Basket femminile, come cambia l’Italia agli Europei senza Matilde Villa. Il difficile obiettivo dei Mondiali
Mentre sono passate le due sfide di Inca contro Grecia e Spagna, sono chiare alcune cose in fatto di Italia verso gli Europei femminili. La prima: si tratta di una squadra a fortissima vocazione difensiva (in breve, è probabile che cerchi sempre di far fare un punto in meno alle avversarie). La seconda: c’è ancora da aspettare per quel che riguarda una definizione completa di ciò che sarà l’Italia al debutto in quel di Bologna in tema di Europei. La terza: in attacco non potrà non mancare Matilde Villa.
La definizione dell’Italbasket da portare al PalaDozza (e poi al Pireo, si spera) è cambiata inevitabilmente nell’esatto momento in cui, nella seconda partita contro il Belgio a Kortrijk, il legamento crociato anteriore della classe 2004 della Reyer Venezia ha offerto i propri malaugurati saluti alla proprietaria. Un danno non da poco per un’Italia che, con lei, era molto quotata: secondo il power ranking pubblicato sul sito ufficiale del torneo c’era di mezzo un potenziale sesto posto, ma a breve distanza da tante big. E parlavamo dell’ottava per tiri da due e della prima (48%) per tiri da tre dell’intero campionato di Serie A1, oltre a tutte le altre cose che con le statistiche non possono spiegarsi. C’è dunque da cambiare prospettiva in tema di come andrà a funzionare la squadra di Andrea Capobianco.
Veniamo a come potrebbe essere costruita la squadra allo stato attuale delle cose. Innanzitutto quello che dovrebbe essere il quintetto base. Play: Costanza Verona, 5a per media assist (4.9 a gara) in Eurolega e 3a (4.9) in Serie A1. Guardia: Laura Spreafico, 13a miglior realizzatrice in A1 , 9a per percentuali da tre (37,93%). Ala piccola: Cecilia Zandalasini, tornata dopo un problema al piede in WNBA nell’ultima settimana e in cerca di riscatto dopo l’annata più difficile della carriera al Galatasaray (dove le è totalmente mancato il tiro da tre che negli States sta già tornando). Ala grande: Jasmine Keys, prima per percentuali da tre in Eurolega (52,8%, anche se stranamente in A1 è sotto il 30%) e co-terza per stoppate in A1 (0,7/gara). Centro: Olbis Andrè, prima per percentuali da due in A1 (68,07%), sesta a rimbalzo (6,86%), co-terza per stoppate (0,7 a gara), dati sui quali si mette bene in evidenza anche in Eurolega.
Come può essere la squadra in termini di chi esce dalla panchina? Il nodo principale è nel ruolo di play. Un punto fermo: Francesca Pasa, quest’anno con valide statistiche sia in campionato francese (8.3 punti e 3.8 assist a gara) che in EuroCup (6.6 e 4) con l’ASVEL Femenin, che gioca a Lione ed è erede di altra società prima della fusione con l’omonimo club di Villeurbanne, con cui condivide il presidente, Tony Parker (sì, lui). Dietro il dilemma: Mariella Santucci o Stefania Trimboli? L’una è tornata quest’anno dopo un infortunio gravissimo nella passata stagione e si è disimpegnata piuttosto bene (peraltro in EuroCup è tra le migliori per recuperi), l’altra sta distinguendosi fortemente anche in azzurro dopo la stagione a Campobasso da nona per assist in A1. Volendo portare una terza play, il discorso è tra loro due; per Carlotta Zanardi ci sarà tempo, ma il tempo non è questo.
Capitolo guardie: è naturale che dietro Spreafico ci sia Francesca Pan, giocatrice dalle caratteristiche ben note e che, quanto a sfuriate da tre, se comincia a infilarla non finisce più. Martina Fassina potrebbe guadagnarsi il posto da dodicesima, anche per aumentare la quota Venezia (un fattore, quello dei blocchi di squadra, non indifferente). Sembrano minori le chance per Eleonora Villa e Martina Kacerik, anche se a favore di quest’ultima gioca una vocazione difensiva che, per certa misura, potrebbe tornare utile.
In ala la presenza di Zandalasini e Keys da sola vale tantissimo. Rimane però anche il ruolo un po’ più scoperto, dove c’è più da alternare. Fa eccezione al discorso Sara Madera, che un posto lo ha garantito anche in virtù delle continue performance in campionato: decima per percentuali da due (53,6%), è un punto fermo per tante variabili tattiche che possono arrivare. Una questione che, però, potrebbe puntare più verso il gioco interno che quello esterno si lega a Valeria Trucco, quest’anno con numeri meno importanti rispetto alla stagione passata, ma sempre in grado di farsi sentire quando il gioco si fa duro.
Rimane poi la questione, che poi tale non è, di chi inserire vicino a canestro. Risposta anche troppo facile: in molte squadre Lorela Cubaj potrebbe tranquillamente partire in quintetto base, in quest’Italia parte dalla panchina, ma parliamo della nona miglior rimbalzista del campionato (6,55) e della sesta migliore da due per percentuali (54,59%). Ma anche di una che, quanto a tasso tecnico, ha pochissimo da invidiare a chiunque.
Una squadra che, dunque, ha bisogno di cambiare qualche punto di riferimento. Servirà dare il più possibile una chance a Zandalasini di poter giocare la propria pallacanestro senza essere guardata a vista da tutte. In questo può aiutare la nuova competitività raggiunta sotto canestro, come anche una fortissima sicurezza che viene data da Verona ogni volta che si tratta di dare a lei le chiavi in mano della squadra. Il fattore aggiunto, poi, è lì in panchina, perché il percorso che sta tracciando Capobianco è chiaro e molto basato su una squadra diametralmente opposta, per certa misura, a quella del 2017: tanta, tantissima difesa, almeno per ora. Poi chissà, le cose potranno anche cambiare.
E si tratta di un’edizione degli Europei non da poco, perché porta alle qualificazioni per i Mondiali del 2026 (i quali si giocheranno in Germania). Le regole d’ingaggiano: passano in sei per quello che è un viatico importantissimo. Va ricordato che la rassegna continentale ha profili di difficoltà molto più elevati di una qualificazione iridata nella quale possono spesso capitare due squadre forti, una media e una con cui la tradizione cestistica è avara di soddisfazioni oppure una con un tasso di talento che è diminuito drasticamente da decenni.
In questa fattispecie è la Francia ad avere potenzialmente qualcosa in più rispetto a tutte. Sulla carta anche il Belgio, ma con le WNBA al fianco di Meesseman, può avere forti chance. Un po’ più indietro la Spagna, se la versione vista con un’Italia senza tre quinti del quintetto base è quella reale, e la Germania, che deve risolvere il dilemma tra un forte quintetto base e una panchina che ha poco da far stare tranquilli. Per il resto, dal 5° all’11°-12° posto, si può dire che ci sia tanto da dover lottare. All’Italia è peraltro capitato un girone non semplice con Serbia e la miglior Slovenia degli ultimi anni. Passarlo vuol dire cominciare ad avere speranze importanti. Resta però il fatto che, come si evince anche dalla questione numerica, non si tratta per nulla di un cammino semplice.