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Chi può giudicare veramente un atleta, i suoi risultati e ciò che dice?

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Le Olimpiadi di Parigi 2024 ci hanno insegnato che qualche volta basterebbe semplicemente dire “bravi” e che la competizione non è per forza legata a una medaglia!

Chi può giudicare veramente un atleta? Chi può giudicare i suoi risultati? Chi può dire cosa è giusto e cosa non è giusto, opportuno o non opportuno rispetto a una dichiarazione di un atleta intervistato?

Tutte queste domande mi sono venute in mente dopo tutto quello che di veramente straordinario ci hanno offerto le Olimpiadi di Parigi.

E me le sono poste dopo che Elisa Di Francisca ha criticato pesantemente lo stato d’animo e le parole di Benedetta Pilato dopo la finale dei 100 rana, in cui ha sfiorato la medaglia per un centesimo.

E me le sono poste ancora dopo che Elisabetta Caporale ha dato la parola a Francesca Fangio dopo la semifinale dei 200 rana esordendo con “Non è la tua serata”.

Lo sport competitivo prevede confronti e certamente prevede anche analisi critiche, ma gli “specialisti” che fanno queste analisi hanno veramente una preparazione adeguata, tecnica e umana, per analizzare atleti e allenatori?

Il nuoto è uno sport davvero affascinante, anche perché è uno sport che richiede un sacrificio enorme: bastano un paio di allenamenti saltati per far saltare interi mesi di preparazione!

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Foto: Giorgio Scala, Andrea Masini e Andrea Staccioli / DBM

L’allenamento nel nuoto non prevede soltanto una preparazione atletica e alimentare, ma anche una preparazione psicologica e una profonda preparazione della memoria muscolare.

Il nuoto prevede movimenti ripetuti numerose volte all’interno di una gara: bracciata, gambata, respirazione e virata sono i gesti che si ripetono di più, ma sono fondamentali anche partenza e arrivo e tutti questi gesti vengono allenati, insieme alla preparazione atletica, nel corso degli anni, non della singola stagione.

Poi ci sono tantissimi elementi che non bisogna trascurare e che non sarebbe giusto mettere da parte: la condizione psicofisica, la quotidianità dell’atleta, quella dell’allenatore, la facilità e difficoltà di allenarsi, di gareggiare.

Nel nuoto nulla può essere sotto valutato e nulla è scontato e questo anche perché, purtroppo, nonostante sia una delle discipline più vincenti, è considerato ancora uno sport “minore” e forse è anche meglio così.

Come ci si possa sentire nella posizione di poter giudicare le parole e lo stato d’animo di un’atleta arrivata quarta alle Olimpiadi che si definisce felice, è veramente un mistero.

Il motivo per il quale ci si possa sentire all’altezza di poter dire a un’atleta “Non è la tua serata” prima ancora di dirle buonasera, è qualcosa che veramente faccio fatica a comprendere.

Sia sotto l’aspetto tecnico che sotto il punto di vista umano, perché non dimentichiamo che l’umanità andrebbe preservata.

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Foto: Giorgio Scala, Andrea Masini e Andrea Staccioli / DBM
Chi può giudicare veramente un atleta, i suoi risultati e ciò che dice? Benedetta Pilato e Francesca Fangio insegnano

Benedetta Pilato era felice dopo il quarto posto dei 100 rana e il podio perso per un solo centesimo e di certo la 19enne tarantina non è pazza!

È una ragazza assennata, matura e sa pesare benissimo le sue parole, anzi, ha una capacità di analisi e di auto critica incredibile, nonostante le pressioni che la circondano già da troppi anni per l’età che ha.

Discorso analogo per Francesca Fangio, che come Benedetta Pilato, ha sicuramente compreso pienamente il vero significato di sport e di essere sportivi.

Come si può giudicare la prestazione di un atleta dal piano vasca, dalle tribune o addirittura da casa, dopo aver guardato la gara in TV?

Come si può sapere l’atteggiamento e la condizione psicologica con la quale l’atleta ha affrontato una gara? Per farlo sarebbe indispensabile essere nella testa dell’atleta e di certo non è così!

A ognuno il suo, certamente: l’atleta deve fare l’atleta, l’allenatore deve fare l’allenatore e il giornalista deve fare il giornalista, ma attenzione, questo non significa fare notizia!

Chi può giudicare veramente un atleta, i suoi risultati e ciò che dice? Cosa significa fare notizia?

La “notizia” dovrebbe essere sempre una conseguenza di un lavoro giornalistico encomiabile e quindi di una cronaca attenta e coinvolgente di quello che si è visto.

Fare notizia non dovrebbe significare fare interventi di un livello tale da provocare polveroni, polemiche e reazioni simili tra gli spettatori e i lettori.

Nello sport, soprattutto nel nuoto, non è una cosa semplice giudicare, soprattutto se non conosci bene l’atleta, se non sai cosa c’è “dietro le quinte”, in ogni sua singola giornata o periodo di allenamento ed di vita privata.

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Foto: Giorgio Scala, Andrea Masini e Andrea Staccioli / DBM

Senza sapere cosa c’è dietro gli allenamenti, dietro ciò che appare in tv per pochi minuti, non si posno dare giudizi.

E anche le stesse interviste a caldo sono da prendere con le pinze, perché gli atleti sono essere umani, inoltre spesso sono molto giovani.

Probabilmente a volte, anziché giudicare, fare critiche pesanti andando nel merito anche delle scelte tecniche, basterebbe dire semplicemente “bravi” ad atleti e allenatori.

Poi se si hanno elementi che permettono di fare un’analisi e dare un giudizio più approfondito è un altro discorso, ma per fare questo sarebbe necessario essere presenti agli allenamenti, andare con atleti e allenatori in ritiro, vivere un villaggio olimpico e la quotidianità dell’atleta e forse anche in queste circostanze non si sarebbe nella posizione di poter giudicare.

Infine, è importante non dimenticare che il vero senso di sport e di competizione non è per forza legato alla vittoria di una medaglia e di conseguenza, non vincere, non significa “aver perduto”, ma il più delle volte significa per gli atleti aver guadagnato qualcosa.

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