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Musetti-Alcaraz, precedenti sfavorevoli. Ma il ricordo dolce di una finale…

La prima finale di Lorenzo Musetti in un Masters 1000 arriva sulla terra di Montecarlo, quella dove già in passato aveva colto più che validi risultati, tant’è che tra i 1000 è indubbiamente il suo migliore con un quarto di finale e due terzi turni prima di quanto accaduto quest’anno. Il toscano, però, per fare il passo in più deve superare lo scoglio rappresentato da Carlos Alcaraz, non proprio il più facile di questo mondo.

Musetti lo sa bene fin dal 2020, quando lo affrontò in semifinale al Challenger di Trieste, un precedente che, come da prassi dell’ATP, non è riconosciuto nel conteggio ufficiale che dice 3-1 per il murciano. Fosse incluso quello, sarebbe 4-1, perché in terra giuliana vinse Alcaraz che resse di più a livello fisico e portò a casa il 6-2 al terzo set.

Due anni dopo, ad Amburgo, storia ben diversa: finale ATP 500 per entrambi con il carrarino che arrivava da una settimana partita col brivido, rischiando di uscire subito con il serbo Dusan Lajovic (e anche Alcaraz se l’era vista bruttissima con il tedesco Nicola Kuhn, con l’aggravante del differente tasso tecnico tra lui e Lajovic). Fu una finale a tratti tesa, ma che l’azzurro portò a casa in quel luglio del Rothenbaum per 6-4 6-7(6) 6-4.

Successivamente, la questione dei confronti diretti è stata presa in mano da Alcaraz. Il murciano, infatti, al Roland Garros ha replicato con gli interessi, e quello che, nel 2023, doveva essere un ottavo di finale spettacolare si risolse in un perentorio 6-3 6-2 6-2 a suo favore. Non troppo diverse sono state le vicende nei due faccia a faccia successivi: 6-2 6-2 senza grande storia all’ATP 500 di Pechino nello stesso anno e 6-3 6-3 in quello successivo, stavolta a Miami.

In quest’occasione i due arrivano all’occasione in quota 1000 con percorsi che, nella loro differenza, hanno dei punti comuni rappresentati dai match non facili. Già, perché non si tratta solo dei quattro set ceduti da Musetti con annesse rimonte per meritarsi il posto all’ultimo atto, ma anche delle sfide faticose di Alcaraz (leggere alle voci Francisco Cerundolo e Fils), e va pur detto che anche la semifinale con lo spagnolo Alejandro Davidovich Fokina non ha restituito una versione del murciano poi scintillante. Anche per questi motivi il classe 2002 ha buon diritto di crederci.

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