Notizie

Il ciclismo italiano è sulla strada di una lenta guarigione

Tre anni fa OA Sport titolava: “Il ciclismo italiano non esiste più“. Oggi non possiamo dire che il paziente sia completamente ristabilito, tuttavia il processo di guarigione, seppur molto lento, è in atto. Se andiamo a guardare il bilancio del Giro d’Italia 2025, non può di certo definirsi idilliaco. Un solo successo di tappa per i nostri colori, come era accaduto solo nel 2017, quando a salvare l’onore ci pensò Vincenzo Nibali. In classifica generale il veterano Damiano Caruso ha concluso in quinta posizione, appena davanti al 21enne Giulio Pellizzari. Da rimarcare anche la maglia azzurra di miglior scalatore conquistata da Lorenzo Fortunato. Complessivamente, dunque, nulla di davvero eclatante, forse un rendimento da sufficienza striminzita.

E allora perché stiamo meglio rispetto a tre anni fa, quando al Giro d’Italia Vincenzo Nibali giunse quarto e Domenico Pozzovivo ottavo? Oggi, rispetto ad allora, ci si può sforzare di intravedere un futuro migliore. C’è qualche speranza che mancava all’epoca, quando non si muoveva nulla dalle categorie giovanili.

Se andiamo a guardare le prospettive nelle corse a tappe, Giulio Pellizzari ha dimostrato indiscutibilmente di essere un corridore tagliato. In pochi mesi alla Red Bull ha compiuto dei miglioramenti enormi non solo in salita, che è sempre stato il suo pane, ma anche a cronometro, nella posizione in bici ed in discesa. Arrivare in sesta posizione dopo aver lavorato per due intere settimane come gregario di Primoz Roglic, e spendendo non poche energie, va considerato un risultato degno di nota. Gli manca ancora lo scatto secco in salita, ma i margini di miglioramento restano ampi. Nell’era di fenomeni inarrivabili come Tadej Pogacar, Jonas Vingegaard e Remco Evenepoel, Giulio Pellizzari potrà ritagliarsi i suoi spazi e, magari, sfruttare le occasioni che gli si presenteranno. Dopo quanto ha fatto vedere, saremmo molto sorpresi se la Red Bull non lo valorizzasse come merita, continuando ad attribuirgli un mero ruolo di uomo squadra.
L’auspicio è che nei prossimi anni l’Italia possa contare su due uomini da corse a tappe. Attualmente tra gli U23 corre Lorenzo Finn con la squadra sviluppo della Red Bull. Dopo aver dominato i Mondiali juniores nel 2024 con un’azione da lontano sotto la pioggia, il classe 2006 ligure (ancora 18enne, perché nato a dicembre) si metterà alla prova tra Giro NextGen e Tour de l’Avenir, ma di tanto in tanto ha già fatto vedere di che pasta è fatto anche in alcune corse disputate tra i professionisti. Da capire se Finn passerà tra i ‘pro’ nel 2026 o se, come da contratto, disputerà due stagioni tra gli U23. Ad ogni modo, si tratta di un talento cristallino e dotato di una naturale predisposizione per le corse di tre settimane: è uno scalatore che va molto forte anche a cronometro, mentre il suo attuale punto debole è quello di non essere un fulmine in caso di arrivo allo sprint. Se oggi, domenica 1° giugno, dovessimo indicare i nomi di quattro corridori che potrebbero avere un futuro importante nei Grandi Giri dopo i vari Pogacar, Vingegaard ed Evenepoel, diremmo il messicano Isaac Del Toro, Lorenzo Finn, il belga Jarno Widar e Giulio Pellizzari. Due su quattro, dunque, sono italiani. Ripetiamo: oggi, rispetto a tre anni fa, possiamo almeno cullare la speranza, auspicando (ed avendo la pazienza) che si tramuti in certezza.

