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Vuelta a España 2025, il direttore Javier Guillén chiarisce: “Le proteste devono finire, non ci sono piani alternativi”

Una situazione complicata. Gli organizzatori della Vuelta a España 2025 devono fare i conti con le manifestazione di natura politica, a favore della Palestina e contro la presenza della Israel-Premier Tech in gara, che stanno disturbando non poco lo sviluppo della corsa a tappe iberica. Dopo quando è accaduto nella sedicesima frazione, conclusa a 8 km dall’arrivo per via di una protesta che ha impedito ai corridori di affrontare l’erta conclusiva, il direttore della Vuelta, Javier Guillén, ha ribadito con forza la propria posizione.

Dal punto di vista della Vuelta, vogliamo esprimere il nostro rifiuto per ciò che abbiamo vissuto ancora una volta, dato che la gara è stata nuovamente bloccata, ma fortunatamente la tappa ha potuto svolgersi e abbiamo avuto un vincitore, anche se ovviamente non abbiamo concluso dove ci aspettavamo. Il messaggio che voglio trasmettervi è che continueremo. Saremo alla partenza della prossima tappa“, ha sottolineato in conferenza stampa.

Ci sono delle regole e dobbiamo rispettarle. Ma non siamo solo noi a doverle rispettare. Non si possono semplicemente bloccare le strade, non si può fermare una gara. Non è consentito dal punto di vista delle norme sportive ed è anche contro la legge. È illegale“, ha dichiarato Guillén.

Parole che non vogliono essere un veto relativamente alle proteste legate per la difficile situazione socio-politica che si sta vivendo a Gaza: “Ovviamente è terribile ciò che sta accadendo e ciò che tutti desideriamo è la pace. Ma la Vuelta non è il luogo adatto per discutere di questo tema. Noi difendiamo il nostro sport e la nostra gara. Chiediamo rispetto ai corridori e al pubblico. L’unica cosa che vogliamo è che ci lascino correre. Stiamo facendo enormi sforzi per far proseguire la gara, ma abbiamo bisogno di collaborazione, ed è questo che voglio comunicare. Ripartiremo e arriveremo a Madrid, non posso dire altro. Non è previsto un piano alternativo. Siamo determinati a portare avanti la gara. La Vuelta continuerà e questo è il nostro impegno“.

Il direttore di corsa, in sostanza, non vuole che la Vuelta diventi lo strumento per esprimere dissenso su un tema del genere e ha concluso: “C’erano più di mille persone e circa 150 hanno invaso la carreggiata. Prevedere una cosa del genere è quasi impossibile. La sicurezza è stata rafforzata, ma abbiamo bisogno di collaborazione. Questo comportamento non può essere legittimato perché mette a rischio l’incolumità dei corridori, del pubblico e di chi interviene sulla strada. Questa non è una crociata. Non sto combattendo contro nessuno. Vogliamo solo che la gara continui. Queste azioni devono finire“.

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