Hopman Cup, la storia. Dai trent’anni di Perth alla nuova vita in Europa (e Italia)
La Hopman Cup che oggi prende il via a Bari, e dunque per la prima volta approda in territorio italiano, ha un nome particolarmente pesante. E anche una storia che ha i suoi buoni meriti nell’essere raccontata. L’anno di nascita è il 1989, e la memoria era quella di Harry Hopman, un’autentica istituzione del tennis australiano. Morto quattro anni prima, aveva portato il suo Paese a vincere 15 Coppe Davis, sebbene in un’altra era per molti versi. Quella dei grandissimi talenti aussie, dei quali lo stesso Hopman avversava il passaggio al professionismo quando questo accadeva prima dell’Era Open.
Fino al 1995 l’evento si è giocato con un tabellone a eliminazione diretta da quattro turni e, di solito, 12 squadre con quelle fuori dal seeding a giocare un turno preliminare prima della sequenza quarti-semifinale-finale. La natura è stata sempre la stessa: formazioni miste con un uomo e una donna, con tre incontri, vale a dire un singolare maschile, uno femminile e il doppio misto. Dal 1996 in poi, con pochissime eccezioni minimali e comunque non impattanti l’evento principale, sempre otto squadre con due gironi da quattro e finale a seguire.
L’evento era utilissimo a molti per preparare gli Australian Open, e aveva la sua sede naturale a Perth, prima nel Burswood Dome, che lo ha ospitato fino al 2012 (è stato poi demolito l’anno successivo), e poi nella nuova Perth Arena, che dal 2013 ha permesso di ampliare moltissimo il numero di spettatori, precedentemente limitato a 7.000. Con 15.500 posti a disposizione, ovviamente, i record di affluenza sono saliti varie volte, come vedremo.
Andiamo ai giocatori di spicco che la Hopman Cup l’hanno disputata e in più occasioni anche vinta: Arantxa Sanchez nel 1990 e 2002 con la Spagna, Monica Seles nel 1991 quando rappresentava la Jugoslavia, Steffi Graf e Michael Stich nel 1993 con la Germania, Jana Novotna nel 1994 per l’allora Repubblica Ceca ormai diventata nota come Cechia, Boris Becker in quota Germania nel 1995, Goran Ivanisevic per la Croazia nel 1996, e poi anche tre volte Roger Federer nel 2001, 2018 e 2019 (la prima volta con Martina Hingis). Non mancano nemmeno Serena Williams (2003, 2008) e Lindsay Davenport (2004), così come Petra Kvitova (2014). Ma partecipazioni ci sono state di, tra gli altri, Pat Cash, John McEnroe, Hana Mandlikova, Mary Pierce, Lleyton Hewitt, Kim Clijsters, Marat Safin, Dinara Safina, Justine Henin, Novak Djokovic, Andy Murray, Agnieszka Radwanska, fino a Carlos Alcaraz nell’edizione nizzarda post-Wimbledon.
Già, Nizza. Questo perché nel 2019 la Hopman Cup originale, dopo trent’anni di onoratissimo servizio, è stata abbandonata in favore dell’istituzione prima dell’ATP Cup e poi della United Cup. L’ITF, però, ha voluto cercare di salvare in qualche modo l’evento dandogli una connotazione internazionale e una nuova dimensione, quella di evento post-Wimbledon. Nel 2023 si è giocato sulla terra rossa di Nizza, e con un nuovo format: sempre uomo e donna e sempre singolari più doppio misto, ma con match tie-break al posto del terzo set e due gironi da tre per un totale di 6 squadre e, per logica conseguenza, 12 giocatori presenti. Nel 2024 non si è giocata per via della presenza delle Olimpiadi.
L’Italia ha partecipato 10 volte alla competizione, arrivando ai quarti nel 1990 e sfiorando più volte il passaggio dal round robin alla finale. A rappresentare l’Italia negli anni sono stati Laura Golarsa, Paolo Canè, Raffaella Reggi, Francesca Schiavone, Davide Sanguinetti, Silvia Farina, Flavia Pennetta, Simone Bolelli, Potito Starace, Andreas Seppi, Fabio Fognini. Tra gli incontri singoli più significativi da ricordare i successi di Schiavone su Kim Clijsters nel 2002, Sanguinetti su Marat Safin nel 2005 e di Bolelli su Gilles Simon (fresco di Masters Cup, oggi ATP Finals, giocata) nel 2009. Adesso ci sarà la prima edizione assoluta in Italia, sul veloce di Bari. Che, in caso di buona risposta di pubblico, spera di tenersi l’evento anche negli anni successivi.