Giuseppe Martinelli: “Il dopo-Nibali lo vedo lontano. Percorso del Tour de France per mettere in difficoltà Pogacar”
Il Tour de France 2025 ha regalato subito grande spettacolo nelle prime tappe, in attesa di fare veramente sul serio in ottica maglia gialla con le grandi montagne nelle prossime settimane. La tavola sembra apparecchiata per un nuovo duello per la vittoria finale tra Tadej Pogacar e Jonas Vingegaard, che si sono spartiti le ultime cinque edizioni della Grande Boucle (tre successi per lo sloveno, due per il danese). Giuseppe Martinelli, uno dei DS più vincenti degli ultimi decenni, è stato ospite di una puntata speciale di Bike Today (visibile sul canale Youtube di OA Sport) soffermandosi su vari temi legati all’attualità.
“11 italiani al via del Tour sono pochi perché eravamo abituati tempo addietro ad averne molti di più. Quando non c’è una squadra italiana è difficile trovare più di questo numero. Comunque sono corridori importanti perché adesso ogni squadra ha una scelta tra 30 elementi, quindi porta sicuramente i migliori. Il Tour de France è la corsa più importante del mondo, forse anche più di un Mondiale, perciò le squadre fanno delle scelte ponderate e non è facile far parte degli 8 selezionati per la Grande Boucle in una formazione da 30. Per questo motivo 11 corridori non sono così male“, dichiara l’ex DS dell’Astana.
Sull’assenza di un italiano con ambizioni di classifica: “Forse manca il corridore che può ambire ad avere un buon piazzamento nella generale, però non dobbiamo dimenticare che gli italiani prediligono ancora un po’ il Giro d’Italia. È difficile andare al Tour per far bene in classifica rinunciando nettamente al Giro. Se un Tiberi vuole andare a far bene il Tour, deve rinunciare al Giro d’Italia. Poi non è che ne abbiamo molti. Noi speriamo nel futuro con i vari Pellizzari e chi dovrà ancora arrivare, ma diciamo che il dopo Nibali lo vedo ancora abbastanza lontano“.
Sul duello strategico tra Visma e UAE: “Spero che le due squadre non corrano prettamente per il campione, quindi la Visma per Vingegaard e la UAE per Pogacar. Forse vado fuori un po’ dalla righe, ma vorrei che ci fosse un po’ di tattica. In quelle due formazioni ci sono campioni che possono mettere magari un po’ di pressione. Non credo che un Kuss non possa un giorno andare nella fuga e mettere un po’ di pepe, costringendo la UAE a tirare, o un Almeida a parti invertite. Vorrei che ci fosse un po’ di tattica e di fantasia. Potrebbe esserci qualcosa di diverso, ma se queste due squadre si mettono a far la corsa per i loro due capitani c’è poco da dire. Il terzo posto è vacante e potrebbero prenderlo in tre o quattro, a partire da Evenepoel“.
Sul percorso ideato quest’anno dagli organizzatori del Tour: “Di montagne ce ne saranno veramente tante. Cinque arrivi in salita più una cronoscalata, per me era dagli anni di Hinault che non si vedeva qualcosa del genere. Penso sia un Tour disegnato per mettere un po’ in difficoltà anche Pogacar, rispetto magari ad un Vingegaard che ti arriva e va fortissimo in salita. Ho i miei dubbi che sia così, però il Tour ci ha provato“.