokyo segna l’avvio della tre giorni dedicata alle prove multiple. Si parte con l’Eptatlon e con Sveva Gerevini che torna a rappresentare l’Italia in una grande manifestazione internazionale. La prima giornata prevede questa mattina alle 10.33 i 100 ostacoli e alle 11.20 il salto in alto. Alle 13.30 è in programma il getto del peso, mentre alle 14.38 si disputeranno i 200 a completare la prima parte del programma. Sette gare in due giorni, la sfida più completa dell’atletica. Per l’Italia l’attesa è tutta per Sveva Gerevini, primatista nazionale, al debutto iridato all’aperto nella specialità. L’azzurra si presenta forte dell’esperienza internazionale maturata nel pentathlon, dove a Glasgow ha sfiorato il podio mondiale indoor: un segnale di solidità che ora dovrà tradurre nel contesto più impegnativo.

Il contesto è di altissimo livello. Dal 2016 a oggi, i grandi titoli globali sono stati spartiti tra due regine: la belga Nafissatou Thiam, già tre volte oro olimpico, e la britannica Katarina Johnson-Thompson, capace a Parigi di avvicinare i punteggi della rivale. Attorno a loro si inserisce con prepotenza la statunitense Anna Hall, esplosa con la prestazione oltre i 7.000 punti a Götzis, che l’ha proiettata nell’élite. Non mancano altre protagoniste europee: l’olandese Sofie Dokter, la finlandese Saga Vanninen e l’irlandese Kate O’Connor, già a podio tra Europei indoor e Mondiali di Nanchino, confermano la profondità di un movimento in continua crescita. Sul fondo resta il mito: i 7.128 punti di Jackie Joyner-Kersee, record mondiale e dei campionati dal 1987 a Roma, ancora oggi la stella polare per chi insegue la perfezione nell’eptathlon.

Alle 12.30 sarà il momento della qualificazione del giavellotto femminile. Il Giappone si affida ancora al talento di Haruka Kitaguchi, campionessa del mondo a Budapest e oro olimpico a Parigi, chiamata ora a ritrovare le sue misure migliori dopo un periodo di difficoltà. Il pubblico di Tokyo attende il suo colpo, ma la concorrenza è agguerrita. La capolista stagionale è l’austriaca Victoria Hudson, recente campionessa europea, mentre le avversarie più in forma appartengono alla nuova generazione: la greca Elina Tzengko, già oro europeo 2022, e la serba Adriana Vilagos, che continua la sua crescita costante verso l’élite della specialità.

Nel gruppo delle candidate al podio non mancano i nomi di peso: l’australiana Mackenzie Little, regolare su misure importanti, e la sudafricana Jo-Ané Du Plessis-Van Dyk, argento olimpico a sorpresa a Parigi. Dall’Asia, occhio alla Cina con Dai Qianqian e Su Lingdan, mentre per il Sudamerica torna protagonista la colombiana Flor Ruiz, veterana sempre pericolosa nei grandi appuntamenti. Gli ultimi quattro Mondiali sono stati decisi con lanci poco sopra i 66,50 metri, misura che potrebbe bastare anche a Tokyo per l’oro.

L’uscita al primo turno nei 1500 metri ha acceso più di un campanello d’allarme: Jakob Ingebrigtsen non è al meglio e lo si è visto chiaramente. Il norvegese, dominatore della distanza negli ultimi anni, proverà (forse) ora a rifarsi nei 5000 metri, dove ha vinto gli ultimi due titoli mondiali e l’oro olimpico a Parigi 2024. Tutti successi arrivati con lo stesso copione: gara controllata e sprint devastante negli ultimi cento metri. Uno scenario che, viste le sue condizioni fisiche non ottimali dopo oltre cinque mesi lontano dalle competizioni, sarebbe l’ideale per puntare al tris iridato.

La concorrenza, però, è agguerrita. L’Europa si affida al britannico George Mills, allo svedese Andreas Almgren, al francese Jimmy Gressier – trionfatore in Diamond League – e al belga Isaac Kimeli, in grande forma. Dall’altra parte dell’Atlantico gli Stati Uniti, che non vincono un oro dal 2007, schierano la corazzata con Grant Fisher, Cole Hocker e Nico Young. L’Etiopia cala un poker di altissimo livello con l’U20 Biniam Mehary, il veterano Hagos Gebrhiwet, Kuma Girma e l’iscrizione di Yomif Kejelcha. Uganda presente con il bronzo di Oregon ’22 Oscar Chelimo, Canada con Mohammed Ahmed, dall’Asia il bahrainita Birhanu Balew. Una finale che promette scintille, con nel mirino anche lo storico record dei campionati: il 12:52.79 di Eliud Kipchoge a Parigi 2003.

