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Darren Cahill su Sinner: “Ha bisogno di una nuova ispirazione. E’ un ragazzino, ma dimostra più anni”

Darren Cahill è stato ospite d’eccezione del podcast Tennis Insider Club. Il coach australiano ha parlato a 360° della sua storia tennistica e di tutti i giocatori che ha allenato nel proprio percorso. Campioni come Andre Agassi, Lleyton Hewitt e Simona Halep hanno condiviso il percorso con l’allenatore aussie. L’ultimo della serie è Jannik Sinner e, a questo proposito, Cahill ha evidenziato aspetti interessanti.

Il tecnico ha esordito con un consiglio da dare a tutti gli appassionati di tennis, per fare capire indirettamente cosa Jannik abbia dovuto affrontare specialmente negli ultimi 12 mesi per la vicenda “Clostebol”: “Mantieni la gioia, metti un sorriso sul tuo viso, goditi ogni momento in cui puoi farlo perché non dura abbastanza a lungo, indipendentemente da quanto sia lunga la tua carriera. Arriverai al punto in cui non potrai più farlo professionalmente e ogni giorno ti guarderai indietro e penserai ‘vorrei tornare indietro e competere’. Quindi mantieni la gioia, non importa quanto sia difficile il periodo“, le sue parole.

Come è noto, il sodalizio tra il n.1 del mondo e Cahill terminerà a fine stagione e non ci sono ripensamenti in questo senso: “La finestra temporale per il coaching è forse tre o quattro anni. E se dura più a lungo sei più un persona che lo protegge o un manager. Perché c’è una finestra di tre o quattro anni in cui puoi impartire tutto, e questo è anche il punto dell’allenatore. Lo stile migliore di allenare un giocatore è insegnargli le cose in modo che possa risolvere i problemi da solo. E così il giocatore arriverà a un certo livello dopo tre anni. E quando gli dirai una cosa, lui la saprà già. Dopo tre o quattro anni è il momento per qualcun altro, una voce diversa, un’ispirazione diversa“, ha chiarito.

Percorso con Sinner iniziato nell’estate del 2022, ma l’interesse del coach aussie era emerso ben prima: “Ho commentato Jannik quattro o cinque anni fa per ESPN e ho detto ‘O mio Dio, questo giocatore è così bravo’. Il suono che ha la palla quando la colpisce, il modo in cui si muove. Sapevo che sarebbe diventato un grande giocatore e aveva un grande allenatore, come Riccardo Piatti. Il nostro rapporto è iniziato facendo solo tre o quattro settimane sull’erba insieme, una prova, per vedere come stavano le cose. Ha perso al primo turno contro Tommy Paul, non è andata proprio benissimo. Ma ha giocato bene e Tommy è un buon giocatore sull’erba. È un grande ragazzo, umile, ha tutti i valori fondamentali. Un ottimo attaccante da fondo campo, ha apportato modifiche al suo servizio e ad altre cose“.

Tornando alla gestione dell’ultimo periodo, con la sospensione per tre mesi dal circuito internazionale come previsto dall’accordo con la WADA, Cahill ha voluto sottolineare che i meriti siano soprattutto del giocatore se il team è stato in grado di mantenere una certa solidità: “Ho più esperienza nella comunicazione adesso, era importante mantenere unita la squadra, proteggerlo in questo ultimo anno, assicurarsi che si rendesse conto che non aveva fatto nulla, che fosse orgoglioso della persona che è, tutto questo è stato molto importante per noi. È stato davvero impegnativo, ma incredibilmente gratificante l’esperienza degli ultimi due anni. E vedere cosa ha fatto l’anno scorso agli Australian Open. Abbiamo cambiato la strategia contro Medvedev, ha cambiato completamente il suo gioco, e poi lo guardavamo farlo, ma farlo con tanta calma…come fa a fare questo. Mio Dio, io impazzirei per questa cosa. Beh sì è un uomo ben oltre la sua età, maturo, anche se in realtà è ancora un ragazzino“.

Entrando nello specifico: “Come ha fatto a ottenere quei risultati nell’ultimo anno, con questa pressione per la vicenda Clostebol? Ce lo chiediamo anche noi. Incredibile onestamente. Ci sono giocatori che trovano la loro sicurezza sul campo da tennis. Ci sono alcuni giocatori che portano i problemi sul campo e altri che li lasciano fuori. Lui li lascia fuori, e quindi è stato straordinario. Abbiamo parlato di tutte queste voci dai giocatori, dagli allenatori, dai media. L’altro giorno mi ha detto: ‘Non preoccuparti delle critiche delle persone da cui non accetteresti consigli’. Oh mio Dio, ha 23 anni, e viene da lui. Ok, andiamo avanti. È un ragazzo molto maturo, so che l’Italia è molto orgogliosa di lui e dovrebbe esserlo, non c’è motivo per non essere orgogliosi di quel ragazzo“.

VIDEO INTERVISTA A DARREN CAHILL

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