Jannik Sinner sotto attacco degli altri giocatori: l’ignoranza di cui parlano Eubanks e Vavassori
L’accordo tra Jannik Sinner e WADA è ormai parte del passato, ma le reazioni sulla “stretta di mano” tra il n.1 del mondo e l’Agenzia mondiale dell’antidoping fa discutere. I tre mesi comminati all’altoatesino, che rientrerà nel massimo circuito internazionale nel torneo di Roma (7 maggio), hanno alimentato delle contrarietà da parte dei sui colleghi.
Un senso di disorientamento generale frutto sia di una linea della WADA, che ha finito un po’ per contraddirsi rispetto alla valutazione del caso (da 1-2 anni ai 3 mesi), che dell’ignoranza dei tennisti, propensi a dare adito ai propri pensieri più sulla base di percezione che di conoscenza del fatto in sé. Per questo gli interventi di Nick Kyrgios, Rennae Stubbs, Stan Wawrinka, Liam Broady e Greg Rusedski, senza dimenticare Yevgeny Kafelnikov e Patrick Mouratoglou non sorprendono più di tanto. Desta ancor più sensazione quanto affermato da Novak Djokovic in conferenza stampa a Doha.
Nole, oltre che prospettare una legittima modifica delle regole per migliorare la lotta al doping, si è fatto portavoce di favoritismi e di iter non giusto nel caso di Sinner, pur precisando di credere alla sua innocenza. Un discorso un po’ “democristiano”, verrebbe da dire, in cui è chiaro il tentativo di fare della propaganda per l’associazione dei giocatori da lui rappresentata, ma anche il fatto che si voglia rendere noto il disagio dei tennisti perché a loro avviso Jannik non è stato trattato come gli altri.
Ma come mai c’è questa convinzione? Per una scarsa conoscenza del regolamento attuale e forse anche perché si “sperava” che l’azzurro fosse punito più severamente. Le testimonianze di Chris Eubanks e di Andrea Vavassori sono emblematiche. L’americano, settimane fa, aveva reso noto che all’incontro previsto dall’ITIA per spiegare i casi di Sinner e di Iga Swiatek rivolto ai giocatori solo lui fosse presente: “È stato scoraggiante vedere cose dette pubblicamente che, in base alla mia comprensione delle regole, semplicemente non erano fattuali. Erano delle falsità. Quanto accaduto nei casi di Swiatek e di Sinner è parte della procedura. Non è una cosa discrezionale“, aveva dichiarato lo statunitense.
Considerazioni a cui si è associato Vavassori, in una recente intervista alla Gazzetta dello Sport: “Dispiace la mancanza di empatia da parte dei tennisti e di tante persone sui social. Non credo sia per colpa di rivalità, penso che ci sia molta ignoranza. Perché troppi danno giudizi senza essersi informati, senza sapere. Una volta che hai constatato che non è un caso di doping ma di negligenza da parte di un membro del team, perché continuare ad accanirsi? Per noi italiani la conoscenza della questione è ormai completa. Ma all’estero sono pochi coloro che hanno avuto la volontà di informarsi, molti basano i loro giudizi su informazioni parziali o distorte. L’ignoranza è davvero fastidiosa. Si vede che molti giocatori, lo dico senza offesa, non hanno frequentato molto gli studi e quindi non sono in grado di capire cosa leggono“.