Antonio La Torre: “Furlani vale molto di più, Diaz da 18 metri. Non si può frenare un talento come Doualla”
Tempo di bilanci e di analisi dopo i Mondiali indoor di atletica leggera, di scena a Nanchino (Cina). L’Italia ha concluso il proprio percorso con due ori e un argento, ma al di là delle medaglie c’è stata un grande profondità nelle prestazioni dei nostri portacolori. Questo è stato il tema affrontato nell’ultima puntata di Sprint Zone, condotta da Ferdinando Savarese sul canale Youtube di OA Sport, e con un’ospite d’eccezione: Antonio La Torre, Direttore Tecnico della squadra italiana.
“Avevo chiesto alla squadra di continuare a confrontarci e a essere protagonisti. Facendo un bilancio generale, sono estremamente soddisfatto perché su 20 atleti che abbiamo portato, 10 sono andati in finale. Giudico poi una prestazione da finale anche quanto fatto da Giovanni Lazzaro, promettente mezzofondista che si è battuto fino alla fine. Molto più che dignitosa la prova di Joao Bussotti Neves, un veterano ripescato attraverso il ranking. Abbiamo dato un senso a tutta la spedizione che ci porta poi a parlare dei protagonisti principali. Quello che continuiamo a registrare è la mentalità, cioè quella di andare in pista e provarci, tutti con le proprie possibilità. Vorrei aggiungere un’altra cosa: non so quante volte, per la nostra indole latina, è accaduto che in quindici giorni potessimo affrontare Europei e Mondiali indoor senza spaventarci. Vi faccio l’esempio di Idea Pieroni che ad Apeldoorn (Europei indoor, ndr) ha un po’ subìto l’emozione e l’impatto dell’esordio in prima squadra. Abbiamo insistito lo stesso perché bisogna avere un occhio verso il futuro e questa ragazza si è trovata finalista mondiale, sfiorando anche la misura a 1,92 nel salto in alto. Ha capito cosa voglia dire entrare in un contesto così qualificato. Questa era la premessa dovuta, visto l’affluire di nuovi protagonisti, alcuni dei quali estremamente giovani“, ha dichiarato La Torre.
Il tema della mentalità vincente ricorre: “Bisogna continua a stare sul pezzo, ci siamo messi degli abiti importanti, ma dobbiamo continuare a guadagnarceli, aggiustandoli anche. Nanchino è stata il paradigma del centimetro. Quel centimetro nella gara vinta da Mattia Furlani rappresenta cosa sia l’atletica mondiale oggi. Furlani ha reso facile il lavoro di World Athletics, che lo aveva nominato “astro nascente” e lui l’ha già dimostrato sul campo. Invito a riflettere su quel centimetro. Vedere un ragazzo di 20 anni battersi con quella concentrazione e guadagnarsi il rispetto in pedana, è stato molto significativo“.
Parlando della finale del salto in lungo nello specifico: “È stata una finale di altissimo livello tecnico, dove erano presenti tutti gli atleti più forti. Tentoglou è arrivato quinto ed era arrabbiato per quel risultato, facendo capire che mentalità abbia. Furlani ha recepito il messaggio nel senso che c’è soddisfazione per l’oro conquistato, ma la consapevolezza di poter fare molto meglio. Questa è la sintesi di cosa significhi stare sul pezzo perché ci si rende conto di quanto possa valere quel centimetro“.
Andy Diaz sempre più inserito nel gruppo azzurro e la sua vittoria nel salto triplo in Cina un modello per gli altri: “Quello che porta Diaz alla squadra è importantissimo. Lui è venuto a seguire tutte le gare e a fare il tifo per i suoi compagni e questo significa dare un grande impulso. Quando c’è questo clima, si crea un ambiente estremamente positivo. Anche chi non realizza la prestazione, sa che troverà degli interlocutori che potranno essere utili nell’inquadrare la situazione senza fare drammi e cercare alibi o dare la colpa ad altri. Andy porta una leggerezza nell’affrontare l’atto agonistico incredibile. Certo, lui ha “ammazzato” la gara e senza quell’interruzione, avrebbe provato l’attacco ai 18 metri. Gli abbiamo suggerito di non forzare, vista la pausa di 40 minuti, per prevenire il rischio di un infortunio. Diaz porta davvero una concentrazione che insegna qualcosa ai nostri atleti: togliersi le paure e indirizzare le tensioni per la realizzazione della performance“, ha sottolineato il Direttore Tecnico della Nazionale.
