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Australian Open, l’ottimismo di Tiley: “A breve i dettagli”

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Ci siamo quasi, potremmo sintetizzare leggendo la nota di Craig Tiley. Il CEO di Tennis Australia parla di dettagli in via di definizione con lo Stato di Victoria per dare il via all’operazione Australian Open 2021. “Siamo anche in costante contatto con ATP, WTA, i giocatori e i loro team – si legge nella nota -, per valutare come si possa conciliare un programma di allenamento in sicurezza con le condizioni di quarantena proposte dal governo locale“. Nell’interazione che va avanti da tempo con le autorità australiane – il cui consenso formale rimane essenziale – Tennis Australia ha tenuto a precisare come un elevato standard di protezione dai contagi (per chi arriva, ma anche per la comunità di Melbourne) rimanga il punto di partenza imprescindibile. A breve, si legge in conclusione, verranno annunciate anche le eventuali modalità di apertura al pubblico e di vendita dei biglietti. Una prospettiva difficile da immaginare anche solo fino a pochi giorni fa.

SLITTAMENTO – La certezza rimane l’impossibilità di far partire il primo Slam dell’anno nella data prevista (18 gennaio), visto che l’Australia dovrebbe consentire gli arrivi dei giocatori – soggetti poi a quarantena di due settimane – solo a partire dai primi giorni del nuovo anno (si parla di venerdì 8 gennaio per i primi atterraggi). Scongiurata a questo punto l’ipotesi della cancellazione del torneo circolata all’inizio della scorsa settimana, prende sempre più piede la data del primo febbraio come riferimento sul quale orientarsi anche (di riflesso) per la definizione dei primi tre mesi del calendario ATP. Come riportato dai quotidiani australiani, sarebbe in dirittura d’arrivo l’accordo per consentire ai giocatori di allenarsi nei giorni che dovranno trascorrere in quarantena, senza mai bucare le bolle che verranno organizzate per garantire il loro isolamento (unico spostamento consentito quello tra i due o tre hotel e i campi di Melbourne Park).

NELLA BOLLA – Tra le sedi scelte dall’organizzazione dovrebbe esserci il Crown Promenade di Southbank, destinato a diventare un vero e proprio hub per la quarantena “attiva” dei tennisti (da capire se a uso esclusivo). Da quanto emerso dalle trattative tra Tennis Australia e le autorità sanitarie, non sarà ammessa la possibilità per i giocatori di prendere in affitto case private a loro spese. Opzione quest’ultima che è stata invece autorizzata allo US Open, dove Serena Williams e Novak Djokovic sono stati tra i pochi ad usufruirne (dovendo farsi carico anche dei costi per la sicurezza, non garantita al di fuori degli hotel ufficiali). La logistica a Melbourne si concentrerà quindi nelle sole sedi individuate dall’organizzazione e ogni spostamento dei giocatori e dei loro staff avverrà in assenza di contatti con soggetti esterni.

QUALI ALL’ESTERO – Tra i dubbi da sciogliere ci sono anche quelli riguardanti il percorso di avvicinamento all’Happy Slam, a partire dal ‘problema’ qualificazioni. Stando a quanto appreso da Marca, si starebbe ragionando in questi giorni di delocalizzarle in altri Paesi nella prima settimana di gennaio. L’obiettivo sarebbe far arrivare così in Australia solo i giocatori ammessi ai tabelloni principali, per ridurre il traffico in entrata e la presenza nelle bolle. Singapore, Dubai o Doha potrebbero essere le sedi prescelte, per poi far salire su un volo per Melbourne a partire dall’8 gennaio solo chi sarà riuscito a conquistare l’accesso al main draw. Una soluzione complicata, ma che consentirebbe di tenere in vita le qualificazioni a differenza di quanto accaduto in estate per un’altra bolla, la prima della storia, quella di Flushing Meadows.

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