Il Giro d’Italia che terminerà oggi a Roma ha invece ridimensionato bruscamente, per ora, le ambizioni di Antonio Tiberi e Davide Piganzoli, ovvero due azzurri di cui si parla da tempo, insieme a Pellizzari. Tiberi è stato condizionato dalla caduta di Nova Gorica che, di fatto, ne ha compromesso la Corsa Rosa. Va detto però che il ciociaro continua a mostrare limiti importanti: a cronometro si esprime bene, ma non eccelle, mentre in salita il cambio di ritmo resta un problema. Se non guadagni a cronometro e in salita perdi costantemente terreno quando i tuoi avversari scattano, in prospettiva futura sarà complicato cullare l’ambizione di vincere una grande corsa a tappe. Per ora il giudizio nei suoi confronti resta sospeso, ma i dubbi sul reale potenziale di questo corridore restano. Piganzoli ha vissuto un Giro veramente anonimo, senza un guizzo e pagando costantemente dazio in salita. In questo caso l’auspicio è che l’approdo in una squadra World Tour nel 2026 (la Visma?) possa consentirgli di compiere un grande salto di qualità, come accaduto per Pellizzari. Ad oggi, però, non dà la sensazione di poter diventare un corridore da podio: in tal senso non ha mostrato alcuno sprazzo, apparendo anzi persino involuto rispetto al 2024.

Dunque in ottica corse a tappe l’Italia può puntare su Giulio Pellizzari e Lorenzo Finn, dando ancora credito sia ad Antonio Tiberi sia a Davide Piganzoli. Nelle Classiche, e la primavera scorsa lo ha dimostrato, siamo competitivi per dei piazzamenti, ma non per vincere. D’altronde ormai le Monumento sono territorio di caccia dei vari Pogacar, Van der Poel ed Evenepoel: agli altri restano solo le briciole. I secondi posti di Filippo Ganna e Giulio Ciccone, rispettivamente alla Milano-Sanremo e alla Liegi-Bastogne-Liegi, testimoniano che il ciclismo tricolore è ben presente, anche se non ancora vincente come in passato. Proprio Ganna e Jonathan Milan saranno le nostre punte al Tour de France per provare ad incamerare qualche successo di tappa, mentre per la classifica generale, purtroppo, non avremo con ogni probabilità uomini da prime 20 posizioni. In generale, in prospettiva futura l’Italia può ben figurare nelle ‘Classiche delle pietre’, ovvero Giro delle Fiandre e Parigi-Roubaix, e ovviamente alla Milano-Sanremo sia con Ganna sia con Milan. Diverso il discorso per le Ardenne o il Giro di Lombardia, perché ad oggi manca un corridore in grado di eccellere sulle salite brevi: lo sarà Lorenzo Finn? Il già citato Ciccone, sin qui, ha palesato un rendimento decisamente migliore nelle corse di un giorno. Purtroppo per il ct Marco Villa, le prossime edizioni dei Mondiali saranno adatte agli scalatori; avendo Ganna e Milan, per l’Italia sarebbe stato meglio poter beneficiare di altimetrie meno complicate in questo determinato periodo storico.

In definitiva, qualcosa si muove e il ciclismo italiano può sperare di tornare pian piano a recitare nuovamente un ruolo di primo piano sulla scena internazionale. Con i tempi che corrono, è già qualcosa. Più che l’assenza di una squadra World Tour, pesano sempre più le difficoltà delle società di base, sempre di meno e con un numero di praticanti in declino, anche (o soprattutto?) a causa della piaga mai risolta degli incidenti stradali che porta i genitori a dirottare i bambini verso altre discipline. Ma la fiamma resta viva, la passione popolare intatta. Basterebbe una scintilla, magari un corridore che torni a far sognare a suon di risultati (e potremmo avercelo…), per rilanciare anche gli investimenti delle aziende italiane.

Comments

Комментарии для сайта Cackle
Загрузка...

More news:

Oasport: Nuoto paralimpico: Super-Italia a Berlino! Morlacchi, medaglie e record
Oasport: Nuoto paralimpico: Super-Italia a Berlino! Morlacchi, medaglie e record
Oasport: Nuoto paralimpico: Super-Italia a Berlino! Morlacchi, medaglie e record

Read on Sportsweek.org:

Oasport: Nuoto paralimpico: Super-Italia a Berlino! Morlacchi, medaglie e record
Oasport: Nuoto paralimpico: Super-Italia a Berlino! Morlacchi, medaglie e record
Oasport: Nuoto paralimpico: Super-Italia a Berlino! Morlacchi, medaglie e record
Oasport: Nuoto paralimpico: Super-Italia a Berlino! Morlacchi, medaglie e record

Altri sport

Sponsored