Tutta l’Italia con Jannik! Sinner per la storia a Wimbledon nella finale-rivincita con Alcaraz
Era il 3 luglio 2022 quando Jannik Sinner e Carlos Alcaraz misero per la prima volta piede assieme sul Centre Court di Wimbledon. Erano gli ottavi di finale, e fu una scelta a suo modo coraggiosa, al tempo, quella di piazzarli sul campo più famoso al mondo. Erano entrambi alla prima assoluta nel tempo per eccellenza del tennis mondiale, e fu l’altoatesino a prevalere per 6-1 6-4 6-7(6) 6-3. Anche allora c’era un pezzo di storia: era, infatti, la prima vera domenica che non era Middle Sunday, il giorno nel quale non si giocava (salvo che in quattro occasioni, 1991, 1997, 2004 e 2016, in cui la pioggia fu davvero troppa per pensare di non programmare tennis anche alla domenica pur di riallineare il programma a quanto dovuto).
Oggi i due si ritrovano l’uno contro l’altro, 1106 giorni dopo. E l’occasione è la più importante in assoluto: la finale. Stavolta i due ci arrivano sull’onda di tutta una serie di primati: seconda volta consecutiva in cui si affrontano in una finale Slam, prima volta di uno stesso ultimo atto dal Roland Garros a Wimbledon dalla doppia trilogia Federer-Nadal 2006-2007-2008. Non sono comunque queste le sole occasioni in cui questo è accaduto: pre-Era Open ci furono i casi di René Lacoste-Jean Borotra del 1924 e 1925 (due dei Quattro Moschettieri di Francia, gli altri erano Henri Cochet e Jacques “Toto” Brugnon; le statistiche riportano solo il 1925 perché è quello l’anno in cui l’Open di Francia è diventato internazionale), Fred Perry-Gottfried von Cramm del 1935 e 1936 (uno fu mister 8 Slam, l’altro figura dalla storia impossibile da riassumere in poche righe), infine Jaroslav Drobny-Frank Sedgman del 1952.
Era l’11 luglio 2021 quando Matteo Berrettini divenne il primo italiano a giocare la finale di singolare maschile a Wimbledon. La coincidenza fu che mentre il romano avanzava, lo faceva anche l’Italia negli Europei di calcio, tanto che fu una domenica dalle coincidenze clamorose. Matteo non riuscì a battere Novak Djokovic, che allora era ancora ben più che al top, ma per parecchio tempo riuscì a infastidirlo. Ed era il 13 luglio 2024 quando Jasmine Paolini divenne la prima italiana a giocare la finale di singolare femminile. Anche lei perse l’ultimo atto, ma in modo se vogliamo più beffardo con la ceca Barbora Krejcikova, ed anche lei aveva raccolto finali di fila al Roland Garros e ai Championships.
Oggi ci sarà un altro assalto azzurro, quello che stavolta arriva dalla vetta del ranking ATP e contro l’uomo che, un mese fa, ha spezzato parecchi sogni dopo una delle finali più belle, intense, drammatiche delle ultime ere in quelle 5 ore e 29 minuti del Roland Garros. La terza sfida tra numero 1 e numero 2 del mondo nell’ultimo atto Slam del 2025: un fatto che non si era mai verificato realmente, ma solo a livello di teste di serie nel 1978 (giacché, al tempo, Jimmy Connors non era esattamente gradito a Parigi per beghe varie). E sono tanti i numeri che ballano tra l’una e l’altra parte.
