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Da Battocletti a Furlani: l’Italia sorride con record e podi al Golden Gala

Fino a pochi anni fa, ottenere quattro podi in una stagione intera di Diamond League rappresentava un traguardo ambizioso per l’Italia dell’atletica. Era il 2020 e la presenza azzurra nel massimo circuito internazionale era ancora sporadica, frammentaria, quasi timida. Poi è cambiato tutto. E il Golden Gala 2025, andato in scena il 6 giugno allo Stadio Olimpico di Roma come quinta tappa del prestigioso circuito mondiale, è la dimostrazione lampante del nuovo status dell’atletica italiana: quattro podi in una sola serata, prestazioni di livello assoluto e un entusiasmo del pubblico che è lo specchio fedele di un movimento in crescita verticale.

Il dato nudo è semplice: quattro italiani ssono saliti sul podio davanti al proprio pubblico. Ma il dato vero è molto più profondo: il Golden Gala ha confermato l’immagine di un’Italia credibile, competitiva e, in alcuni casi, persino dominante.

L’immagine simbolo della serata è senza dubbio quella di Nadia Battocletti che taglia il traguardo dei 5000 metri in 14:23.15, abbassando per la terza volta in meno di un anno il record italiano sulla distanza. La 24enne trentina ha riscritto la storia nazionale del mezzofondo con una prova di spessore mondiale: è la seconda europea di sempre, terza in una gara vinta dalla keniana Beatrice Chebet con la seconda prestazione all-time (14:03.69) e segnata da ben sedici atlete sotto i 15 minuti. Nadia ha gestito con intelligenza la gara, risalendo nel gruppo giro dopo giro, fino al bronzo.

Nel salto in lungo maschile Mattia Furlani ha accarezzato la vittoria. Il giovane talento azzurro ha risposto presente nel momento decisivo, saltando 8.13 metri all’ultimo tentativo. Per due minuti ha sognato la vittoria, ma l’australiano Liam Adcock con un balzo da 8.34 ha chiuso i conti. Rimane un secondo posto che certifica la solidità tecnica e mentale del 19enne azzurro, ormai in pianta stabile tra i big della specialità.

Nel getto del peso, un ottimo Zane Weir ha ritrovato lo smalto dei giorni migliori: 21.67 metri alla penultima prova e secondo posto dietro al neozelandese Tom Walsh (21.89), ma davanti a un lotto di avversari di altissimo profilo. Weir ha mostrato continuità (tre lanci oltre i 21 metri) e una competitività che, in prospettiva Parigi, lo colloca tra i migliori d’Europa.

Prova di altissima caratura anche quella di Ayomide Folorunso nei 400 ostacoli: con un 54.21, secondo miglior crono della carriera e seconda prestazione europea stagionale, l’azzurra ha tenuto testa alla giamaicana Andrenette Knight (53.67) e respinto nel finale l’assalto di Rushell Clayton, altra specialista di caratura mondiale. È il miglior piazzamento di sempre per Folorunso in una tappa di Diamond League, in uno stadio che ha applaudito il suo talento esplosivo.

Infine, il salto con l’asta femminile ha visto il ritorno ad alti livelli di Roberta Bruni, seconda ex aequo con 4.65. L’azzurra ha provato anche i 4.75 (mancando di poco il suo stesso record italiano, 4.73), dimostrando grande solidità. Il successo è andato alla statunitense Sandi Morris, con un convincente 4.80, ma l’azzurra ha confermato di potersi giocare un ruolo importante in vista degli Europei e dei Giochi.

Non tutto, ovviamente, è stato perfetto. Gianmarco Tamberi, al rientro dopo otto mesi di assenza, ha faticato nel salto in alto, fermandosi a 2.16. Ancora lontano dalla condizione ideale, ha chiuso in decima posizione in una gara vinta dal coreano Sanghyeok Woo con 2.32. Nessun allarme, ma serve tempo per ritrovare lo smalto. Leonardo Fabbri, grande protagonista nella scorsa stagione, ha chiuso solo settimo nel peso con 21.35, anche a causa di due nulli che hanno interrotto la progressione. Daisy Osakue, nel disco femminile, ha invece trovato una serata storta: decima con 56.40, mai realmente in gara.

Segnali incoraggianti arrivano da Federico Riva, decimo ma con il secondo tempo italiano di sempre nei 1500 metri (3:31.42), in una delle gare più spettacolari della serata, vinta dal francese Azeddine Habz con 3:29.72. Anche Marta Zenoni, ottava nei 1500 femminili, ha firmato il proprio personale con 4:01.52, quinta italiana all-time. Al di là delle singole prestazioni, il dato più confortante è la sensazione generale: l’Italia c’è, e non come comprimaria. C’è nel calore del pubblico, nel livello degli atleti, nell’organizzazione impeccabile di un evento che non è più solo “un meeting”, ma una vera e propria festa dello sport. Il minuto di silenzio in apertura per Giorgio Lo Giudice, storico giornalista legato al Golden Gala, ha ricordato quanto profondi siano i legami tra l’evento e la storia dell’atletica italiana.

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