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Scherma, l’urlo dell’Italia femminile. Altro che ‘crisi’ o ‘declino’, si resta ‘Superpotenza’ dalla longevità agonistica eccezionale

La stagione 2024-25 della Coppa del Mondo di scherma è appena cominciata. Eppure c’è già un dato significativo che merita di essere sottolineato. Riguarda il movimento italiano femminile, capace di realizzare qualcosa di eclatante tra la tappa di spada di Fujairah disputatasi a inizio novembre e quella di fioretto tenutasi a Tunisi nell’ultimo fine settimana.

Negli Emirati Arabi Uniti abbiamo assistito a una finale tutta azzurra tra Sara Maria Kowalczyk (classe 2001) e Giulia Rizzi (nata nel 1989). Dopodiché, nella capitale tunisina, la dinamica si è ripetuta con Martina Favaretto (coetanea di Kowalczyk) e Arianna Errigo (venuta al mondo nel 1988). Insomma, in entrambi i casi una figlia del XXI secolo ha sfidato un prodotto degli inossidabili anni ’80.

Peraltro, è profondamente diversa la parabola agonistica sia delle due giovani che delle due veterane. Kowalczyk è al primo acuto di una carriera ancora tutta da scoprire; viceversa Favaretto è già affermata da tempo. Rizzi è una cosiddetta late bloomer, è sbocciata tardi; al contrario Errigo è sulla cresta dell’onda ormai da un ventennio. Una situazione che impreziosisce viepiù l’accaduto.

La scherma italiana dimostra di avere una profondità anagrafica fuori dal comune. Non solo c’è chi riesce a essere ancora competitiva pur bussando alla porta degli “anta”, ma contemporaneamente vengono prodotte le eredi, destinate a farsi valere per parecchio tempo, diventando un domani le navigate schermitrici che sfideranno avversarie attualmente bambine.

Perché è doveroso rimarcare quanto accaduto tra Fujairah e Tunisi? Perché è la testimonianza di come, nella nostra nazione, il livello della disciplina resti altissimo. Il terreno è benedetto da un fertile humus agonistico capace di far nascere senza soluzione di continuità donne e uomini in grado di lasciare il segno a livello assoluto, a dispetto della miope credenza popolare che la scherma tricolore sia in declino rispetto al passato.

D’altronde, se si riconduce tutto alla singola competizione olimpica, disinteressandosi di quanto accade negli altri 3 anni e 365 giorni (l’anno a Cinque cerchi ne contiene 366), si avrà una visione fallace dei reali valori in campo.

L’Italia non vince più medaglie come un tempo? A Parigi 2024 il bilancio è stato “deludente”? Signore e signori, il livello globale è cresciuto in maniera esponenziale e la concorrenza è più ampia. Ci sono sempre più Paesi competitivi fuori dall’Europa (si è già esposto quali siano le circostanze grazie alle quali Asia e Nord America stanno crescendo prepotentemente). Inoltre, ai Giochi olimpici, i contingenti nazionali sono minimi e obbligano le superpotenze a fare scelte dolorose.

L’Italia resta una superpotenza, non certo declinante o in crisi. Quanto accaduto in Medio Oriente e nel Nord Africa in questo principio di Coppa del Mondo 2024-25 lo dimostra. Non è la prova olimpica a dare la dimensione di un movimento, bensì quanto avviene a tutto tondo.

La stagione della scherma comincia a novembre e finisce a luglio. Vale la pena di seguirla tutta, anche senza medaglie  a Cinque cerchi in palio, soprattutto se i risultati in chiave azzurra sono questi e le protagoniste sono molteplici.

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