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F1, pronti al GP nella terra di Fernando Alonso? Fenomeno a tutto tondo, sportivo e comunicativo

F1, pronti al GP nella terra di Fernando Alonso? Fenomeno a tutto tondo, sportivo e comunicativo

Spagna e Formula Uno non possono essere associate senza scomodare la figura di Fernando Alonso, se non per il fatto di essere l’unico pilota iberico ad aver conquistato il Mondiale. Al di là di questo traguardo di rilievo, all’interno del suo Paese l’asturiano ha rappresentato molto più di quanto sia trapelato dai confini spagnoli.

Nella sua terra, Nando ha ricoperto più o meno il ruolo che dalle nostre parti è stato di Valentino Rossi, seppur in maniera speculare. In Italia, il Dottore è diventato un personaggio nazional-popolare, capace di portare la MotoGP allo stesso livello di popolarità della Formula 1. In Spagna, dove invece il motociclismo è sempre andato per la maggiore rispetto alle quattro ruote, Alonso ha saputo fare altrettanto con la F1.

Era l’epoca in cui le tribune del Montmelò si riempivano al punto tale da non riuscir a fare entrare neppure una capocchia di spillo. Un’epoca d’oro, durante la quale la Spagna è arrivata addirittura a organizzare due Gran Premi, tale era l’interesse attorno alla F1 (dal 2008 al 2012 si è corso anche nel circuito cittadino di Valencia). Una dinamica incredibile, se si pensa al fatto che due decenni prima, l’appuntamento iberico fosse disertato dal pubblico e si corresse nel bel mezzo del nulla.

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Il merito, ovviamente, non è solo dei risultati di Nando, bensì anche del suo carisma. Si potrà discutere a lungo sulla grandezza del pilota, verosimilmente uno di quelli che ha ottenuto meno di quanto avrebbe potuto. Altre scelte, nell’arco della sua carriera, lo avrebbero portato a titoli a raffica. Il talento sopraffino non può essere messo in discussione. Non sarebbe ancora così competitivo a quasi 43 anni se non fosse un fenomeno e non avrebbe conseguito ciò che ha conseguito se non fosse fuori dal comune.

Quanto realizzato undici anni fa, proprio al Montmelò, resta un capolavoro. Nessuno, il 12 maggio 2013, poteva immaginare che quella sarebbe stata l’ultima vittoria di Alonso, autore di un’autentica magia nel giro iniziale. Non siamo al livello del leggendario “Lap of the Gods” di Ayrton Senna a Donington 1993, ma non ci andiamo neppure tanto lontani, considerando come quello di Fernando sia stato effettuato sull’asciutto.

Mettiamola così, di certo è stata “la Vuelta de los Dioses” nella carriera dell’asturiano, ancora oggi sulla cresta dell’onda agonistica e oratoria. Perché se c’è un ambito dove, senza se e senza ma, Nando è il numero 1 indiscusso, quello è la capacità comunicativa. Proprio come nel caso di Valentino Rossi.

L’uscita successiva alle qualifiche del Gran Premio del Canada (“siamo davanti alle Ferrari, che a Montecarlo avevano vinto il Mondiale”) denota una brillantezza intellettuale che nessuno, nella F1 attuale, ha più; e che in pochi hanno avuto in passato. Si chiama carisma, appunto.

Non avesse questa personalità forte e fiera, Alonso non sarebbe dov’è ora e dove sarà in futuro, avendo già firmato un contratto anche per il 2025. Fortunatamente, quello del 2024 non sarà l’ultimo GP di Spagna con questo meraviglioso personaggio al via e ci si augura non sia neppure il penultimo. Un uomo così è un autentico patrimonio. Non solo per chi condivide con lui il passaporto.

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