Questa bambina è uno dei simboli del Disability Pride Month
È la mattina del 12 marzo 1990 a Washington DC, negli Stati Uniti d’America. Fanno circa 27 gradi, nessuna nuvola ostacola i raggi del sole, che rendono l’aria calda tra le strade americane, dove si sta svolgendo una manifestazione.
Sono poco più di 700. C’è chi ha una disabilità e chi no, ma sono tutti uniti da un unico obiettivo: chiedere maggiori diritti civili per le persone disabili. E lo fanno gli stessi manifestanti con disabilità, che strisciano sui grandini del Campidoglio. Un gesto che darà i natali al Disability Pride Month.
Durante quella scalinata, viene ripresa anche una bambina di 8 anni intenta a strisciare gradino su gradino. Senza timore, senza paura, contro anche chi aveva detto che sarebbe stato meglio non lasciarla fare. E invece lei è lì, intrepida, desiderosa di una società più equa. E diventerà il simbolo di empowerment del Disability Pride.
Quella bambina si chiama Jennifer Keelan-Chaffins e negli Stati Uniti d’America viene ricordata come uno dei simboli dell’evento, ma in generale di tutto il movimento per la difesa dei diritti delle persone con disabilità. Ma qual è la sua storia e dove vive oggi?
Come nacque il Disability Pride Month?
Prima di scoprire la storia di questa particolare piccola scalatrice, è necessario raccontare il contesto nel quale le persone con disabilità vivevano negli Stati Uniti d’America. Dagli anni Settanta, precisamente dal 1973, negli USA era in vigore il Rehabilitation Act, una legge federale che parlava delle persone con disabilità nel circuito del governo federale.
Più nel dettaglio, questa normativa disciplinava il divieto di discriminazione nei confronti delle persone disabili, come specificato dalla Sezione 501, anche se riguardava espressamente i candidati e i dipendenti del governo federale. Inoltre la Sezione 503 vietava agli appaltatori e ai subappaltatori di discriminare le persone con disabilità e richiedeva ai datori di lavoro di adottare misure concrete per l’assunzione dei lavoratori disabili, nonché trattenerli nel posto di lavoro.
Sembra una rivoluzione, ma in realtà questa legge contiene un limite gigantesco: riguardava unicamente i programmi governativi. Per cui altri aspetti della vita di una persona disabile, tra cui trasporti, scuola, ristoranti e lavoro nelle aziende private, non veniva tutelato.
Da tempo però circolava la bozza dell’Americans with Disabilities Act, che prometteva di estendere la portata dei diritti delle persone con disabilità. Basti pensare che, se approvata, questa normativa prometteva requisiti di accessibilità per le strutture pubbliche, servizi di sottotitoli per le televisioni e le telecomunicazioni, opportunità di vita indipendente e integrazione nelle aule scolastiche. Tuttavia l’iter legislativo dell’ADA era fermo.
Così l’ADAPT, l’America Disabled for Accessible Public Transit, associazione dedicata ai diritti delle persone con disabilità, decise di organizzare una marcia per chiederne la repentina approvazione. Tale evento fu organizzato il 12 marzo 1990, e fu ribattezzato “Wheels of Justice“, e viene ricordato come una delle manifestazioni in cui parteciparono tantissime persone con disabilità.
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Disability Pride Month: la storia di Jennifer Keelan-Chaffins
In quella marcia c’era anche la piccola Jennifer, bambina con disabilità di 8 anni, insieme alla madre. E anche lei, come altre 59 persone, scalò i gradini che portavano al Campidoglio (sul numero esatto dei gradini ci sono diverse versioni: il fotogiornalista Tom Olin scrive che sono 78, la stessa Jennifer dice 84, altri siti invece riportano 83). Ma prima di tutto conosciamo più da vicino la sua storia.
Jennifer Keelan-Chaffins nacque prematura di un mese il 9 maggio 1981 nel Michigan, e pesava solamente 1,35 kg. All’età di due anni le venne diagnosticata una paralisi cerebrale, diagnosi che porta i medici a consigliare alla famiglia, composta dalla madre Cynthia e dal nonno Chuck Keelan, di affidarla a una casa famiglia o di darla in adozione. In aggiunta, l’opinione dei medici è nefasta: Jennifer non sarà in grado di muoversi, parlare o imparare.
La famiglia si oppose, ancorati anche alla forza d’animo che Jennifer dimostrò fin dalla nascita. Abbiamo consultato diversi siti per scoprire alcune delle dichiarazioni che leggerete successivamente, come ad esempio quella fatta dalla mamma Cynthia per descrivere i primi attimi di vita della figlia Jennifer: “Quando è nata, aveva il suo pugno stretto in aria. Abbiamo solo lasciato che facesse il resto… era una combattente molto forte“.
La famiglia di Jennifer si dimostrò immediatamente convinta di poter cambiare le cose. Oltre ad attrezzare la propria casa a misura della piccola, convinsero la comunità dove abitavano ad aprirsi verso alcuni cambiamenti. Ad esempio, il nonno Chuck radunò alcuni e andò all’Elk’s Club nel centro di Wickenburg, in Arizona (un luogo che frequentava spesso) per costruire una rampa accessibile alla carrozzina. Quell’architettura venne ribattezzata la “Jennifer’s Ramp“.
Nonostante la grande partecipazione collettiva e il sostegno incrollabile della famiglia, Jennifer dovette scontrarsi con una realtà ferocemente discriminatoria. Ad esempio, a scuola era costretta a frequentare corsi separati, veniva ostacolata da edifici e mezzi pubblici totalmente inaccessibili ed era emarginata dai suoi coetanei.
