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Tokyo incorona la prima campionessa: l’Italia si affida a Nadia Battocletti nei “suoi” 10000

È la prima finale femminile in programma al Mondiale di Tokyo, e non poteva esserci attesa più grande per l’Italia. Tutti gli occhi, nei 10000, saranno infatti su Nadia Battocletti, la mezzofondista trentina che un anno fa a Parigi ha regalato un argento olimpico straordinario, sfiorando il titolo a meno di dieci centesimi dalla keniana Beatrice Chebet, e che a Roma, poco più di un mese prima, aveva conquistato un doppio oro europeo, dominando il mezzofondo continentale. Per la 24enne delle Fiamme Azzurre questo appuntamento rappresenta la consacrazione definitiva: la possibilità di lottare alla pari con le migliori al mondo, in una specialità che da anni parla soprattutto africano.

La concorrenza sarà infatti di altissimo livello. La stessa Chebet, campionessa del mondo di cross e primatista mondiale con un clamoroso 28:54.14, guida un terzetto keniano di assoluto valore, completato da Janeth Chepngetich (30:04.97 di personale e miglior crono stagionale, in altura, con 30:27.02) e da Agnes Ngetich, capace di prestazioni solidissime sia in pista sia su strada. La strategia keniana sarà certamente improntata sul ritmo alto e costante, per sfruttare la loro forza di squadra e logorare le avversarie giro dopo giro.

Tra le nazioni protagoniste annunciate ci sarà l’Etiopia, che si presenta con un quartetto impressionante. La campionessa uscente Gudaf Tsegay, già primatista mondiale dei 5000 e tra le mezzofondiste più versatili dell’ultimo decennio, ha nelle gambe un formidabile 29:05.92. Con lei ci saranno Fotyen Tesfay (29:47.71), Ejgayehu Taye (29:50.52) e Tsigie Gebreselama (29:48.34), tutte con credenziali da podio. È un parterre che conferma come i 10.000 metri siano diventati terreno di scontro quasi esclusivo tra le due grandi scuole africane, con una profondità impressionante di alternative.

Il campo non si esaurisce qui. L’Uganda schiera Sarah Chelangat e Joy Cheptoyek, atlete già capaci di correre sotto i 31 minuti, mentre il Giappone padrone di casa si affida a Ririka Hironaka e Mikuni Yada, che proveranno a sfruttare il tifo amico per andare oltre i loro limiti. Interessante anche il contributo britannico, con la giovane Megan Keith, campionessa europea under 23, affiancata da Calli Hauger-Thackery, entrambe cresciute molto nelle ultime stagioni. Dall’Australia arrivano Lauren Ryan e Isobel Batt-Doyle, mentre gli Stati Uniti si presentano con un terzetto di esperienza e talento composto da Elise Cranny, Emily Infeld e Taylor Roe.

Accanto a Nadia Battocletti, l’Italia avrà al via Elisa Palmero, protagonista di una crescita costante che l’ha portata a scendere a 31:18.03. Per lei questa finale sarà soprattutto un’occasione di confronto diretto con le migliori del mondo, passo fondamentale per fare esperienza e capire fin dove potrà spingersi nei prossimi anni. Il fascino dei 10000 metri femminili è sempre stato legato anche ai grandi nomi europei: basti ricordare il titolo iridato di Sifan Hassan nel 2019, ultima atleta del Vecchio Continente a interrompere l’egemonia africana. Ora tocca a Battocletti raccogliere quella eredità e provare a inserirsi in una lotta che, sulla carta, appare serrata. Il crono da battere come record dei campionati resta il 30:04.18 di Berhane Adere, stabilito a Parigi nel 2003, un tempo che in questa finale potrebbe essere messo seriamente in discussione se keniane ed etiopi sceglieranno di correre a ritmi elevati sin dall’inizio.

Sarà una gara tattica e spettacolare, la prima grande sfida del mezzofondo prolungato di questo Mondiale. Per l’Italia, il sogno è rivedere quella maglia azzurra lanciata in rettilineo come a Parigi: Nadia Battocletti ha già dimostrato di poter competere con le migliori, e a Tokyo punta a trasformare la speranza in un nuovo trionfo da ricordare.

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