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Thomas Nadalini: “La paura delle squalifiche rovina i festeggiamenti. In staffetta tiro la volata a Sighel”

L’Italia ha chiuso l’ultima tappa del World Tour 2024-2025 di short track con una splendida prima posizione conquistata nella staffetta maschile. Un trionfo meraviglioso, arrivato a diciott’anni di distanza dall’ultima volta proprio nel ghiaccio di casa, quello dell’Unipol Forum di Assago, lo stesso che ospiterà il prossimo anno le Olimpiadi di Milano Cortina 2026.

Tra i protagonisti della compagine tricolore spicca Thomas Nadalini, intervenuto in occasione dell’ultima puntata di Salotto Bianco, trasmissione a cadenza settimanale in onda ogni lunedì sul canale YouTube di OA Sport con la conduzione di Dario Puppo e Massimiliano Ambesi.

Il pattinatore non poteva non cominciare raccontando le sue sensazioni dopo l’impresa realizzata nella pista meneghina: “Non abbiamo mai smesso di crederci, cosa che ha caratterizzato tutte le staffette di questa stagione, vedi Seoul dove siamo caduti su un cambio, ci siamo rialzati e ci siamo qualificati per la Finale. All’interno del gruppo c’è questa voglia di fare, di non mollare mai, che sta caratterizzando i nostri successi. Fa un effetto particolare, penso che dobbiamo ancora realizzarlo perché molti di noi diciotto anni fa neanche pattinavano, quindi fa un certo effetto sapere che abbiamo portato l’Italia sul gradino più alto in Coppa del Mondo dopo così tanto tempo”. 

Un ottimo exploit per l’azzurro, maturato grazie ad un lavoro certosino effettuato in estate: “È stato il lavoro estivo che sta ripagando, ho dovuto soffrire tanto, così come tanti altri atleti. Io nel fondo, nel volume o nei lavori lunghi e intensi non sono mai stato il migliore, ho sempre fatto fatica. Vedo finalmente che il sacrificio sta ripagando, mi sento migliorato nei 1000 e nei 1500 metri. Nei 500 sto migliorando, soprattutto in partenza, sento di stare tornando anche in quella che era la mia distanza originale“.

La vittoria a Milano ha poi avuto un sapore particolare, in quanto coronata davanti al pubblico di casa, una rarità per la squadra azzurra: “È stata un’emozione unica, per quasi tutti noi non solo a livello italiano, ma anche per polacchi e olandesi è stata un’esperienza nuova. L’Italia è sempre stata vista come l’Italia, ma non c’è mai stata l’occasione di gareggiare qui. Gareggiare a casa è diverso, non era scontato venissero così tante persone, siamo uno sport poco conosciuto. Ma chi ci ha guardato si è entusiasmato. Il clima era bellissimo, diciamo che abbiamo deciso di regalare questa gioia ai nostri tifosi. Essere a casa è un po’ un’arma a doppio taglio: da una parte ti aiuta, dall’altra senti la pressione di dovere dare di più. Nel nostro sport è invece importante essere calmi, strafare può essere penalizzante. Serve un compromesso tra l’usare i tifosi come forza senza che incida sulle tue scelte tattiche“.

A Milano è però arrivata anche una squalifica nei 1000 metri: “Non mi sembrava un intervento così sporco, c’è stato il contatto da parte di entrambi, ma il mio avversario ha perso l’equilibrio. È stato visto quindi come un intervento falloso ed ho subito la penalità, purtroppo. Stavo bene, sentivo di poter dare ancora tanto, sentivo di potere fare bene. Nei 1500 potevo fare meglio dal punto di vista tattico, la concorrenza era così tanto grande che un singolo errore ti mandava fuori. Nei 500 sono caduto. Nei 1000 sentivo che era la mia ultima chance per raggiungere la medaglia individuale. Ci sono ancora i Mondiali, spero di andarci. Sarà l’ultima occasione“.

Il momento cruciale del trionfo è stata la fantastica ultima curva di Pietro Sighel, con brivido finale per paura di una penalità: “Sul momento non ci avevo fatto troppo caso, avevo visto che il canadese aveva cambiato la sua traccia, era quindi da rivedere. La paura c’è sempre, questo rovina i festeggiamenti. Non vuoi festeggiare troppo perché hai paura della squalifica e di rimanerci male. Quando ho visto il video ho avuto un po’ di paura perché le penalità non sono mancate, giuste o non giuste che siano, di solito non ci graziano. Fortunatamente hanno giudicato tutto regolarmente, da lì la gioia“.

Nadalini sta vivendo uno dei momenti più floridi dello short track italiano: “Siamo un gruppo che non si accontenta. Quando puoi avere di più, devi fare di più. Nella staffetta potevano accontentarci, quello che frulla dentro la testa è: ‘Perché accontentarsi dell’argento quando si può avere l’oro?’ L’energia era quella, tutti volevamo raggiungere lo stesso obiettivo. Se ci fossimo accontentati, non sarebbe stata la stessa cosa. La voglia di non mollare, di rischiare il tutto e per tutto ha ripagato, Ne è valsa la pena“.

Ma il percorso di miglioramento è ancora lungo: “Dal punto di vista fisico pongo la mia fiducia negli allenatori: gli allenamenti stanno funzionando. Manca qualcosa a livello tattico, come gareggiare, quando sorpassare, quando stare tranquillo. In pista lunga la tecnica è importante, ma si tratta di una forza fisica. Nello short track non sempre vince quello più forte fisicamente. A volte vince anche il meno favorito, quello che non era nemmeno calcolato. La tattica è fondamentale“.

L’azzurro ha poi svelato le sue figure di riferimento: “Cerco di studiare i punti forti di ogni atleta. Nulla da togliere a Pietro Sighel che ha un’altra stazza, non posso fare quello che fa lui. Vedo di più gli atleti cinesi come Sun Long che è alto. Quello che fa Pietro lo fa Pietro, io un sorpasso all’interno posso farlo, non so però come finisce. Ho fatto un sorpasso con cambio di direzione alla fine sul cinese Su Long nei 1000, mi è andata bene. Agli Europei ho invece travolto il polacco, con la stazza di Pietro l’avrei sorpassato. All’esterno rischio di fare meno danni“.

Il nativo di Trento ha infine spiegato il suo ruolo nelle staffette: “Nella mix gender il mio compito è accelerare da quella che è la velocità della donna per poi lanciare al massimo possibile Sighel per i giri finali. Anche nei 5000 è come se gli tirassi la volata. Ci aiuta molto la differenza peso: io arrivo a 86 kg di uomo a tutta velocità, come lo tocco lui riesce fare tutto al meglio. Come squadra mi trovo sempre bene con tutti anche quando cambiamo sequenze. Anche quando abbiamo mutato qualcosa, è sempre andata bene“.

LA PUNTATA COMPLETA DI SALOTTO BIANCO

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