Un Sonego gagliardo esce tra gli applausi agli Australian Open: Shelton la spunta in 4 ore
Finisce ai quarti di finale, ma non prima di 3 ore e 50 minuti di battaglia, il cammino di Lorenzo Sonego agli Australian Open. Il primo quarto di finale della carriera il torinese lo gioca a viso aperto, ma Ben Shelton riesce a raggiungere la seconda semifinale Slam della sua carriera, vincendo con il punteggio di 6-4 7-5 4-6 7-6(4). La prossima sfida, per il giocatore di Atlanta, sarà con Jannik Sinner o Alex de Minaur, impegnati nella sessione serale sulla Rod Laver Arena.
I primi game scorrono sostanzialmente senza rischi per l’uno o per l’altro, almeno fino al 2-2. Nel quinto il primo ad avere problemi è Sonego, che sbaglia un attacco di rovescio (Shelton lo passa) e poi un dritto, dovendo così rimontare da 0-30, cosa che riesce a fare. Sul 3-3 il gioco più lungo del set, con l’americano che fa e disfa, regalando tre palle break per poi annullarle senza lasciare reali chance (in altre parole, niente rimpianti). Tutto sembra tornare nella normalità, ma sul 5-4 per Shelton c’è un 15-40 che sa di due set point. Sonego li annulla con una seconda e uno schema servizio-dritto, ma l’azzurro sbaglia di dritto subito dopo per dare una terza chance al suo avversario. Ed è il dritto a tradire il piemontese, certificando così il 6-4.
Subito, a inizio secondo parziale, il punto della partita e tra i migliori del torneo: Sonego (che a questo punto ne ha due, assieme al recupero impossibile contro Wawrinka), per annullare una palla break sul 30-40, s’inventa una magia “alla Fabrice Santoro”, la volée che passa la rete e poi torna indietro, con tanto di complimenti sul posto da parte dello stesso Shelton. Il torinese si salva un’altra volta, poi chiude questo lungo game d’esordio. Le difficoltà del piemontese, però, restano: sul 2-2 altra palla break salvata, ma non sul 3-3, quando perde la battuta a 30 con Shelton che fa passare dietro la sua schiena un dritto di potenza incontrollabile. Sembra set finito, invece l’azzurro lo riapre proprio all’ultimo, con un gran game in risposta di dritto, e poco importa che sul 15-40 sia il giocatore di Atlanta a sbagliare: 5-5. Sfortunatamente, il torinese combina degli errori non da lui nel gioco successivo, prima per chiudere il game e poi per salvarsi dal 6-5 Shelton, che a quel punto chiude il conto.
Il terzo set vede un Sonego molto meno disposto ad allungare gli scambi, con una strategia molto chiara che lo porta a voler evitare qualsiasi ordine di rischio. Vero è che per tutta la prima metà del parziale non riesce a fare più del 30-30 sull’1-2, ma altrettanto vero è che, di fatto, sul servizio non rischia praticamente più. Il risultato è che sul 5-4 per il torinese ci si arriva in 32 minuti, un tempo relativamente rapido per il tipo di punteggio. Improvvisamente, proprio su questo punteggio, Sonego risale da 40-0 a 40-40, poi spinge sul dritto di Shelton, lo costringe a sbagliare ed è set point per l’azzurro. L’americano prende la via della rete, ma il passante di dritto incrociato esce, il torinese si dispera perché sa. Di opportunità, però, ne arriva un’altra, e stavolta Shelton spreca di dritto: 6-4, si va al quarto.
Ed è un quarto set subito ricco di emozioni, perché Sonego deve salvare il primo game ai vantaggi e, in ogni caso, ha qualche problema in più di Shelton al servizio. Lorenzo s’inventa, nel primo punto del quinto game, un numero stile primo turno con Wawrinka, stavolta dal centro. Ad avere la palle break è proprio l’azzurro, sul 3-2 in proprio favore, ma una gran prima al colpo dell’americano ferma sul nascere ogni speranza anche se poi il game si allunga di molto. Sono tanti i punti di alta qualità che si succedono, anche se la tensione inizia a farsi sentire dall’una e dall’altra parte. E, sul 5-5, Sonego deve salvare due palle break: una se ne va con la risposta dell’USA, l’altra con Sonego che si fa offensivo. Diventa inevitabile il tie-break, in cui il servizio è quasi un optional nelle prime fasi, ma il momento decisivo è sul 4-4 quando l’italiano, a rete, non riesce a tenere un passante violentissimo di Shelton, il quale utilizza con efficacia gli ultimi due punti al servizio per il definitivo 7-4.
Tendenzialmente poca la differenza tra i due, anche se è da rimarcare come nell’occasione sia stato Sonego a cercare spesso lo scontro a viso aperto, come prova il 63-55 di vincenti-errori gratuiti (contro il 54-33 di Shelton). Chiara anche la strategia dell’azzurro, molto spesso a rete: 67/90 in questo senso contro il pur non indifferente 38/49 di Sonego, il tutto su un totale di 294 punti giocati. E, dal 1988, Shelton diventa il secondo mancino a raggiungere la semifinale nei due Slam sul duro. Il primo: Rafael Nadal.