Atletica, Barontini: “Il ripescaggio olimpico ti spacca le gambe. In stanza letto di cartone e niente aria condizionata”
Sabrina Sgalaberna, Daniele Menarini e Danny Frisoni, conduttori della trasmissione Run2U, appuntamento settimanale in onda sul canale YouTube di OA Sport, hanno avuto come ospite Simone Barontini, che ha fatto il suo debutto alle Olimpiadi dopo aver sfiorato l’ingresso alla finale agli ultimi Mondiali. Barontini in stagione ha corso in 1:45.11, ma vanta un personale di 1:44.34, ed ha tutte le carte in regola per migliorarsi sempre di più, soprattutto riuscendo a trovare la giusta condizione fisica dopo un avvio di annata un po’ complicato, ma soprattutto con gare tattiche, vista l’elevata intelligenza agonistica che è solito dimostrare.
La qualificazione olimpica è stata sfiorata a Tokyo 2020 e poi ampiamente centrata a Parigi 2024: “È stato sicuramente tosto da digerire, perché comunque è vero che è sempre meglio essere ad un passo che a 10 passi, però quando sei lì che lo assapori è tosta, però fa parte dello sport, ci sono alti e bassi. Siamo ripartiti, ci siamo messi degli obiettivi anno dopo anno e questo sicuramente mi ha portato ad essere certo della qualificazione per Parigi già l’anno precedente“.
Diverse le sportellate che si danno e ricevono in gare come gli 800 ed i 1500: “Quella che ho dato secondo me era un Campionato Italiano indoor, forse addirittura in un 1500, ho fatto quasi cadere un ragazzo, ho appoggiato una mano, solo che ero il doppio, quindi è stato non volontario perché stavo per cadere anch’io, però quando le gare rallentano, sono un po’ più tattiche, è più facile che succedano queste cose. Ne ho prese non tantissime, in realtà forse il taglio di strada da parte di Catalin alle indoor nel 2023“.
Il 2024 è culminato con le Olimpiadi: “Una stagione particolare, lunga sì, ma soprattutto particolare, però il ripescaggio è un po’ un’arma a doppio taglio, nel senso che se non ci fosse stato la mia avventura sarebbe finita già in batteria in quanto, appunto, non sono riuscito, seppur di pochissimo, pochi centesimi, a qualificarmi direttamente per la semifinale. È chiaro che ci fossero stati dei sistemi di qualificazione diversi avremmo impostato la gara in un’altra maniera però è andata così, e quindi dovevamo fare all-in il giorno seguente. Per fortuna, mi viene da dire, è andata bene, quindi ce la siamo goduta, io con tutta la mia famiglia, i miei amici, che erano a seguirmi e supportarmi, è stata sicuramente una bella emozione. C’era un po’ di tifo contro, perché correvo contro un francese, quindi è normale, e poi sicuramente è stato un po’ tagliare le gambe per la semifinale, perché mentre il giorno del mio ripescaggio tutti i miei avversari hanno riposato, io ero a cercare di qualificarmi per la semifinale, quindi sono arrivato un po’ stanco, più stanco degli altri sicuramente“.
L’esperienza dei Giochi ed il Villaggio Olimpico: “Dormivo in camera con Catalin (Tecuceanu, ndr), eravamo noi due ottocentisti, il letto di cartone non era così scomodo, è chiaro che girando per lo sport si spazia da sistemazioni più arrangiate a più confortevoli, non era sicuramente la più confortevole, ma non era neanche secondo me da lamentarsi così tanto, poi è chiaro potevano esserci delle criticità, come la mancanza di aria condizionata nelle stanze, però secondo me bastava un po’ alzare gli occhi al cielo, capire che c’erano 10000 persone dentro il Villaggio Olimpico e quindi era, secondo me, facile fare un passo indietro e dire ‘Devo cercare di adattarmi quanto più possibile’. Secondo me alcuni discipline, tipo il nuoto, hanno sicuramente sofferto più di noi, perché magari avevano il campo gara a 40 minuti di bus, mentre noi in 10 minuti eravamo allo stadio. Tutto sommato c’erano delle cose che potevano essere fatte meglio, però era la mia prima avventura olimpica e quindi non ho un termine di paragone. Io ero molto concentrato sulla mia gara e ho cercato di pensare che appunto non fosse niente di diverso da un Mondiale per non farmi distrarre, anche perché venivo da un anno abbastanza difficile. Non ho mai sofferto tanto di infortuni durante la mia carriera, invece questo è stato un anno costellato di infortuni, ne ho avuti diversi e ho perso tanto tempo, quindi ho cercato di non distrarmi troppo, però poi quando sono arrivato lì ho capito perché si chiamano Olimpiadi: è tutto più grande, c’è tanto più interesse. Venivamo da Roma dove lo stadio era semivuoto, c’erano comunque tante persone, però l’Olimpico è uno stadio veramente tanto grande, quindi era quasi più brutto vederlo così che stimolante, mi è capitato per fortuna durante gli anni di correre in stadi pieni, però con così tante persone mai, quindi sicuramente è stato impattante, però già dai giorni prima in televisione mi ero accorto di questa cosa, quindi dentro si prova l’effetto ‘Wow’, però sei concentrato su altro, non ci pensi, magari alzi più gli occhi al cielo dopo la gara e dici ‘Ok, bello’“.
Il record italiano sugli 800 resiste da moltissimo tempo: “Io in realtà cerco di non pensare troppo ai tempi, se non quando serve per qualificarsi alle manifestazioni e quindi non aspettare fino all’ultimo il ranking che si aggiorna, però però ci penso poco. E’ chiaro che serve correre forte, perché bisogna correre forte per arrivare davanti, però non ho questa ossessione di dire ‘Devo fare il record italiano’. Sono sicuro che se uno si allena bene, fa le cose giuste, poi arriva a tempi importanti in gare importanti, però il mio obiettivo è sempre quello di fare bene in certi tipi di gare. Per forza di cose bisogna correre forte per far bene, però ecco non ho questa ossessione di dire ‘Devo essere il primo, devo essere l’ultimo’. E’ chiaro che sarebbe bello poi essere l’ultimo alla fine dei conti, però insomma il primo dopo 51 anni ha un discreto fascino, però non è sicuramente il mio obiettivo primario per il 2025“.