Alle 13.43 in programma le semifinali degli 800: rientrata solo nella seconda metà di agosto, l’olimpionica Keely Hodgkinson ha subito ricordato a tutte che è lei l’atleta da battere. Dopo gli argenti mondiali di Eugene e Budapest persi per una manciata di centesimi, la britannica insegue ora a Tokyo il primo titolo iridato all’aperto, con l’americana Mu assente e la keniana Mary Moraa, campionessa in carica, pronta a difendere la corona. Le batterie hanno confermato il valore della concorrenza: la svizzera Audrey Werro, sempre più matura, e la connazionale britannica Georgia Hunter Bell sono apparse in grande condizione. In crescita anche la botswana Oratile Nowe e la keniana Lilian Odira, mentre l’Uganda si affida all’esperienza di Halimah Nakaayi, iridata a Doha 2019.

L’Etiopia sarà protagonista con la campionessa mondiale indoor Tsige Duguma e la giovanissima Worknesh Mesele, entrambe qualificate senza difficoltà. L’Australia presenta due carte forti: Claudia Hollingsworth, primatista d’area, e Jessica Hull, già argento olimpico nei 1500 e capace di stupire anche sul doppio giro di pista. C’è anche Italia con Eloisa Coiro, capace di un passaggio del turno di sostanza e ora chiamata a cercare il salto di qualità in una semifinale di altissimo livello. Da seguire inoltre le francesi Anaïs Bourgoin e Rénelle Lamote, sempre competitive quando contano le medaglie.

Alle 13.50 la gara più attesa dai tifosi azzurri, la finale del salto triplo con un’Italia che può legittimamente coltivare ambizioni di podio. In pedana ci saranno infatti Andy Diaz Hernández, campione del mondo al coperto a Nanchino, oro europeo indoor ad Apeldoorn e campione della Diamond League, e Andrea Dallavalle, bronzo europeo indoor, che per la prima volta si presentano insieme in una finale iridata con prospettive concrete. L’Italia si affida soprattutto a Diaz, già protagonista della finale olimpica di Parigi, quando chiuse alle spalle del connazionale naturalizzato spagnolo Jordan Alejandro Díaz. Ma proprio il campione olimpico non ci sarà: il suo infortunio, dopo una sola gara disputata ai campionati nazionali, lo ha costretto al forfait, aprendo ulteriormente la corsa alle medaglie.

La concorrenza resta però di altissimo livello. In primis il portoghese Pedro Pablo Pichardo, campione olimpico a Tokyo e ancora capace di misure oltre i 18 metri, già vincitore di due ori mondiali. Poi il burkinabé Hugues Fabrice Zango, campione del mondo in carica a Budapest e primatista mondiale indoor, che però finora non ha trovato la continuità della passata stagione. Attenzione anche al cubano Lázaro Martínez, già campione del mondo indoor, e al giamaicano Jordan Scott, competitivo con un personale da 17.52. Completano il lotto dei finalisti il cinese Zhu Yaming, argento olimpico a Tokyo, e l’algerino Yasser Triki, sempre solido nei grandi appuntamenti. In ascesa anche l’americano Salif Mane, che ha sorpreso nelle qualificazioni, e il francese Jonathan Seremes, capace di portarsi a 17.08.

Il duello che ha acceso l’atletica mondiale negli ultimi anni torna protagonista nella finale dei 400 ostacoli. In pista ci sarà il norvegese Karsten Warholm, primatista mondiale con lo storico 45.94 di Tokyo 2021 e tre volte campione del mondo, che si è ripreso la leadership stagionale con il 46.28 di Chorzow. Il fuoriclasse scandinavo sfiderà ancora lo statunitense Rai Benjamin, oro olimpico a Parigi e già tre volte argento mondiale, deciso a ribaltare la gerarchia. Attenzione anche al brasiliano Alison Dos Santos, campione del mondo a Eugene 2022 con il record dei campionati (46.29) e tornato competitivo dopo un periodo difficile. A insidiare i big ci sarà il qatariota Abderrahman Samba, veterano della specialità, capace di scendere fino a 46.98 e ancora tra i migliori al mondo.

Il futuro avanza con il nigeriano Ezekiel Nathaniel, finalista già a soli 21 anni, e con il tedesco Emil Agyekum, rivelazione di stagione. Dall’altra corsia arriva lo statunitense Caleb Dean, solido in semifinale con un personale da 47.23. Completa il cast il giovane qatariota Ismail Doudai Abakar, altro talento emergente.

