Notizie

Odette Giuffrida: “Non sopporto parlare degli arbitraggi. Torna la mia tecnica preferita, ma per Los Angeles non ho deciso”

Nell’ultimo decennio Odette Giuffrida ha scritto pagine memorabili di storia per il judo italiano, rendendosi protagonista di una carriera splendida e diventando progressivamente un punto di riferimento per il movimento azzurro. L’atleta romana dell’Esercito è reduce da un 2024 agrodolce, in cui ha conquistato il titolo mondiale (risultato che mancava all’Italia dal 1991), mancando però l’obiettivo della terza medaglia olimpica consecutiva dopo aver chiuso in quinta posizione nella categoria -52 kg ai Giochi di Parigi.

Innanzitutto come stai e come hai trascorso questi mesi lontana dalle competizioni dopo le Olimpiadi di Parigi?

I giorni successivi alle Olimpiadi sono stati molto particolari. Il primo periodo mi è servito per metabolizzare un po’ il tutto. Sono stati dei giorni in cui non avevo assolutamente voglia neanche di pensare ad un ritorno agli allenamenti. Ero un po’ divisa tra una pace interiore per aver comunque dato tutto, data anche dalla fede che ho, ed un’altra parte più umana perché comunque non ero riuscita a raggiungere l’obiettivo che mi ero prefissata. Sono dovuta stare un po’ con me stessa, poi col passare del tempo piano piano sono tornata a fare un po’ di attività, anche una semplice corsetta per ricominciare. Adesso in realtà sto tornando ad allenarmi e non ci sono ancora degli obiettivi sicuri, però piano piano vediamo cosa sarà. Per ora mi alleno e scopriremo insieme quello che verrà“.

Nel 2024 hai coronato il sogno di laurearti Campionessa del Mondo, ma ti è sfuggita la terza medaglia olimpica. Come valuti complessivamente la tua stagione?

Diciamo che ho realizzato il mio sogno più grande, che era quello di diventare Campionessa del Mondo e mantenere quella promessa che avevo fatto a mia nonna. Parigi 2024 sicuramente è stata la mia delusione sportiva più grande, però ho dato tutto quello che avevo dentro. Tramite questa forte delusione ho scoperto comunque tante cose che mi hanno dato dei forti insegnamenti“.

Ai Mondiali di Abu Dhabi, dai quarti in poi, hai sconfitto tre atlete medagliate a Parigi tra cui la campionessa olimpica Keldiyorova. Pensi sia stata la miglior gara della tua carriera, considerando la posta in palio ed il livello delle avversarie che hai battuto?

Sicuramente ho affrontato le più forti quel giorno. Nella mia testa in realtà sarebbe stato il mio ultimo Mondiale, perché avevo deciso con tutta certezza di smettere dopo Parigi, quindi era la mia ultima opportunità. Quando è uscito il sorteggio, tutti sapevano quanto ci tenessi al Mondiale per la promessa fatta a mia nonna. Io non lo vedo mai il sorteggio prima della gara, lo vedo solo il giorno della gara, ma tutti avevano una faccia un po’ particolare ed io avevo mezzo capito che comunque il sorteggio non era andato un granché, anche perché prima dei quarti ho affrontato la giapponese numero 2. Io comunque mi concentro sempre a dare il mio massimo, ho dato tutta me stessa e non ho mai messo in dubbio il fatto di potercela fare contro qualsiasi avversaria, e quel giorno l’ho fatto con alcune delle atlete più forti. Sicuramente ho avuto anche altre gare molto belle che sono riuscita a vincere, però il Mondiale è una delle gare che ricorderò di più, perché comunque quel titolo me lo sono meritata tutto, battendo atlete molto forti“.

È proprio la mancata medaglia di Parigi ad averti fatto cambiare idea sull’eventuale intenzione di arrivare magari a Los Angeles 2028 o comunque di continuare a gareggiare nei prossimi anni?

In realtà non è la mancata medaglia, quanto la sensazione provata. Quando sono tornata a casa ho avuto questa sensazione che non riesco neanche a spiegare. Sto cercando di capire qual è il mio proposito adesso, sempre tramite la fede, quindi al momento non do certezze sul fatto che possa smettere o meno. Sto vivendo un giorno alla volta. Sicuramente farò una gara, non so quando. Mi sto preparando e allenando per tornare un po’ in forma, ma soprattutto mi sto divertendo, che è la cosa fondamentale. Sto cercando di capire cosa provo e fare una gara mi aiuterà a capirmi, poi piano piano si vedrà. Sono una persona che, se decide una cosa, la porta a termine. Il fatto è che io do sempre tutto in quello che faccio. Non mi mancherebbe nulla per fare un’altra Olimpiade, non ho problemi a faticare. Devo solo capire se ho ancora quell’energia mentale, perché fino a Parigi ho sempre vissuto tutti questi anni al 100% dedicandomi a questo sport. Per me non c’è un giorno di riposo. Magari il mio corpo riposa una giornata, ma la mia testa è sempre stata sul tatami per pensare a come migliorarmi. Devo un attimo capire se ho ancora quella forza mentale. Vediamo come andrà“.

A prescindere dalla questione arbitraggio, che è stata sotto gli occhi di tutti, sei soddisfatta della tua prestazione in quegli incontri o avresti potuto gestire magari in maniera diversa la semifinale e la finale per il bronzo alle Olimpiadi?