Sinner può diventare, chiaramente, il primo italiano a portare a casa i Championships, diventando sempre più l’azzurro più vincente negli Slam (siamo a quota tre finora). Di converso, Alcaraz tenta il tris riuscito solo a quattro nell’Era Open: Bjorn Borg, Pete Sampras, Roger Federer e Novak Djokovic, non nomi di poco conto in sostanza. La finale di oggi è la più giovane dal 2006, dato che i due giocatori hanno 23 anni e 331 giorni (Sinner) e 22 e 69 (Alcaraz): nel 2006 Federer aveva 24 anni e 335 giorni e Rafael Nadal 20 e 36. Ed è anche significativo che non ci sia nessuno di 30 anni o più per la prima volta dal 2016, cioè dall’anno in cui Andy Murray vinse per la seconda volta ai danni del canadese Milos Raonic. E non è neppure un caso che sia questa la prima finale sui sacri prati tra nati negli Anni 2000 e anche la prima dal 2001 (sì, dal 2001!) a non vedere in campo alcun nato negli Anni ’80. Al tempo, del resto, Goran Ivanisevic e Pat Rafter, protagonisti di una delle finali più famose di sempre, giocata di lunedì, erano degli Anni ’70.
I record dei due giocatori nell’anno sono particolarmente significativi nella loro essenza: Alcaraz è primo con 48-5, Sinner ufficialmente è 11° con 25-3, ma è fin troppo ovvio capire come a Jannik manchino tutti i tre mesi della sospensione, equivalenti a quattro Masters 1000 più qualche altro scorcio. Lo spagnolo è già a quota 5 titoli nel 2025, l’italiano ha portato a casa gli Australian Open ed è ancora alla ricerca della seconda affermazione, potendo così diventare il quinto uomo con più di due successi sul circuito nell’anno.
Le chiavi tattiche: per Sinner sarà fondamentale tenere alta la percentuale di prime e tenere corti gli scambi. Sul primo dato c’è davvero da mettere in conto uno spartiacque: percentuali basse, sotto il 60%, tre volte su quattro fino al match con Grigor Dimitrov nel quale, fino al drammatico infortunio del bulgaro, l’azzurro si era trovato a dover lottare anche con un gomito non a posto fin dal game d’apertura. Tutto è cambiato molto velocemente dai quarti: 65% con Shelton, 74% (e secondo set da 83%) con Djokovic.
Nel complesso le statistiche dicono che la qualità dei colpi di Jannik è stata finora leggermente superiore rispetto a quella di Alcaraz a quasi tutti i livelli. Particolare il riferimento alla risposta e, ancor più, al dritto, due armi molto importanti nel gioco dell’azzurro fino ad ora. Conterà tanto anche la questione dei punti vinti sulla seconda, una delle caratteristiche storicamente più importanti di Sinner, che anche stavolta raccoglie da questo fondamentale il 63% contro il 54% di Alcaraz, che però proprio sulla risposta contro la seconda è molto bravo (61% contro 46%). Si parlava del contenere la durata degli scambi: questa è stata una chiave importante a Parigi a favore di Sinner, e ancor più sull’erba questo può restare elemento di prima fascia. Tutto questo per quella che può essere, quasi inevitabilmente, la sfida più seguita del 2025 tennistico per mille motivi più uno. Con una novità: il cambio di orario d’inizio della finale, passato alle 17:00 rispetto alle 15:00 che si avevano fino al 2024. Sarà anche pieno di tradizioni, Wimbledon, ma anche allo Slam più attaccato a questa o quella caratteristica alle volte piace cambiare.
Chiosa finale per quanto riguarda il discorso televisivo: com’è noto, ci sarà la trasmissione in diretta su Tv8, facente parte del gruppo Sky Italia. Questo fa sì che, nel 2025, per la prima volta dal 1991 tutti e quattro i tornei del Grande Slam avranno goduto della trasmissione in diretta in chiaro della finale maschile. Allora tutto andò in onda su Tele+2 tranne il Roland Garros, che andava sulla Rai (Rai3 nello specifico). In quest’occasione, Nove ha trasmesso gli ultimi atti di Australian Open e Roland Garros, ora Tv8 Wimbledon ed è già noto che gli US Open avranno la doppia copertura integrale SuperTennis (chiaro)-Sky Sport (pay).