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Nuoto, Mondiali 2025: l’Italia riparte da Singapore. Sette medaglie, record, novità e qualcosa da aggiustare

La 22ª edizione dei Campionati Mondiali di nuoto, andata in scena a Singapore, si chiude con un bilancio che certifica la salute e la profondità del movimento italiano. Con sette medaglie (1 oro, 4 argenti e 2 bronzi), 25 finali raggiunte, due record europei e una pioggia di primati italiani, la Nazionale guidata dal direttore tecnico Cesare Butini torna in patria con segnali incoraggianti in ottica olimpica. I numeri vanno pesati e non devono ingannare i medaglieri dal 2022 in poi perchè l’assenza della Russia è di quelle che pesano molto e si è potuto notare quest’anno quando, per la prima volta, i russi si sono ripresentati al via con una formazione molto simile a quella migliore possibile.

Ma più dei podi, comunque preziosi, è l’insieme dei risultati a restituire l’immagine di un’Italia matura, competitiva su più fronti e con una solida base per il futuro. I numeri parlano da soli: mai così tante finali raggiunte, ben 18 individuali e 7 di staffetta, e un posto da quarta forza mondiale nella classifica a punti (481), alle spalle di superpotenze come Stati Uniti, Australia e Cina. Il dato più significativo? Il secondo posto tra le squadre maschili, dietro solo agli USA. Una prestazione che dimostra quanto il nuoto italiano, almeno al maschile, sia ormai stabilmente nella top mondiale.

L’unico oro porta la firma di Simone Cerasuolo, che ha vinto i 50 rana in 26”54, confermando il suo talento esplosivo e centrando il miglior risultato della sua carriera. Un successo costruito sin dalle batterie, dove aveva nuotato in 26”42, preludio di una finale dominata. Alle sue spalle, si sono distinti grandi nomi e nuove promesse. Thomas Ceccon ha centrato due medaglie: l’argento nei 100 dorso (51”90) e il bronzo nei 50 farfalla con il record italiano di 22”67. L’atleta veneto, ancora una volta protagonista su più fronti, è stato pilastro anche nelle staffette. Il veneto ha utilizzato Singapore come test, anche se quando scende in acqua lo fa per vincere. Questa settimana gli è servita per capire cosa fare da qui a Los Angeles e le indicazioni, anche a discapito di qualche risultato, sono arrivate abbastanza chiare.

Nicolò Martinenghi, tornato su buoni livelli, ha conquistato l’argento nei 100 rana in 58”58, e, pur alle prese con qualche problema fisico, si è confermato uomo chiave nella 4×100 mista. Simona Quadarella ha lottato da campionessa: dopo l’argento nei 1500 con un sontuoso record europeo di 15’31”79, ha sfiorato il podio negli 800, chiudendo quarta ma con un altro primato continentale (8’12”81). Un piazzamento d’argento è arrivato anche dalle staffette: in particolare la 4×100 stile libero maschile, composta da D’Ambrosio, Ceccon, Zazzeri e Frigo. La ciliegina sulla torta? Il 47”78 di D’Ambrosio in prima frazione, record italiano juniores. Infine, il bronzo di Benedetta Pilato nei 50 rana (30”14), arrivato dopo una stagione complicata, ha avuto un peso specifico importante: una risposta di carattere e maturità che può rilanciarla in chiave Los Angeles 2028.

Il Mondiale di Singapore ha avuto il merito di mostrare un’Italia sempre più polivalente. La squadra azzurra ha ottenuto 10 record italiani assoluti, 3 juniores, 3 cadetti e 18 primati personali, distribuiti in modo trasversale tra batterie, semifinali e finali. È il sintomo di un movimento in salute, capace di far crescere le nuove generazioni senza sacrificare l’eccellenza del gruppo storico.

Carlos D’Ambrosio ha stupito per continuità e qualità: finalista nei 200 stile libero (6° in 1’45”27) e presente in ben tre staffette, ha realizzato anche quattro record giovanili individuali, tra cui uno nei 100 sl (47”78) nella 4×100. Christian Bacico, classe 2006, ha ritoccato due volte il record italiano cadetti nei 200 dorso, fino al 1’56”02 in semifinale. E Sara Curtis, tra le più promettenti dello sprint femminile, ha messo a referto un 24”41 nei 50 stile, nuovo record italiano e cadetti. Oltre ai numeri crudi, colpisce la capacità dei giovani di inserirsi con naturalezza in un contesto ad altissima competitività. Secondo le valutazioni dello staff tecnico, è proprio la gestione delle emozioni, unita a una mentalità matura, ad aver permesso ai più inesperti di rendere al massimo già al primo impatto mondiale.

Le parole del CT Cesare Butini, pur nella prudenza tipica del ruolo, evidenziano una soddisfazione palpabile. Il tecnico ha sottolineato l’equilibrio tra campioni affermati e nuove leve, un tratto distintivo della spedizione italiana. Da una parte l’esperienza di atleti come Ceccon, Martinenghi, Quadarella, Zazzeri e Di Pietro, fondamentali per dare solidità tecnica e psicologica alla squadra; dall’altra il contributo di giovani come Bacico, D’Ambrosio, Curtis, Bottazzo, capaci di reggere il confronto con l’élite mondiale.

Non tutto, però, è andato alla perfezione. Lo stesso Butini ha evidenziato una “leggera flessione tra il quarto e il quinto giorno di gare”, sintomo forse della fatica o di un picco di forma mal calibrato. Inoltre, la mancata qualificazione della 4×100 mista femminile alla finale ha impedito all’Italia di centrare un traguardo che sarebbe stato clamoroso: portare tutte le staffette in finale. Il settimo posto nella 4×200 sl femminile e il quarto nella mixed 4×100 stile mostrano comunque una profondità di gruppo mai vista prima.

Il quarto posto nella classifica a punti, su 50 nazionali, è un risultato da incorniciare. Solo Stati Uniti (842 punti), Australia (657) e Cina (643) hanno fatto meglio. Ma nel dettaglio, a livello maschile, l’Italia è seconda con 278 punti, davanti alla Cina (189), al Canada (139), al Giappone (131) e alla Germania (141). Questo primato non è un caso, ma il frutto di una programmazione capillare che parte dalle società e si sviluppa con le nazionali giovanili e i centri federali.

Anche il contributo femminile, pur meno appariscente in termini di medaglie, è stato significativo, con tre staffette in finale e un totale di 151 punti. L’inserimento progressivo di atlete del 2005-2008 – come Curtis, Nannucci, Menicucci, Morini – lascia ben sperare per un salto di qualità nei prossimi cicli.

I Mondiali di Singapore rappresentavano, in ottica italiana, un passaggio chiave verso le Olimpiadi di Los Angeles 2028. Il mix tra veterani ancora in grado di primeggiare e giovani emergenti sembra funzionare. Le prestazioni ottenute – in particolare i 18 primati personali – indicano che molti atleti hanno saputo arrivare al top nel momento giusto: particolare tutt’altro che scontato, viste alcune controprestazioni dei Mondiali pre-Gwangju. L’Italia del nuoto lascia dunque Singapore più forte e consapevole, con nuove certezze (Cerasuolo, D’Ambrosio, Curtis), conferme preziose (Ceccon, Martinenghi, Quadarella) e un progetto tecnico che continua a dare frutti e dal quale si aspetta una crescita generale dei più giovani.

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