In realtà questa cosa dell’arbitraggio l’abbiamo vista tutti e l’ho sentita fortemente anch’io. Poi però l’ho sentita talmente tanto dagli altri che sono arrivata ad oggi che non riesco neanche più a sentirla. Quando mi viene detto dell’arbitraggio, mi viene proprio una sensazione tipo: ‘Ho perso, basta’. Anche al ritorno da Parigi tutti mi parlavano dell’arbitraggio, ma io nelle interviste non ne ho mai parlato perché è una cosa che non sopporto più. È successo, e ho perso. Questo è quello che c’è nella mia testa. Quando perdi ovviamente puoi sempre fare meglio. Sono felice, perché quel giorno ho combattuto soprattutto arrivando da un periodo in cui avevo lavorato molto su me stessa. Io non sono una persona ansiosa, ma per la prima volta avevo iniziato a sentire un po’ di ansia, forse perché mi ero messa in testa che sarebbe stata la mia ultima partecipazione olimpica. Ho fatto un grande lavoro su di me, anche con la mental coach. Quel giorno a Parigi posso dire di aver portato Odette sul tatami, quindi me la sono goduta. È successo quello che è successo e ho perso, quindi quando si perde si può sempre fare qualcosa di meglio“.

Negli ultimi anni hai raggiunto una costanza di rendimento impressionante soprattutto nei Grand Slam, collezionando 16 podi consecutivi da maggio 2016 a ottobre 2023. Come sei riuscita a mantenere uno standard prestativo così alto nonostante i vari problemi fisici che hai dovuto fronteggiare?

In realtà non so bene quale sia il segreto. Ogni gara per me è la gara da vincere. Ogni problema diventa per me una sfida da superare. Tutto ciò che è sempre successo rappresentava per me una motivazione. Non ho mai pensato: ‘Ho vinto così tanto e devo continuare a vincere perché sennò…’. Io questo non l’ho mai avuto. Non ho mai sentito il bisogno di dimostrare niente a nessuno e me ne sono abbastanza fregata della pressione esterna. Per me esistevano solo io, la mia motivazione, la mia famiglia, le persone a cui voglio bene ed ogni gara era la gara da vincere. Forse quindi è la mia testa insomma“.

La crescita della Nazionale italiana è stata impressionante negli ultimi anni. Come ti spieghi l’esplosione di tutti questi giovani talenti ed in così tante categorie di peso?

Sicuramente c’è un buon lavoro dietro delle palestre. I ragazzi comunque hanno i loro meriti, perché penso che in realtà alla fine i campioni escono da quello che hanno dentro, al di là di quello che c’è attorno. Tutti i ragazzi che conosco della Nazionale di adesso, prima di essere grandi atleti sono veramente grandi persone. Ognuno di loro ha una testa incredibile e delle motivazioni veramente forti, quindi questo di sicuro fa la differenza. Magari è anche un momento in cui le persone cominciano a parlare, anche una grande campionessa come Alice Bellandi che vince l’oro olimpico e racconta di avere paura e di avere anche lei delle problematiche. I ragazzi di oggi possono ispirarsi e capire che va tutto bene a non essere perfetti, trovando magari quella spinta in più. Gli esempi che diamo magari possono aiutare i campioni del domani a capire che possono farcela. Non esistono campioni prestabiliti, non bisogna essere Abe per vincere. Serve però la motivazione, la voglia di allenarsi e di dare tutto. In più, con il lavoro ottimale che fanno nelle palestre, si riesce comunque a migliorare tutti insieme“.

Cosa ne pensi del nuovo regolamento che verrà introdotto dall’IJF per il prossimo quadriennio olimpico? Sei felice del ritorno del “tuo” Reverse Seoi Nage?

Ho subito pensato: ‘Ma perché me lo avete levato per quattro anni, potevate lasciarmelo (ride, ndr)!’. Dai, comunque sono felice del ritorno di questa tecnica, anche perché non ho mai capito il motivo del divieto. Hanno sempre lasciato delle tecniche che ritengo molto più pericolose, quindi quando lo hanno rimesso sono stata felice. Il nuovo regolamento sembra buono, anche se ci sono alcune cose che non mi fanno impazzire. Per esempio lo yuko dopo 5 secondi di immobilizzazione a terra. Secondo me dopo 5 secondi è il momento in cui stai per uscire. Poi non mi piace il fatto che si possano tenere per troppo tempo le prese incrociate, anche perché non potendo prendere le gambe è difficile trovare delle soluzioni di difesa. Se ti faccio una presa incrociata e posso stare 30 secondi così, l’altro che fa? Queste nuove situazioni sono un po’ da studiare, però in generale mi sembrano dei cambiamenti buoni“.

Comments

Комментарии для сайта Cackle
Загрузка...

More news:

Oasport: Nuoto paralimpico: Super-Italia a Berlino! Morlacchi, medaglie e record
Oasport: Nuoto paralimpico: Super-Italia a Berlino! Morlacchi, medaglie e record
Oasport: Nuoto paralimpico: Super-Italia a Berlino! Morlacchi, medaglie e record

Read on Sportsweek.org:

Oasport: Nuoto paralimpico: Super-Italia a Berlino! Morlacchi, medaglie e record
Oasport: Nuoto paralimpico: Super-Italia a Berlino! Morlacchi, medaglie e record
Oasport: Nuoto paralimpico: Super-Italia a Berlino! Morlacchi, medaglie e record
Oasport: Nuoto paralimpico: Super-Italia a Berlino! Morlacchi, medaglie e record

Altri sport

Sponsored