Si è poi disquisito di Zaynab Zosso, argento nei 60 metri femminili: “Un conto è arrivare a una competizione, conquistando la medaglia di bronzo a Glasgow come l’anno scorso quasi da outsider, e un altro è avere i panni di protagonista assoluta. In quelle vesti ci vuole un altro pezzettino. Zaynab mi ha detto di essere un po’ delusa, ma è orgogliosa del percorso che ha fatto perché adesso sa di poter ambire a essere finalista nei Mondiali di Tokyo e lì si entra in un’altra dimensione. Dosso, dopo la delusione a Parigi, ha fatto un percorso insieme a Giorgio Frinolli – tecnico straordinario – e si è trovata a giocarsi l’oro. L’atleta, tra l’altro, ha dovuto gestire un problema al piede tra Europei e Mondiali e quando fai meno allenamenti e ci sono delle incertezze da questo punto di vista non è semplice. Per cui, sono convinto che Zaynab alla prossima non perde più da nessuna“.
La Torre ha anche parlato di Lorenzo Simonelli, quarto nei 60 ostacoli: “Lui ha avuto un infortunio serio ed era al settimo allenamento…Ha voluto esserci e interpretare la gara col solito piglio. Pur con la limitazione citata, ha sfiorato il bronzo. È un fenomeno perché riuscire a fare quello che ha fatto, con così poca preparazione, è una cosa da atleta fuori dal comune che ovviamente ci aspettiamo possa recitare un ruolo di altissimo profilo all’aperto“.
La Torre ha spiegato anche con quale spirito si sia interpretata la competizione mondiale: “Di comune accordo col presidente Mei, abbiamo deciso in questa trasferta di alimentare questa catena di positività. Poi, non siamo dei maghi. Vogliamo incoraggiare qualche giovane a provarci. Parlando dei pesisti, abbiamo vista una reazione e un comportamento diverso. Bisogna solo trovare alcuni equilibri e penso che all’aperto ci saranno ottime misure ai Mondiali di Tokyo“.
Movimento dell’atletica italiana che soprattutto a livello giovanile è molto competitivo: “Noi dobbiamo spostare tutte le nostre attenzioni sul capitale umano enorme che abbiamo. Stiamo parlando di 800 atleti che stanno nei 100 al mondo. Questa è una cosa che non si era mai verificata e il nucleo più grande, di oltre 360 atleti (maschi-femmine), è dagli Under16 agli Under18. Qui bisogna veramente ricordare il lavoro straordinario fatto da Tonino Andreozzi (assistente nazionale delle squadre giovanili, ndr). Ad Apeldoorn, ho detto ai ragazzi che i nostri nipotini hanno fatto una serie di gare in Francia dove hanno strabattuto i transalpini in casa loro. Noi dobbiamo essere all’altezza, quindi focalizzarci su questo continuo rimpallo. Nel prossimo raduno a Formia, Filippo Di Mulo andrà a vedere personalmente queste ragazze così dotate, non c’è nessuna forzatura per “precocizzare” le performance, ma è capire come lavorare e portarle a compimento. Rivendico questa cosa perché anche in passato si vinceva tanto, ma si perdevano molti di più atleti. Ora cerchiamo di perderne di meno e si respira un’aria in cui ci si mette alla prova, senza perdere leggerezza, sorriso e forzare troppo sui tempi. Non puoi però frenare il talento, dicendo ad esempio a Kelly Doualla di andare più piano perché rispetto alle sue età sei più avanti. Poi si volge lo sguardo al mondo e c’è una 13enne che ha fatto meno di lei“.
Si pensa poi agli Europei su strada di fine aprile: “Puntiamo a essere competitivi. Nelle prove a squadre siamo molto forti e nella 10 km femminile abbiamo Nadia Battocletti. Noi, come detto prima, vogliamo aprire anche ad altri per dare una spinta ulteriore a chi c’è dietro. In contesti europei, credo sia giusto dare fiducia e offrire qualche occasione in più. Non ci sarà Yeman Crippa, ma vi saranno Riva e Chiappinelli“.
In conclusione una battuta sulla Coppa Europa di marcia a maggio: “È previsto l’esordio di Antonella Palmisano, che sarà in gara nella 35 km. Vi saranno anche Massimo Stano e Fortunato. Rispetto ai cambiamenti in vista di Los Angeles 2028, non possiamo fare altro che lottare per far rimanere la marcia nel programma olimpico“.