Golf: tra Spaun, Oakmont e difficoltà italiane US Open da ricordare
Si è chiusa una delle edizioni più particolari nella storia dello US Open. A Oakmont ha vinto J.J. Spaun, contro un’enorme serie di pronostici e dall’alto di un percorso tutto particolare. Del resto, il californiano aveva partecipato una sola volta a questo Major, nel 2024 non aveva nemmeno partecipato ad alcuno dei quattro tornei maggiori e, prima di questa notte, aveva partecipato solo cinque volte al PGA Championship, due allo US Open e due al Masters. Sì, ne manca uno: all’Open Championship non ci è mai andato. Lo disputerà, in automatico, per la prima volta quest’anno. E si è garantito almeno altri venti Major.
Un successo arrivato in una vera e propria gara a eliminazione in cui lui si è dimostrato il più freddo di tutti non solo alla fine dei conti, ma anche in generale. Unico a finire sotto il par (-1), aveva anche avuto un bruttissimo inizio di quarto giro, con cinque bogey nelle prime sei buche. Il golf, però, è incredibile: il crollo di Burns, la discesa di Scott, alcune mancate rimonte e tanti altri fattori fanno il resto. In sostanza, è forse una delle vittorie più inattese, anche se il rendimento delle ultime settimane e del 2025 più in generale lasciava presagire buonissime cose: subito terzo alle Hawaii, secondo al Cognizant Classic e soprattutto al Players, sesto al Charles Schwab Challenge. In breve, potremmo trovarci di fronte al miglior anno della carriera di Spaun per largo distacco, in mezzo anche a tutte le intemperie legate a un meteo totalmente pazzo.
Se da una parte c’è il sorriso del californiano, terzo USA diverso di fila a vincere il torneo dopo DeChambeau a Pinehurst nel 2024 e Clark a Los Angeles nel 2023, dall’atra c’è da registrare come, in casa Italia, le cose non siano andate secondo i piani. Il clan azzurro si presentava con tre uomini, Edoardo Molinari, Guido Migliozzi e Andrea Pavan: la speranza fondata era di portarne almeno due oltre il taglio.
Pavan si è ritrovato ben presto in una situazione compromessa già nella prima giornata, mentre per Migliozzi tutto è cambiato dalla terza parte del primo giro in poi: prima era davvero in un ottimo stato, di quelli già visti in altre occasioni in questo Major (sebbene in luoghi diversi), poi è incappato in una lunga serie negativa dalla quale non si è più ripreso. Grande il dispiacere, invece, per Edoardo Molinari, cui è stata fatale la parte finale del secondo giro: gli sarebbe servito appena un bogey in meno per proseguire tra le aspre difficoltà di Oakmont, invece non gli è andata bene. E si sa che il taglio è, a volte, una sliding door pesante.
Ritroveremo golfisti azzurri all’Open Championship, e saranno non meno di tre: Francesco Molinari ha l’esenzione fino ai 60 anni, dunque lo vedremo (sempre se sarà sua volontà) ancora a lungo nell’unico Major europeo, mentre Guido Migliozzi e Matteo Manassero sono dentro perché nella top 25 della Race to Dubai del 2024. Non è nemmeno detto che siano gli unici, perché c’è ancora qualche esenzione in arrivo sia tra i pro che tra gli amateur, ma anche un’accoppiata di tornei sul DP World Tour che assegna posti per il Royal Portrush (in particolare l’Open d’Italia ne accorda due e lo Scottish Open tre). Senza dimenticare le qualifiche finali del 1° luglio a Burnham & Berrow, Dundonald, Royal Cinque Ports e West Lancashire.