La migrazione di Sydney McLaughlin-Levrone sui 400 piani ha spalancato le porte a una nuova regina dei 400 ostacoli: l’olandese Femke Bol, dominatrice della stagione e favorita per conquistare il suo secondo titolo mondiale. Sul suo cammino troverà però avversarie di grande esperienza e talento. A partire dall’oro olimpico di Rio ed ex primatista del mondo Dalilah Muhammad, che ha annunciato l’addio all’atletica al termine di questi Mondiali e vuole chiudere con una medaglia.

Gli Stati Uniti possono contare anche sull’argento olimpico Anna Cockrell e su Jasmine Jones, giovane in continua crescita. La Giamaica si affida invece a Shiann Salmon, già protagonista a livello internazionale. Dall’Europa arrivano le insidie della slovacca Emma Zapletalová, finalmente tornata su standard da podio, e della belga Naomi Van Den Broeck, mentre l’esperta panamense Gianna Woodruff proverà a inserirsi nella lotta. La finale si annuncia quindi di altissimo livello, con Bol chiamata a confermare il suo status e le rivali determinate a scrivere la propria pagina di storia.

La finale dei 200 metri maschili a Tokyo profuma di storia. Noah Lyles, tre volte campione del mondo consecutivo, cerca il poker iridato che lo consacrerebbe come l’erede naturale di Usain Bolt. Lo statunitense è ancora l’uomo da battere, ma questa volta la minaccia più concreta arriva dalla Giamaica. Non da un veterano, ma dal giovane Bryan Levell, che in semifinale ha impressionato per autorità e brillantezza, candidandosi a pieno titolo come rivale numero uno del fuoriclasse americano.

Attenzione però anche all’oro olimpico Letsile Tebogo, capace di accendere la gara con la sua progressione irresistibile, e al compagno di squadra di Lyles, Kenneth Bednarek, già argento mondiale e abituato a correre sul palcoscenico delle grandi finali. A completare il lotto dei favoriti, il dominicano Alexander Ogando, continuo e affidabile, e l’europeo più atteso, il britannico Zharnel Hughes, leader stagionale del Vecchio Continente. Occhio infine all’Africa che avanza con lo zimbabwese Tapiwanashe Makarawu, già sotto i 20 secondi, e al sudafricano Sinesipho Dambile, pronto a giocarsi una gara d’attacco. Ma tutti sanno che il duello più atteso sarà quello tra Lyles e Levell, due sprinter capaci di incendiare il rettilineo conclusivo e di riportare la sfida tra USA e Giamaica ai fasti del passato.

La finale dei 200 metri femminili che chiude il programma della settima giornata a Tokyo si annuncia estremamente interessante. Shericka Jackson, oro uscente e primatista dei campionati con lo straordinario 21.41, cerca il bis iridato, ma arriva all’appuntamento dopo due stagioni complicate, seppur in ripresa. La giamaicana rimane la donna da battere, ma le rivali non mancano. Gli Stati Uniti presentano un quartetto di altissimo livello: Brittany Brown, già iridata, appare la più solida, ma attenzione anche a Melissa Jefferson-Wooden, cresciuta fino a correre in 21.84, e alle giovani ambiziose McKenzie Long e Anavia Battle, entrambe sotto i 22 secondi stagionali.

L’Europa risponde con Dina Asher-Smith, campionessa mondiale a Doha 2019, tornata vicina ai suoi migliori standard, e con la connazionale Amy Hunt, talento in ascesa che ha già saputo sorprendere. Dal continente africano, invece, spicca l’ivoriana Marie-Josée Ta Lou-Smith, protagonista di una stagione in crescendo e sempre capace di piazzare il colpo nelle grandi occasioni. La lotta per il titolo sembra restringersi al duello tra Jackson e le statunitensi, ma il livello medio è talmente alto che il podio potrebbe aprirsi a sorprese. L’unica certezza è che per vincere servirà un crono ben sotto i 22 secondi.

Comments

Комментарии для сайта Cackle
Загрузка...

More news:

Oasport: Nuoto paralimpico: Super-Italia a Berlino! Morlacchi, medaglie e record
Oasport: Nuoto paralimpico: Super-Italia a Berlino! Morlacchi, medaglie e record
Oasport: Nuoto paralimpico: Super-Italia a Berlino! Morlacchi, medaglie e record

Read on Sportsweek.org:

Oasport: Nuoto paralimpico: Super-Italia a Berlino! Morlacchi, medaglie e record
Oasport: Nuoto paralimpico: Super-Italia a Berlino! Morlacchi, medaglie e record
Oasport: Nuoto paralimpico: Super-Italia a Berlino! Morlacchi, medaglie e record
Met: Argento e record italiano di Simone Ciulli

Altri sport

Sponsored