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La stampa inglese ossessionata dalla vicenda ‘Clostebol’ di Jannik Sinner: lo sfogo di un’ex ciclista britannica contro l’azzurro

Una vera e propria ossessione. Vien difficile descriverla diversamente l’attenzione che la stampa britannica continua a dare alla vicenda “Clostebol” che ha coinvolto Jannik Sinner. La parola fine è stata messa a febbraio 2025 con l’accordo tra i legali del n.1 del mondo e la WADA su tre mesi di sospensione, definendo a più riprese che il caso non avesse nulla a che fare col doping, ma rientrasse nelle responsabilità di Sinner in merito agli errori commessi dal proprio staff.

Sinner non aveva intenzione di barare e che la sua esposizione al Clostebol non ha fornito alcun beneficio in termini di prestazioni, avvenendo a sua insaputa a causa della negligenza di alcuni membri del suo entourage“, quanto dichiarato dall’Agenzia mondiale antidoping, che per bocca del suo portavoce, James Fitzgerald, a La Stampa, aveva aggiunto: “I fatti di questo caso erano davvero unici e diversi da altri casi che riguardavano la somministrazione da parte del personale di supporto dell’atleta. In effetti, questo non era un caso di somministrazione diretta da parte dell’entourage dell’atleta, ma di assorbimento transdermico perché il massaggiatore dell’atleta (all’insaputa dell’atleta) aveva trattato un taglio sul dito con un prodotto contenente clostebol. Attraverso la propria approfondita revisione del caso, la Wada ha verificato e concordato che lo scenario dell’atleta era scientificamente plausibile e ben documentato sui fatti. Tenendo conto, in particolare, del livello di gravità della violazione, dati i fatti specifici, la Wada ha ritenuto che una sanzione di 12 mesi sarebbe stata eccessivamente severa“.

Spiegazioni che a quanto pare risultato essere vane. Nel corso di Wimbledon, la testata Daily Mail, in un articolo scritto da Oliver Holt, titolava: “Chiunque creda allo sport pulito spera che Djokovic affondi Sinner“, nella presentazione della semifinale dei Championships. E in queste ore, sul Times, è stato pubblicato un pezzo che fa riferimento alla storia della ciclista britannica Lizzy Banks, squalificata per dalla WADA: “Lizzy Banks si commuove quasi fino alle lacrime quando racconta di aver visto Jannik Sinner vincere la finale del singolare maschile a Wimbledon“, si legge nell’articolo in cui si pubblica lo sfogo di Banks sulla sua sospensione, in rapporto a quanto stabilito nella storia di Sinner.

L’atleta, nel 2023, era risultata positiva a un test antidoping per la presenza di un diuretico (clortalidone). Successivamente, la spiegazione emersa era stata che uno dei farmaci presi abitualmente era stato contaminato durante la produzione. L’UKAD, ovvero l’Agenzia antidoping britannica, aveva creduto alla versione della ciclista, mentre la WADA non era stata dello stesso avviso. Il tutto si è deciso al TAS, alcuni mesi fa, con sentenza di colpevolezza.

Non posso dirti quanto è stato difficile guardare Wimbledon quest’anno. Ho guardato la finale maschile e non mi aspettavo che mi colpisse così tanto, ero così sconvolta. Voglio chiarire che non credo che Jannik Sinner abbia preso qualcosa di proposito. Gli è stata inflitta una sanzione di zero mesi, come nel mio caso in primo grado. È stato presentato ricorso al TAS e poi ha ottenuto una sanzione comoda di tre mesi. A me non è stata mai fatta un’offerta, ma non l’avrei accettata comunque. Poi sono usciti allo scoperto e hanno detto che questo caso è a un milione di miglia dal doping. Beh, come mi fa sentire? Solo perché sono un po’ vecchia e a nessuno interessa, devo vivere un inferno, mentre lui può andare a vincere Wimbledon“, ha dichiarato Banks al Times.

Una storia però dai connotati diversi da quella dell’azzurro, anche per quanto precisato dalla WADA: “L’atleta non ha identificato un prodotto specifico da lei assunto che potrebbe anche solo potenzialmente essere la fonte del clortalidone. Sulla base di questo solo fatto, non si può ritenere che abbia assolto il suo onere della prova dell’assenza di colpa (significativa) o negligenza“. Per la rappresentante del Regno Unito c’è stata una squalifica di due anni, al netto di nove mesi e 29 giorni di sospensione provvisori già scontati.

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