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Biathlon, sotto al bronzo di Lukas Hofer diventato argento si nasconde una mina. L’Ibu sbaglia e deve fare chiarezza

Nei giorni scorsi l’Ibu ha ufficializzato una notizia che, per la verità, è una non-notizia. Ovvero il “ricollocamento” delle medaglie iridate in seguito al passaggio in giudicato della sentenza che ha, di fatto, cancellato Evgeny Ustyugov da qualsiasi classifica successiva al gennaio 2010. Una mossa orwelliana che ha portato l’azzurro Lukas Hofer dal bronzo all’argento nella mass start dei Mondiali 2011.

Di questo si è parlato in Italia, ma anche nel resto del mondo. Della “ri-assegnazione delle medaglie”, già decisa se si andavano a controllare le classifiche sul sito ufficiale e ieri vidimata in pompa magna dalle autorità. Però, se si guarda al comunicato stampa della federazione internazionale – riunitasi in un meeting a Salisburgo nei giorni scorsi – la vera notizia è rappresentata dal passaggio di mano di una Coppa di specialità, quella della mass start della stagione 2009-10.

Nel presente articolo erano stati spiegati i dettagli della situazione. Al riguardo, l’Ibu ha scelto la via più asciutta, semplicemente ricalcolando i punti in seguito alla nebulizzazione di Ustyugov. Di conseguenza Christoph Sumann è stato dichiarato “nuovo vincitore” della graduatoria legata al format della partenza in linea, che dopo 15 anni viene tolta a Emil Hegle Svendsen.

La politica della federazione internazionale lascia, francamente, perplessi. D’accordo, sarà questione marginale e di scarso interesse per il grande pubblico, ma quando ci si muove sul campo minato delle sentenze, bisogna essere attentissimi. Mettere un piede in fallo è facilissimo, generando un precedente che può risultare pericoloso e generare eventuali battaglie future legate a risultati magari molto più importanti.

Dunque, il primo quesito sorto in seguito alla scelta dell’Ibu è il seguente: “Che colpe ha Svendsen?”. Insomma, il norvegese ha avuto il merito di battere un avversario che, stando ai verdetti, era fuori dalle regole. Sumann no. Eppure, lo scandinavo viene privato di un trofeo conquistato sulla neve con le proprie forze e legalmente.

In seconda istanza, la vera grande domanda da porre alla federazione internazionale è, “Come mai a questo giro si è deciso di togliere la Coppa a Svendsen e darla a Sumann quando, in una situazione analoga, ci si è mossi in maniera molto diversa?”. Sì, perché la parola magica “precedente” esiste, ma è stato ignorato.

La squalifica retroattiva di Olga Zaitseva dal finale della stagione 2013-14 aveva fatto sì che la riscrittura delle classifiche ponesse Tora Berger, seconda nella graduatoria generale, davanti a Kaisa Mäkäräinen, legittima vincitrice di quella Sfera di cristallo (assoluta). Non si parla di due secoli orsono, non si deve risalire al Congresso di Vienna, bensì al dicembre 2021. Sono passati 3 anni e mezzo.

All’epoca, l’Ibu, nel suo comunicato ufficiale scrisse: “Non essendo possibile ricreare le circostanze che ognuna delle due atlete avrebbe fronteggiato nelle gare finali della stagione e, allo scopo di privilegiare il Fair Play, si è unanimemente deciso di assegnare due Coppe del Mondo e dichiarare Tora Berger e Kaisa Mäkäräinen entrambe vincitrici. In questo modo l’Ibu vuole rispettare il principio secondo il quale un’atleta onesta non può essere punita per le colpe di un’altra”.

Qui, si allargano le braccia e si domanda a gran voce: “Wieso?” nella lingua parlata a Salisburgo, sede della federazione internazionale. “Hvorfor?” nell’idioma di Emil Hegle Svendsen e dei suoi connazionali. “Varför?” nella favella del presidente Ibu Olle Dahlin. “Perché?” nel vernacolo delle nostre parti. Perché l’ex aequo nel dicembre 2021 e la rassegnazione brutale nel giugno 2025. Cosa è cambiato nel frattempo?

C’è una nuova tecnologia che permette di “ricreare le circostanze che ognuno dei due atleti avrebbe fronteggiato nelle gare finali della stagione?”. Oppure, non si vuole perseguire lo scopo di “privilegiare il Fair Play”? Please, explain! Oggettivamente, ci troviamo di fronte alla smentita di sè stessi!

No, signore e signori, non è una questione marginale solo perché non tocca un italiano. È una dinamica da chiarire. L’Ibu dovrebbe quantomeno fornire le motivazioni che hanno portato a muoversi differentemente.

Oppure agire nel modo più corretto possibile – almeno secondo l’opinione di chi scrive – ovvero di correggere il proprio errore e giocare la salomonica carta dell’ex aequo. Perché punire Svendsen per le colpe di Ustyugov non sta né in cielo né in terra.

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