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Doualla e Nappi, i diamanti grezzi dell’Italia che ha dominato il medagliere dell’Europeo Under 20 di Tampere

C’è un momento, nella vita di una Nazionale, in cui i segnali sparsi diventano un disegno nitido. A Tampere è successo tutto in tre giorni, e l’ultimo ha solo messo il timbro: l’Italia ha vinto il medagliere degli Europei Under 20 con 6 ori, 3 argenti e 5 bronzi. Non è un dato qualsiasi, perché a livello giovanile siamo stati spesso comprimari di lusso, più bravi a intravedere promesse che a trasformarle in medaglie pesanti. Stavolta no: stavolta l’onda azzurra ha travolto la rassegna finlandese, raccontando un movimento che cresce ampio, capace di vincere in velocità, mezzofondo, lanci, salti, marcia e staffette.

E non si parla solo di quantità, ma anche di qualità assoluta. Due nomi su tutti hanno acceso la fantasia: Kelly Ann Doualla, appena 15 anni, che ha vinto i 100 metri in 11.22 con personalità da veterana e poi ha guidato la 4×100 femminile d’oro (43.72, record italiano U20), e Diego Nappi, 18 anni, capace di imporsi nei 200 in 20.77 con una bufera di vento contrario dopo un 20.76 in semifinale. Due talenti che sembrano già pronti a spostare il limite e che rappresentano la punta dell’iceberg di un gruppo largo e vincente.

La mattinata dell’ultima giornata ha avuto il suo filo emotivo nella marcia: argento per Giuseppe Disabato nei 10.000 metri su pista con il nuovo record italiano Under 20 (39:20.87), al termine di un duello intensissimo con lo spagnolo Querol, cedendo solo all’ultima accelerazione. Dietro di lui, Alessio Coppola sesto e Omar Moretti settimo: segnale chiaro della profondità della nostra scuola di marcia, che aveva già festeggiato l’argento di Serena Di Fabio nei 10 km donne.

Il pomeriggio, invece, è stato dominato dalla velocità. Doualla ha confermato di essere un talento fuori scala, vincendo i 100 con distacco netto e maturità, e trascinando la 4×100 insieme a Alice Pagliarini, Elisa Valensin che ha superato così la delusione per la mancata finale nei 200) e Margherita Castellani a un crono che è già il quarto tempo europeo U20 di sempre. Cambi precisi, gestione da manuale, consapevolezza da squadra già rodata: il simbolo di una velocità femminile italiana finalmente strutturata e competitiva ai massimi livelli.

Anche sul giro di pista l’Italia ha risposto presente: doppio bronzo per le 4×400, sia maschile sia femminile. Le ragazze (Meletto, Frattaroli, Caglio, Macchi) hanno lottato fino alla fine, mentre gli uomini (Omodia, Salemi, Mancini, Giliberto) hanno chiuso in 3:07.39 con una gara tatticamente impeccabile, resistendo al ritorno di nazioni più quotate alla vigilia.

Nei salti, il dominio è stato netto. Erika Saraceni ha vinto il triplo con un percorso perfetto: 14,08 al primo salto (eguagliato il record italiano U20) e 14,24 all’ultimo per il record dei campionati. Francesco Crotti, nel triplo maschile, ha conquistato l’oro migliorando il personale a 15,93, mentre Aldo Rocchi ha chiuso quinto. Nel lungo, Daniele Inzoli ha portato a casa un argento con 7,69, arrivato dopo una qualificazione complicata e risolta con carattere.

Gli ostacoli hanno regalato un titolo storico: Matteo Togni campione europeo nei 110 ostacoli con 13.27, record italiano U20, al termine di una finale dominata. Alessia Succo, appena allieva, ha conquistato il bronzo nei 100 ostacoli con 13.32 (vento contrario), mostrando già un temperamento da grande. Nei lanci, l’Italia ha trovato gloria con Anita Nalesso, bronzo nel peso con 15,62, dopo essere rimasta a lungo in testa nella finale.

Il mezzofondo non ha tradito: Lorenza De Noni bronzo negli 800 con una volata da manuale, piazzamenti importanti per Caraccio (quinto negli 800) e Ardizzone (quinto nei 400 ostacoli), e finale per Sofia Ferrari e Federica Borromini nei 3000, a conferma di una crescita anche nelle gare di resistenza.

Il quadro generale racconta che la vittoria nel medagliere, davanti a Gran Bretagna e Spagna, è figlia di tre elementi chiave: ampiezza, con 14 medaglie distribuite in tutte le aree tecniche e 24 atleti finalisti; capacità di trasformare i talenti in risultati concreti, con Doualla e Nappi come punte e tanti altri protagonisti; cultura di squadra, con staff tecnici coesi, scelte di programmazione mirate e un clima di sostegno reciproco.

Tampere, per l’Italia U20, non è stato solo un trionfo sportivo. È stata la prova che il settore giovanile sta producendo un ricambio generazionale solido, che i nuovi talenti non arrivano per caso e che le basi per il futuro sono già ben piantate. Tokyo 2021 è stata la linea di confine per l’atletica azzurra e questi sono i primi “figli” dei vari Jacobs, Tamberi, Tortu o Stano e Palmisano: atleti che sono nati e cresciuti nel nome dei grandi campioni olimpici del 2021. I più giovani, come Doualla, Succo e Crotti, dovranno crescere senza bruciare tappe; i più maturi, come Saraceni, Togni e Nappi, dovranno affrontare il salto tra i grandi con ambizioni concrete.

Resta il ricordo di quattro giorni di ori a raffica, Saraceni, Nappi, Doualla, Togni, Crotti e la 4×100 femminile ma soprattutto resta la sensazione che questa Italia Under 20 non sia un’eccezione, bensì l’inizio di un ciclo vincente.

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