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Baseball, Cervelli: “Olimpiadi? Il mio sogno. Costruire la Nazionale più forte possibile”. Colletti: “Voglio che gli italiani si appassionino”

In una conferenza stampa tenutasi in modalità online sono stati illustrati i piani di Italia Baseball per quanto riguarda ciò che sarà il prossimo futuro. Francisco Cervelli, in particolare, ha spiegato il proprio ruolo da nuovo manager azzurro, mentre per Ned Colletti ci sarà la responsabilità del prossimo World Baseball Classic, quello del 2026.

Si parte da Cervelli, dal progetto Italia come base operativa: “Inizierò a lavorare da subito al progetto, che è quello di far crescere la nostra Italia, costruire la Nazionale più forte possibile e di far capire ai nostri atleti che possiamo diventare una potenza del baseball; non è l’obiettivo di qualche anno o di un torneo, ma un progetto di medio-lungo termine. A questo dedicherò tempo e passione, metterò a disposizione tutte le mie conoscenze. Sono pronto a guidare come mai ho fatto in vita mia: il talento può trovarsi ovunque, e io mi muoverò dappertutto, anche nei centri più piccoli, per andarlo a cercare. Voglio vedere i giocatori, incontrarli, scoprirli“. In questo senso va anche lo stretto contatto che ci sarà con le Nazionali Under 23 e Under 18. Senza poi nascondere un obiettivo: “Voglio andarci alle Olimpiadi, è il mio sogno“. Inevitabile il riferimento a Los Angeles 2028.

Ancora, ci sarà parecchio lavoro sull’aspetto mentale: “Quando si perde molto va a finire che ci si abitua e anche gli atleti iniziano a pensare di non farcela. Dobbiamo cambiare questa attitudine; sia nei nostri giocatori sia negli avversari dobbiamo creare l’aspettativa secondo cui l’Italia può vincere, e per fare questo servono risorse positive. Questo progetto non riguarda me, Ned o Marco, riguarda l’Italia e tutti devono esserci dentro e sentirsi coinvolti, a prescindere dai rapporti personali. L’obiettivo è quello di creare per l’Italia un’identità vincente“.

Così invece Colletti: “Io amo il baseball, il suo sviluppo internazionale è sempre stato il mio obiettivo e ho accettato questo progetto perché voglio che gli italiani lo seguano, si appassionino sempre di più e creare sempre maggiori opportunità affinché i giovani inizino a giocarlo. Voglio applicare all’Italia questo modello, per fare in modo che di qui a quindici anni ci volteremo indietro e, magari vedendo più italiani nella Major League, penseremo al 2026 come al punto di svolta“.

E su ciò per cui è stato chiamato: “Il Classic è molto cresciuto negli ultimi anni e lo dimostrano, per tutti, i dati dell’audience. L’interesse è enorme, la competizione migliora sempre di più e la nostra responsabilità sarà quella di trovare i giocatori migliori per costruire la Nazionale. Quali saranno le nostre scelte? Sarà una combinazione tra giocatori nati e cresciuti in Italia e altri della MLB, ma mi auguro che gli italiani abbiano sempre più opportunità per farsi vedere a questo livello. Per un appassionato è emozionante vedere giocare i ragazzi della porta accanto, ma per gli atleti stessi potere condividere lo spogliatoio avendo esperienze diverse è molto importante“.

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