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Sci alpino, Lara Colturi è un fenomeno generazionale. Mai una sciatrice nata in Italia era stata così precoce in due discipline diverse

Sabato 4 gennaio, Lara Colturi si è fregiata del secondo podio della carriera in Coppa del Mondo, attestandosi alla piazza d’onore nel gigante di Kranjska Gora. Un risultato che replica quello già conseguito nello slalom di Gurgl, disputatosi a fine novembre. La dinamica va rimarcata, poiché alla tenera età di 18 anni e 50 giorni, la teenager piemontese ha già fatto breccia fra le prime tre in due specialità diverse.

Si tratta di un fatto inaudito per le sciatrici nate e cresciute agonisticamente in Italia. Nella storia del massimo circuito femminile, solo Maria Rosa Quario è stata capace di realizzare qualcosa di analogo. Durante l’inverno 1978-79, la mamma di Federica Brignone vinse lo slalom di Mellau a 17 anni e 248 giorni, piazzandosi poi terza – sempre tra i pali stretti – dodici giorni dopo a Maribor.

Non si trattava, però, di due discipline diverse. Soprattutto, erano altri tempi. All’epoca, era la normalità trovare teenager d’assalto. L’età media dei podi di Coppa del Mondo nelle prime 15 stagioni di vita del circuito era notevolmente inferiore a quella dell’epoca attuale, nella quale viceversa dominano le trentenni. Anzi, a ben guardare, negli ultimi tre lustri (dunque dal 2010-11 a oggi) solo tre donne hanno saputo issarsi sul piedistallo più ambito prima del loro 19° compleanno. Mikaela Shiffrin, Alice Robinson e, appunto, Lara Colturi!

A dimostrazione di quanto l’età media dei podi si stia alzando sempre più, ci sono i record di anzianità relativi al Circo Rosa tout-court stabiliti dalla già citata Brignone e quello legato allo slalom ritoccato da Anna Swenn-Larson proprio l’altro ieri (la svedese, che sabato aveva 33 anni e 201 giorni, ha migliorato un primato da lei già detenuto).

Insomma, quanto sta compiendo la piemontese vale doppio. Non solo perché nessuna nata in Italia aveva saputo fare quanto sta facendo lei in passato, ma anche – e soprattutto – perché nell’epoca corrente, le under-19 competitive come lei non sono gemme rare, bensì rarissime.

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