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Giro d’Italia 2024, Garzelli: “Tiberi da corse a tappe, ma è nato nell’era dei fenomeni. Con Milan sono dolori per tutti…”

Giro d’Italia 2024, Garzelli: “Tiberi da corse a tappe, ma è nato nell’era dei fenomeni. Con Milan sono dolori per tutti…”

Siamo ormai a metà del Giro d’Italia. La Corsa Rosa sta per entrare nella sua fase più calda ma si può cominciare a tracciare i primi bilanci. Lo abbiamo fatto assieme a Stefano Garzelli, vincitore di un Giro d’Italia nel 2000 e voce tecnica di Rai Sport, che ringraziamo per la disponibilità.

Partiamo subito con una domanda provocatoria: vuoi vedere che il primo avversario di Tadej Pogacar al momento è il virus che circola in gruppo? A parte le battute, al momento non sembrano esserci rivali…

“Chiaramente è il favorito, lo era prima e lo ha confermato anche in maniera migliore rispetto alle previsioni. Sicuramente è difficile da battere, quasi impossibile. Ma sappiamo che in grande giro può accadere di tutto, manca tanto. Ad esempio ieri nello sprint ha rischiato di cadere, deve essere bravo a saper dire no e a defilarsi, ha preso grossi rischi. Il maggior avversario di Pogacar è lui stesso: le giornate di crisi possono arrivare, ha un vantaggio importante, attenzione a quella di oggi che è una giornata difficile ma poi sabato e domenica ha due giornate dove vorrà quasi chiudere la questione Giro, la crono e la tappa di Livigno”.

L’unico che ha provato a prendere un po’ la situazione in mano è stato Antonio Tiberi: può puntare al podio in questo Giro?

“Facciamo un po’ d’ordine, se la Bahrain ha tirato a Bocca della Selva era per ridurre il margine su Bardet, che iniziava a preoccupare. Antonio sta correndo molto bene, ma come detto in precedenza deve stare più tranquillo. Al momento attaccare Pogacar non si può, e tutti lo sanno, quando lo fa, gli altri guardano dall’altra parte. Devi cercare di trovare la tappa giusta, il momento giusto, e non dico che non ci sia. E credo che la tappa di Livigno possa essere l’occasione giusta per andare frontalmente con lo sloveno. Prendiamo ad esempio la Ineos, che ha Arensman in top 10 e non troppo lontano, perché non muoverlo sul Mortirolo. Tiberi sta correndo bene, senza la foratura sarebbe addirittura secondo, ma deve stare attento, ha fatto un paio di attacchi martedì, ma ha perso quattro secondi, deve stare moralmente attento. Anche perché nell’ultima settimana i distacchi non sono più di secondi, ma di minuti e devi capire quali sono le tue tappe. E poi tutti temono la tappa di Livigno, giornata delicata”.

E in futuro, pensi che possa essere un papabile vincitore di un Grande Giro? 

“Parliamo di un ragazzo giovane, un classe 2001, iniziamo a pensare alla top 5 di questo Giro d’Italia e che tenga il passo nell’ultima settimana. Ma ha tutte le caratteristiche da corridore di corse a tappe: è forte sia a crono che in salita, lo scorso anno alla Vuelta andò molto forte nella terza settimana. I tratti fisici e mentali ci sono tutti, forse l’unico problema è che è nato in una generazione di fenomeni. Un po’ sfortunato nell’essere contemporaneo ai Pogacar, Vingegaard, Evenepoel, Rodriguez e Ayuso, ma c’è anche lui. In fondo credo che abbiamo trovato un bel corridore da corse a tappe”.

Intanto però non è l’unico in questo Giro: Zana e Fortunato sono stati protagonisti in questa prima parte. Il secondo si era preso i galloni di capitano dell’Astana sul campo su un uomo solido come Lutsenko.

“Ti dirò, secondo me li aveva già dalla partenza e gliel’ho anche detto. Uno che arriva quarto a Oropa vuol dire che sta bene. Ha preparato in modo certosino il Giro, e mi aspetto che possa fare davvero classifica”. 

Altri due azzurri che erano attesi al varco erano Giulio Pellizzari e Davide Piganzoli, che non hanno brillato. Ti aspettavi di più? 

“Forse qualcosina in più, un po’ più di protagonismo me lo sarei aspettato. Sono arrivati secondo e terzo all’Avenir dietro Isaac Del Toro lo scorso anno, e il messicano sta facendo già una stagione di gran livello all’UAE Team Emirates. Non ti dico che me li aspettavo in top 10 o lottare costantemente per le vittorie di tappa, ma qualcosina in più sì. Ma non sappiamo se hanno avuto problemi fisici a causa del virus, anche loro devono imparare a correre a certi livelli. Piganzoli nella tappa vinta da Pelayo Sanchez ha sbagliato ad attaccare. Ma il Giro è lungo, potranno essere protagonisti, magari con una bella fuga”.

Questione volate: Jonathan Milan è il velocista più forte.

“Sono d’accordo. Se per la generale il livello, a parte Pogacar, non è altissimo, per i velocisti ci sono i più forti al mondo, a parte Jasper Philipsen. E sta dimostrando di essere il più forte e deve ancora crescere, ha ottimi margini di miglioramento. Ad esempio sta migliorando nella compostezza della pedalata in volata: si muove molto e uno stile è difficile da cambiare, ne ho parlato assieme a Petacchi, ma è giovane e l’ho visto migliorato rispetto al 2023, dove forse spingeva dei rapporti troppo agili in volata. Ma quando correggerà questi dettagli per gli avversari saranno grossi, grossi problemi”.

C’è qualcuno che secondo te è andato al di sotto delle attese? 

“Non direi. Un Giro molto bello, tirato sin dal primo chilometro e combattuto, che non lascia spazio alla noia. C’è sì un dominatore assoluto, ma è un gran bel Giro, per come lo stanno correndo e affrontando i vari corridori”.

Quindi, per chiudere: la cronometro e Livigno domenica possono decidere buona parte del Giro? 

“Buona parte. Ma non tutta: manca una settimana molto interessante con tante salite, può sempre succedere di tutto, sperando che il meteo sia clemente”.

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