Tartarini: “Musetti batteva Berrettini in allenamento a Malaga. Sinner superiore ad Alcaraz: mi impressiona una cosa…”
Obiettivo continuità. Lorenzo Musetti non ha preso parte all’esibizione di Macao (24-25 dicembre). Avrebbe dovuto iniziare in questo modo la stagione del toscano, che ambisce alla top-10. Un 2024 che nel periodo di fine-primavera ed estate, è stato impressionante. Musetti, infatti, si è spinto alla finale del Queen’s, alla semifinale a Wimbledon, alla finale di Umago e al bronzo olimpico a Parigi.
Un totale di cinque atti conclusivi nel 2024, certo mancando il titolo. Tuttavia, sempre meglio fare una finale, piuttosto che uscire di scena al primo turno. Un’annata in cui il carrarino si è tolto la soddisfazione di battere più volte l’attuale n.4 del mondo, Taylor Fritz, e il n.2 ATP, Alexander Zverev, dovendo però fare i conti con troppi “inciampi”, per dirla come Paolo Bertolucci. Ne abbiamo parlato con Simone Tartarini, coach del tennista italiano.
Facciamo prima un bilancio generale della stagione di Lorenzo. Cosa ha apprezzato?
“La stagione va un po’ scaglionata. A mio parere nei primi tre/quattro mesi la sua questione personale ha inciso molto (diventare papà, ndr). A Dubai gli avevo anche detto di tornare a casa, attendere la nascita di Ludovico e poi dare tutto nel tennis. Non è certo semplice per un ragazzo di 21/22 anni affrontare una paternità che ti cambia la vita. Assorbita quella, io ho visto un giocatore che, specialmente in estate, ha dimostrato di avere il livello di gioco per confrontarsi con tutti. Ha battuto più volte tennisti molto forti, come dimostrano la finale al Queen’s, la semifinale a Wimbledon e il bronzo olimpico. In più, ha fatto vedere di saper giocare su tutte le superfici, altrimenti Zverev non si batte da solo a livello indoor come ha fatto a Vienna. Quindi ho apprezzato lo step tecnico che ha fatto, iniziando a rispondere anche da vicino. Se si vanno a considerare i dati ATP, Musetti è tra quelli che rispondono meglio e ha avuto più palle break“.
E cosa non ha apprezzato?
“Il suo atteggiamento in certe circostanze. In uno sport come il tennis si perde, è chiaro. Tuttavia, io vorrei che le sconfitte fossero da attribuire a grandi meriti dell’avversario oppure a qualcosa di tecnico, ma spesso con Lorenzo ci troviamo a parlare di un modo di stare in campo poco positivo. Non mi è piaciuto per nulla il modo, ad esempio, come ha perso contro Struff a Bercy, arrendevole, senza cattiveria. Eppure, quest’anno, ha messo in mostra nei tornei che ho citato anche il mood giusto, ma ha perso delle partite che non doveva perdere per come il risultato è maturato“.
Possiamo citare anche il ko contro Cerundolo in Coppa Davis?
“Esattamente. Spesso sento parlare di dritto, servizio, sta dietro, ecc…Per carità, tutto è migliorabile, però contro Cerundolo non è stato solo il servizio, ma non ha funzionato niente, ha giocato praticamente solo il rovescio in back. È su questo aspetto che stiamo e dobbiamo lavorare, ma è una cosa che parte in primis dal giocatore e lui ne è pienamente consapevole“.
Volandri a Malaga parlava di un Musetti molto in palla in avvicinamento, lei immagino ce lo possa confermare?
“Certo, e dirò di più. Lui ha scelto di non giocare a Belgrado per essere pronto a Malaga e nei set giocati tutti i giorni contro Berrettini in allenamento ha sempre vinto. Il giorno prima della partita contro l’Argentina le dico che gli ha fatto 6-1…Per cui, Filippo (Volandri, ndr) non è impazzito, come qualcuno ha scritto, ma ha scelto sulla base di quello che il campo aveva dimostrato. C’è del rammarico sul fatto che mentalmente sia mancato e io spero che si riesca a trovare il modo per avere maggior continuità perché il livello ce l’ha“.
Musetti ha spesso parlato di obiettivo top-10, il livello di cui parla è questo?
“Assolutamente sì, altrimenti non avrebbe fatto i risultati su superficie diverse tra fine primavera e in estate. Il problema, lo ribadisco, è la costanza“.
Volendoci però concentrare su qualcosa di tecnico, lei in passato ha parlato anche del dritto e di come e quanto questo colpo sia un po’ il termometro della situazione. Nello stesso tempo, all’esterno, si ha anche la sensazione che il servizio sia poco vario. Lei cosa ne pensa?
“Torno al discorso di prima, tutto parte da un modo di stare in campo. Se Lorenzo si sente bene allora, improvvisamente lo vediamo servire meglio di Zverev a Vienna, battere il tedesco e Fritz ai Giochi Olimpici e sconfiggere de Minaur al Queen’s sull’erba, che è la superficie dove può giocare meglio l’australiano. Contro Draper, per dire, ha servito sempre in kick ed è una cosa che non ha senso. Lo step va fatto, quindi, dal punto di vista mentale, non è tanto un discorso tecnico perché sotto questo aspetto il servizio e il dritto siamo intervenuti più volte e il movimento come meccanica va bene. È una questione di come usare quello che si ha e soprattutto reagire anche in quelle partite in cui non tutto va per il meglio“.