Situazioni che stimolarono la famiglia di Jennifer a coltivare un forte senso di giustizia, e portò la bambina e la mamma a partecipare a numerose manifestazioni di piazza. In particolare, le due diventarono membri attivi dell’ADAPT e si impegnarono a educare la loro comunità sui temi riguardanti la disabilità.
La prima protesta pubblica a cui parteciparono andò in scena a Phoenix, in Arizona. Dopo la manifestazione pubblica, insieme ad altri attivisti decisero di andare a mangiare a un ristorante, che però negò loro il servizio perché, come testimoniò Jennifer, la loro presenza avrebbe messo a disagio gli altri clienti, e nessuno voleva guardarli mangiare.
Questo fatto non piegò la volontà di Jennifer e Cynthia, le quali proseguirono la propria strada. All’età di sette anni, le due vennero addirittura arrestate durante una protesta pacifica per le persone con disabilità a Montreal, in Canada. Ma questo era solo l’inizio.
La scalata di Jennifer e il simbolo del Disability Pride Month
La mattina del 12 marzo 1990 Jennifer ha otto anni, e viene immortalata da fotografi e videoperatori mentre scala i gradini del Campidoglio per chiedere l’approvazione dell’Americans with Disabilities Act. Ma come siamo arrivati a questo punto?
La scalata verso il Campidoglio era vista come un’azione potente, capace di creare un’immagine sociale e culturale di impatto nella politica americana. Tuttavia tra gli organizzatori vi era scetticismo se far partecipare una bambina al Capitol Crawl: il timore era che quell’azione finisse per essere vista con toni pietistici.
E così, inizialmente, Jennifer restò in fondo alla rampa di scale, mentre guardava i suoi altri compagni scalare verso il Campidoglio. Si sentiva molto turbata. In quel momento, il Rev. Wade Blank, uno dei co-fondatori dell’ADAPT, si avvicinò a lei.
“Io e lui abbiamo avuto una discussione a cuore aperto – confessò Jennifer anni dopo -. Gli ho detto: ‘Wade, voglio davvero salire le scale strisciando perché voglio essere sicura non solo di farlo per me stessa, ma anche per gli altri. Voglio farlo per tutti gli altri ragazzi che non sono qui. Voglio poter parlare per loro e per le generazioni future’. Lui si è girato verso di me e ha detto: ‘Beh, allora devi fare quello che hai nel cuore‘“.
E così fece. Jennifer lasciò la carrozzina e iniziò al scalata. Il timore di immagini pietistiche non venne a galla, in quanto la determinazione della bambina la caratterizzò fin da subito come gesto di forte empowerment. E mentre saliva, dichiarava che lo avrebbe fatto per tutta la notte, se necessario.
“Più salivo i gradini, più mi sentivo forte – spiegò Jennifer – . Mi sentivo come se avessi tutti gli altri ragazzi al mio fianco [che non potevano essere presenti]. Sentivo che era importante non solo rappresentare me stessa, ma rappresentare loro e le loro voci“.
Durante la scalata, Jennifer si fermò solo per bere un po’ d’acqua, prendere aria grazie a un’inalatore che alleviava l’asma e asciugarsi un labbro sanguinante, che aveva sbattuto su uno dei gradini durante l’impresa. Per Jennifer fu “come scalare il monte Everest“. Inoltre quel giorno pronunciò alla stampa le seguenti parole: “Voglio solo essere trattata come un essere umano“.
Mentre saliva, Jennifer veniva spinta da “tutte quelle cose che avevo vissuto. Il rifiuto di salire sull’autobus, il rifiuto di mangiare al ristorante, l’essere separata da mia sorella sia sull’autobus che a scuola. Mi sono ricordata di tutte quelle cose“.
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Disability Pride Month: cosa fa oggi Jennifer Keelan-Chaffins
Oggi Jennifer Keelan-Chaffins è una donna di 44 anni che continua a vestire il ruolo di attivista e sostenitrice dei diritti delle persone con disabilità. E nel corso degli anni si è costruita la sua vita.
Nel 2002 ha conseguito il diploma di scuola superiore, mentre nel 2017 si è laureata all’Arizona State University con una laurea triennale in Scienze della Famiglia e Sviluppo umano. A livello lavorativo, da gennaio 2005 a gennaio 2020 lavorò come adetta alle relazioni con gli ospiti per la National Western Stock Show.
La scelta di questo lavoro, come scrive Jennifer stessa su Linkedin, è “un omaggio a mio nonno Charles Keelan (scomparso nel 2004) e al suo stile di vita da cowboy“. Inoltre ha creato una piccola impresa, la Jennifer Keelan-Chaffins LLC, attraverso la quale si è fatta conoscere come oratore motivazionale ed educatrice.
Oggi vive a Denver, in Colorado, con la madre e il suo cane di assistenza Maya. Ha scritto un libro illustrato per bambini, dal titolo “All the way to the top“, in cui racconta la storia della sua partecipazione al Capitol Crawl.
In un’intervista a pattianddricky.com ha spiegato qual è la sua citazione preferita: “Il popolo unito non sarà mai sconfitto!“. Il degno motto di uno dei simboli del Disability Pride Month.
Fonti:
- EEOC.gov
- Disability In North Carolina
- amightygirl.com
- museum of the courageous
- jkclegacy.com
- democratic socialists of america
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