Perché oggi 15 novembre 2024 c’è sciopero di scuola e università
Oggi venerdì 15 novembre 2024 in tutta Italia va in scena lo sciopero della scuola e dell’università proclamato da ANIEF (Associazione Sindacale Professionale). Dunque le lezioni saranno a rischio e i servizi non verranno garantiti, e gli studenti potrebbero essere rimandati a casa.
In particolare, la mobilitazione riguarderà tutto il personale docente, l’ATA e il personale educativo delle istituzioni scolastiche ed educative, assunto a tempo determinato e indeterminato, come si legge in una nota del Ministero dell’Istruzione e del Merito.
Perché c’è sciopero il 15 novembre 2024 di scuola e università?
A spiegare le ragioni dello sciopero di oggi 15 novembre 2024 è la stessa ANIEF che, attraverso un comunicato, lamenta in primis “la mancata risposta dello Stato italiano all’abuso dei contratti a termine, 25 anni dopo la diretta europea 79/99 che chiede ai Paesi membri di assumere i precari dopo 36 mesi di supplenze”. Inoltre, chiede di:
- stabilizzare gli idonei dei precedenti concorsi come quelli dell’ultimo concorso PNRR per non disperdere risorse già selezionate dallo Stato;
- stabilizzare con il doppio canale anche i precari delle GaE e delle GPS, nella garanzia del rispetto del merito per non disperdere l’esperienza dimostrata in anni di sevizio;
- riconoscere il diritto degli idonei a essere assunti in ruolo o riconosciuti abilitati;
- stabilizzare 400 mila precari con più di tre anni di servizio, che però continuano a essere chiamati per le supplenze spesso con contratti in scadenza 30 giugno, e vengono pagati lo stesso stipendio senza avanzamento di carriera e risparmiare le mensilità estive, minando la continuità didattica.
Sciopero 15 novembre 2024: i numeri della scuola
All’interno della nota sopracitata, il presidente ANIEF Marcello Pacifico delinea il quadro della situazione: “Con il 25% del personale assunto a tempo determinato, il 50% su posti di sostegno, con il blocco sistematico del tun over (70%) del personale ATA, si continuano a violare le regole basilari sulla dignità del lavoro stesso, unico caso in Europa, e si incentiva anche il gap generazionale, piuttosto che ridurlo, tra discenti e docenti con gravi ripercussioni sugli assegni pensionistici”.
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