In prospettiva, sappiamo che Musetti prenderà parte allo swing sudamericano, che nel 2023 andò male. Ci può spiegare le motivazioni, dal momento che si giocherà sulla terra e poi ci sarà da affrontare il cemento del Sunshine Double?
“È stata una sua scelta proprio perché quell’esperienza del 2023 era andata male. In quella situazione aveva pensato che si sarebbe trovato bene, non tenendo conto delle differenze tra terra sudamericana ed europea. Ci tiene a fare meglio ed è convinto di giocare e vincere più partite a Buenos Aires e Rio de Janeiro, piuttosto che nei tornei indoor dopo gli Australian Open. Non penso che sarà un problema gestire il passaggio di superficie, anche perché giocheremo solo in Argentina e in Brasile e poi si penserà a preparare bene gli appuntamenti di Indian Wells e di Miami. Non si va in territorio sudamericano per il ranking“.
Abbiamo avuto il piacere di parlare anche con Corrado Barazzutti e lui ci detto espressamente che Sinner e Alcaraz abbiano creato un po’ un solco rispetto alla concorrenza. Lei cosa ne pensa? Crede magari che Musetti possa inserirsi?
“Per quanto mi riguarda, Sinner è ancora più forte di Alcaraz. In questo momento, io credo che sia quasi ingiocabile. L’ho seguito spesso nel corso di questa stagione e, assistendo ai suoi incontri in Coppa Davis seduto nell’angolo con gli altri a Malaga, sono rimasto impressionato non solo dal modo di colpire la palla e dalla sua precisione, ma anche altro...”.
A cosa si riferisce?
“Mi riferisco a come gioca ogni punto e a come si muove. Prima parlavamo di Lorenzo e del fatto di avere sempre l’atteggiamento giusto in ogni circostanza. Jannik ce l’ha, dà sempre la sensazione di avere tutto sotto controllo, per poi fare la differenza quando conta maggiormente. La partita in Davis contro Griekspoor è stata emblematica. Forse dalla tv non ci si rende conto, ma l’olandese stava stra-giocando, tirava fortissimo e non sbagliava mai. Eppure, Jannik era sempre lì e non appena nel tie-break ha sbagliato una palla, letteralmente, lui gli è montato sopra con il suo gioco, mettendo in mostra tutti i suoi miglioramenti anche in termini di manualità. E poi i suoi spostamenti…Precedentemente lui dalla parte destra faceva più fatica e il dritto un po’ se lo perdeva, ma ora ha un equilibrio che è sempre ottimamente posizionato con i piedi e sa colpire bene anche da posizioni molto complicate“.
E quindi in cosa a detta sua è superiore ad Alcaraz?
“Nella continuità. La costanza che ha Jannik, ora come ora, Carlos non la può neanche vedere. Sì è vero, appare paradossale esprimersi così, visto che ha vinto Roland Garros e Wimbledon, ma Sinner si è imposto anche lui in due Slam e per di più sono stati il primo e l’ultimo dell’anno, mettendoci tanto altro in mezzo. Del resto c’è una classifica in cui lui è n.1, ha vinto di più e ha quasi 5000 punti di vantaggio su Alcaraz“.
C’è però chi parla del fatto che se Alcaraz gioca al 100% è dura batterlo e allora cosa possiamo dire?
“Sì, ma anche questo discorso io lo capisco poco. Mi chiedo: quante volte puoi giocare al 100% in un anno? Non tante. Anche Musetti se gioca al 100% può battere i migliori, come è accaduto due volte nel 2024 contro Zverev. In questo gioco conta la costanza, è una specie di maratona e io vedo Sinner migliorare in maniera esponenziale e alzare il suo livello continuamente. Quando si parla di lui, non è corretto parlare di picchi di rendimento, ma per me dobbiamo fare un discorso di ‘standard’. Per questo ritengo che Jannik sia superiore a Carlos, anche se ci ha perso tre volte su tre negli scontri diretti. Quelli hanno un peso poco significativo nella misura in cui Sinner ci ha perso di un’incollatura, ma poi ha vinto praticamente sempre tutto il resto, mentre lo spagnolo è stato sconfitto anche da van de Zandschulp. Lorenzo ha battuto due volte Zverev, come ho detto, nel 2024 ed è avanti negli scontri diretti al n.2 ATP per dire. Un conto è fare un ragionamento di livello di gioco, un altro è farlo su come si riesca a esprimerlo e su quale scala temporale“.
Chi crede nel 2025 possa comunque inserirsi nella lotta?
“Speriamo che ci sia Lorenzo (sorride, ndr). Direi di far attenzione a Holger Rune, perché per me ha il tennis per fare davvero molto bene e anche le qualità caratteriali. Poi altri possono spuntare, difficile da dire“.
Magari anche Joao Fonseca?
“Sì, lui è un altro giocatore molto interessante. Ce ne sono tanti, forse anche troppi per noi (sorride, ndr)“.
In conclusione, qual è l’obiettivo del 2025?
“Come ho già detto, si punta a una maggior continuità di rendimento e provare a vincere anche più partite ‘sporche’. Voglio anche sottolineare che in questo 2024 hanno inciso non poco le Olimpiadi e non a caso tutti quei giocatori che sono andati avanti a Parigi, poi hanno faticato. Se Lorenzo saprà evolversi mentalmente, allora io penso che possa entrare in top-10, altrimenti staremo a fare i soliti discorsi“.