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Moreno Moser: “Pogacar si sta già gestendo per la Vuelta. Ha migliorato tre aspetti. In Spagna vedo bene gli italiani”

Conclusa la quindicesima tappa del Tour de France 2025, abbiamo raggiunto Moreno Moser, ex ciclista professionista e oggi seconda voce tecnica per Eurosport, al fianco di Luca Gregorio e Riccardo Magrini. Con la corsa che entra nella sua settimana decisiva, abbiamo tracciato insieme a lui un primo bilancio su questa Grande Boucle. Dopo due settimane e mezzo di gara, Tadej Pogacar domina incontrastato la classifica generale, con un vantaggio solido: 4 minuti e 13 secondi su Vingegaard e 7 minuti e 53 secondi su Florian Lipowitz, sorprendente rivelazione tedesca di questa edizione del Tour in forza alla Red Bull Bora-hansgrohe. Ma cosa dobbiamo aspettarci da qui alla fine? E soprattutto: il dominio dello sloveno è davvero così inattaccabile? Moser ha le idee molto chiare.

La supremazia di Pogacar al Tour è sempre più evidente. Possiamo davvero parlare di un Tour già scritto, senza sorprese?
“Sinceramente mi aspettavo che il Tour prendesse questa piega. Già dopo il Delfinato si era capito che Pogacar fosse di un altro livello. Non si tratta solo di numeri o wattaggi: è l’atteggiamento che fa la differenza. Fin dai primi giorni ha mostrato di essere in totale controllo. È chiaro che quando un corridore come lui parte già con quel margine psicologico e fisico sugli altri, diventa difficile costruire un’alternativa. Lo abbiamo visto ieri: ha praticamente lasciato andare la tappa, quasi come se volesse prendersi un giorno di “riposo attivo”. A mio avviso è già entrato in una fase di gestione delle energie, probabilmente con un occhio rivolto alla Vuelta. Non credo forzerà troppo nei prossimi giorni, ma se ci sarà una tappa in cui deciderà di lasciare il segno, quella potrebbe essere sul Mont Ventoux. Lì potrebbe voler ribadire la sua superiorità, ma senza sprecare più del necessario”.

Vingegaard sta calando rispetto agli anni scorsi o è Pogacar ad aver fatto un ulteriore salto di qualità?
“Se guardiamo i tempi su Hautacam, è vero che Vingegaard è andato più piano rispetto a quando vinse tre anni fa, ma credo che non si tratti di un calo da parte sua, quanto piuttosto di un Pogacar che è salito di livello in modo incredibile. Tadej è migliorato sotto ogni aspetto: gestione dello sforzo, strategia di gara e anche nella capacità di leggere i momenti chiave. Lo abbiamo visto quest’anno alla Liegi, alla Freccia Vallone e in ogni corsa a cui ha partecipato: quando decide di vincere, non lascia margine a nessuno. Quindi, no, non credo che Vingegaard sia in fase calante: semplicemente si trova di fronte a un avversario che, in questo momento, è inavvicinabile”.

Il ritiro di Evenepoel ha riaperto il dibattito: è un corridore più adatto alle Classiche che ai Grandi Giri?
“È una domanda difficile. Evenepoel è un talento fuori dal comune, ma il problema è che oggi ogni corsa a cui partecipa Pogacar diventa subito sbilanciata. Che sia una  ìClassica o un Grande Giro, Tadej parte con i favori del pronostico. Detto questo, vedo alcune lacune nella crescita di Remco, soprattutto in salita. Non sta facendo quei progressi che servirebbero per lottare per la vittoria in un Tour. Forse avrebbe più senso concentrarsi sulle Classiche o sulle brevi corse a tappe dove può ancora fare la differenza con la cronometro e la sua esplosività. Un Giro o una Vuelta senza Pogacar può vincerla, ma non credo sarà mai dominante. E con tanti giovani in crescita – penso a Lipowitz, Onley e altri – la concorrenza aumenterà anche in quelle corse”. 

