ATP Roma 2025, Matteo Berrettini: “Spero di non aver fatto danni troppo gravi”
Matteo Berrettini è stato costretto ad alzare bandiera bianca nel corso del match valido per il terzo turno degli Internazionali d’Italia 2025 di tennis, quando si trovava sotto di un set e di un break contro il norvegese Casper Ruud. Nel corso della conferenza stampa il romano ha spiegato l’infortunio occorsogli questa sera.
I problemi dell’azzurro non iniziano questa sera: “Probabilmente quando mi sono svegliato ieri ho capito che le cose erano un po’ complesse. Poi l’amore che ho per questo torneo, questa città, per mio fratello, per lo sport che faccio, alla fine mi ha spinto a provarci. Oggi fino a dieci minuti prima della partita pensavo di non farcela, poi ho detto: ‘Vabbè, ci provo, dai’. Sono rimasto sorpreso da come il mio corpo ha reagito fino ad un certo punto“.
Al tramonto della prima frazione arriva un nuovo dolore: “Poi ho risentito un’altra fitta, verso la fine del primo set e da lì in poi non sono più riuscito a stare nella partita, a stare concentrato. Ho dovuto ritirarmi un’altra volta. Non volevo ritirarmi, ma poi so quello che succede se non mi fermo: devo stare tre mesi senza giocare, ad ogni starnuto salto. Non volevo che risuccedesse quella cosa lì. Spero di essermi fermato in tempo, mi fa abbastanza, male ma non credo di essermi strappato ancora. I dottori forse sono stanchi anche loro di vedermi“.
Problema simile a quello ravvisato a Madrid: “E’ vicino ad un punto in cui mi sono fatto male in precedenza, non so che cosa ci sia di sbagliato nei miei obliqui. Le sensazioni purtroppo le conosco bene, perché ci sono passato più e più volte. Onestamente una settimana fa non pensavo di giocare il torneo, poi ho fatto una specie di miracolo: aver fatto una partita ed averla vinta. Alla fine ne ho giocate due e mezza. È stato qualcosa di importante, anche se è ovvio che non volevo finire così. Le sensazioni sono, come ho detto prima, che spero di non aver fatto danni troppo gravi, perché non mi va di rimanere a casa e di non giocare“.