Biathlon, al femminile Lenzerheide 2025 è stato un Mondiale “Con-Con”. Di CONferme e CONsacrazioni
Nel settore femminile, Lenzerheide 2025 è stato un Mondiale di conferme e di consacrazioni. Nessuna vera affermazione, perché le medaglie d’oro sono state appannaggio di quattro biathlete già abituate a calcare il gradino più alto del podio, seppur con tempistiche e modi totalmente differenti.
Justine Braisaz-Bouchet non ha nella costanza il suo punto di forza e, verosimilmente, non lo avrà mai. Aveva fissato la conquista della Coppa del Mondo come suo obiettivo primario del 2024-25, ma nella rincorsa alla classifica generale è ormai fuorigioco. Anzi, diciamo pure che a parte un’estemporanea vittoria, si stava rendendo protagonista di una stagione deficitaria. Però, gli attributi non le sono mai mancati. È andata a segno alla prima gara con medaglie in palio, conquistando l’oro nella sprint, ribaltando in un battibaleno il bilancio del suo inverno.
Discorso analogo, elevato anzi al quadrato per la “cara nemica” Julia Simon. Un po’ meglio come piazzamento medio nell’arco della stagione, dove però non aveva ancora primeggiato. Dopo la delusione della sprint e dell’inseguimento, elle le fait pousser un paire andando a vincere l’individuale, format dove non aveva mai conseguito un’affermazione in tutta la sua carriera. È tornata in cima al podio, la transalpina, per la prima volta dall’oro nell’inseguimento ai Mondiali di Nove Mesto 2024.
Simpatiche o antipatiche, belle o brutte, decidete voi a seconda del gusto personale. Sono dettagli di fronte alla forza agonistica delle due veterane francesi, che rappresentano le conferme di Lenzerheide 2025.
Le consacrazioni sono, invece, state quelle di Franziska Preuß ed Elvira Öberg, regine rispettivamente dell’inseguimento e della mass start. Sia l’una che l’altra si sono scrollate dalle spalle una petulante scimmia, quella dell’incompiutezza.
Preuß cercava questa medaglia d’oro da almeno un decennio. Agonisticamente nata con le stimmate della predestinata (gli addetti ai lavori tedeschi le pronosticavano un futuro finanche più radioso dell’amica Laura Dahlmeier), sembrava destinata a chiudere la carriera iscrivendosi alla categoria di quelle che “peccato per i troppi problemi fisici, altrimenti…”. Sentenza vidimata in primo grado e confermata in appello, ma respinta in cassazione.
In una stagione in cui è, almeno sinora, stata risparmiata dai cronici e ripetuti malanni respiratori, la bavarese è in testa alla classifica generale di Coppa del Mondo e ha soprattutto trionfato nell’inseguimento iridato, dominando la gara da capo a coda. Le vittorie di Franzi si contano ancora sulle dita di una mano (sono solo 4 in tutta la carriera, a fronte di 27 podi, con ben 14 secondi posti!), ma quella di domenica 16 febbraio ha un peso specifico enorme, superiore a quello dell’osmio.
Il fastidioso primate dell’incompiutezza ha dovuto sloggiare anche dalle poderose spalle di Elvira Öberg, sulle quali aveva cominciato a stanziarsi. La svedese viveva una situazione diametralmente opposta rispetto alla tedesca. Serial winner nel massimo circuito, ma sempre “in bianco” negli appuntamenti con medaglie in palio. L’ormai ventiseienne scandinava era entrata nel poco ambito club di quelle andate in doppia cifra per affermazioni in Coppa del Mondo, senza neppure un oro nei grandi appuntamenti.
Per uscire da questo circolo è tuttavia sufficiente una giornata come quella di domenica 23 febbraio. Il successo della nordica nella mass start ha definitivamente incenerito l’etichetta di vincitrice seriale imperfetta. Troppo talentuosa la Giunone di Kiruna per non imporsi – prima o poi – anche quando in palio ci sono i pendagli aurei. Nel biathlon femminile contemporaneo vediamo salire sul podio personaggi improbabili, il fatto che Elvira restasse a digiuno di ori rappresentava un’anomalia, giustamente cancellata.
Ora però la fastidiosa scimmia di cui sopra, sfrattata sia dalla schiena di Preuß che da quella della Öberg più giovane, si è rifugiata sulle spalle di Lou Jeanmonnot, la vera grande sconfitta di Lenzerheide 2025. Un bronzo individuale è un magro bottino per chi aveva vinto 4 delle ultime 5 competizioni antecedenti al Mondiale, raggiungendo a sua volta la doppia cifra in termini di affermazioni in gare di primo livello.
La transalpina ora punterà con decisione alla conquista di quella Sfera di cristallo che lo scorso anno perse soprattutto a causa di un malanno a inizio inverno. Preuß permettendo; perché la tedesca resta davanti in classifica generale e, se si parla di infezioni alle vie respiratorie, ha accumulato nel corso del tempo un credito ben più cospicuo con la sorte…