Parlando proprio di Florian Lipowitz: dove può arrivare questo giovane talento tedesco?
“Lipowitz è davvero interessante. Ha mostrato una continuità notevole, un ottimo motore e maturità tattica. Detto questo, non credo abbia il talento assoluto per diventare il ‘nuovo Pogacar’, ma può diventare un punto fermo nelle corse a tappe. Se continua su questa strada, già dal prossimo anno potrebbe puntare a vincere un Giro o una Vuelta, naturalmente in assenza di Tadej. Qui al Tour credo che possa difendere il terzo posto fino a Parigi, sarebbe un risultato di grandissimo prestigio”.

Guardando oltre il Tour, Pogacar sembra orientato verso Vuelta e Mondiale. Possiamo già dire che non lascerà spazio a nessuno?
“Se partecipa, vince. Non vedo oggi un corridore in grado di impensierirlo su nessun terreno. Tadej è diventato un corridore completo in modo quasi spaventoso: ha la tenuta sulle tre settimane, ha lo spunto veloce, sa fare la differenza in salita e nella cronometro. Se dovesse presentarsi alla Vuelta, credo che possa vincerla anche gestendosi. E per il Mondiale, stesso discorso: se non è al top, nemmeno partecipa. Ma se ci sarà, sarà per vincere. Prima o poi avrà anche lui un calo fisiologico, ma oggi è chiaramente in una fase in cui può decidere lui quali obiettivi conquistare. Sta facendo sembrare tutto semplice, ma non lo è affatto”.

Cosa possiamo aspettarci dagli italiani alla Vuelta? Pellizzari, Ciccone, Tiberi: c’è da sperare in qualcosa di concreto?
“Io credo che siamo messi bene. Abbiamo tre corridori che possono giocarsi un posto tra i primi dieci, se tutto va per il verso giusto. Ciccone, con la sua esplosività, è quello che vedo più vicino a una vittoria di tappa: ha il colpo giusto, la cattiveria e l’esperienza. Pellizzari, dopo quanto fatto vedere al Giro, deve cercare di confermarsi: mi aspetto che cresca ancora, anche mentalmente. Tiberi, invece, è il più regolare: ha mostrato di avere margini, e se gestisce bene la terza settimana può puntare anche a una top5. La Vuelta potrebbe rappresentare una svolta per lui: il Giro credo che per Antonio sia statao una lezione importante e arriverà alla Vuelta con la giusta cattiveria agonistica e la voglia di riscattarsi”.

Jonathan Milan riuscirà a difendere la maglia verde?
“Non sarà semplice. Milan ha fatto un Tour ottimo finora, ma le tappe che restano non sono più così favorevoli agli sprinter puri. Pogacar potrebbe avvicinarsi molto e lo stesso Van der Poel è ancora in corsa. Se l’olandese avesse vinto ieri, sarebbe diventato il grande favorito. Milan ha forse un’opportunità in volata, ma Van der Poel punterà anche agli arrivi in fuga e non è escluso che lo metta in difficoltà. La sfida per la maglia verde, secondo me, è la più bella e aperta di questo Tour”.

Cosa ci attende nell’ultima settimana del Tour?
“Dal punto di vista della classifica generale, non credo che ci sarà battaglia per la vittoria: Pogacar è troppo avanti e troppo superiore. Ma per il podio sì, ci sarà grande lotta. Il terzo posto è ancora in gioco tra diversi corridori, e lì vedremo scintille. Potrebbero essere tappe interessanti proprio perché molti avranno qualcosa da guadagnare o difendere”.

Pogacar può davvero battere il record di vittorie di Cavendish al Tour?
“Se continua così, assolutamente sì. È giovane, ha ancora molti Tour davanti a sé e può vincere anche tante tappe, oltre alle classifiche generali. Se avrà la motivazione e non sarà fermato dagli infortuni, potrà riscrivere più di un record nei prossimi anni”.

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