Coppa Davis, i precedenti storici tra Italia e Austria: 35 anni fa l’ultimo confronto
Sono passati 35 anni dall’ultima volta in cui Italia e Austria si sono incrociate in Coppa Davis. Era tutta un’altra storia, ma era ancora diversa se si va a osservare l’ulteriore passato che si cela dietro quel 1990 di cui si parlerà. Del resto, la prima volta di un tale incrocio si dirada nel tempo fino al 1930. Cioè al tempo in cui la Davis si chiamava International Lawn Tennis Challenge (avrebbe cambiato nome dopo la Seconda Guerra Mondiale).
In quel 1930 l’Italia poteva contare su dei veri e propri pionieri del tennis nel nostro Paese. Tra questi Uberto de Morpurgo, per cent’anni l’unico medagliato olimpico tricolore (perché, nel frattempo, il tennis sparì dal programma a cinque cerchi dopo il 1924 e lo fece fino al 1988, salvo due edizioni dimostrative). Diventato italiano perché lo divenne Trieste, De Morpurgo fu figura di estremo rilievo per il tennis azzurro: semifinale al Roland Garros nel 1930, quarti a Wimbledon nel 1928.
1930, si diceva: l’Italia sfidò l’Austria e non lo fece in un luogo qualsiasi, ma nella zona del Prater di Vienna. Si trattava dei quarti di finale della zona europea. Mancava Giorgio De Stefani, l’altro grande nome italiano dei tempi, ma c’era Placido Gaslini, di cui si narra che ebbe un flirt con Suzanne Lenglen. Sia o non sia, Gaslini perse i suoi due singolari contro Hermann von Artens e Franz-Wilhelm Matejka, ottimi protagonisti del tennis austriaco negli Anni ’30 e più volte capaci di raggiungere gli ottavi al Roland Garros (von Artens ci ha aggiunto un ottavo a Wimbledon). Fu di fatto decisivo il doppio Gaslini/De Morpurgo, un 6-4 al quinto set che in quel giugno viennese cambiò tutto, in quanto lo stesso De Morpurgo i suoi due singolari li vinse molto facilmente.
Stesso confronto si ebbe nel 1933, stavolta al secondo turno della zona europea e a Genova. De Stefani stavolta c’era, ma il colpo a sorpresa nel primo giorno lo piazzò Matejka battendo De Morpurgo in cinque set. Toccò ad Augusto Rado e Valentino Taroni vincere il doppio in rimonta, 6-3 4-6 4-6 6-2 7-5, e negli altri due singolari ci fu storia solo fino a un certo punto. Da rimarcare le differenze tra Taroni e un po’ tutti i tennisti italiani dell’epoca: laddove questi erano generalmente facenti parte delle classi più abbienti, il giocatore di Carate Urio, che al tempo aveva appena 18 anni, proveniva da una famiglia di contadini, tant’è che fu un socio del Tennis Club di Como ad aiutarlo a livello economico.
Primo balzo in avanti netto: di 34 anni, per l’esattezza. Italia e Austria si ritrovarono nel 1967. Ovviamente era tutto cambiato, e il team azzurro era infinitamente più forte di quello austriaco anche con Nicola Pietrangeli nella sua fase discendente. Al suo fianco c’era Giordano Maioli, il quale faceva coppia in doppio con Vittorio Crotta. Dall’altra parte c’erano Peter Pokorny, Dieter Schultheiss e, in doppio, Herbert Holzer. Ai tempi c’erano due zone per il gruppo europeo, la zona A e la zona B. Italia-Austria si giocò come primo turno della zona B, a Verona, e fu un netto 5-0. Nota non di secondo piano su Maioli: è poi diventato dirigente de L’Alpina Maglierie Sportive, più nota nel tennis attraverso il marchio Australian (con testimonial come Ivan Lendl, Eddie Dibbs e Goran Ivanisevic in passato, oltre alla FIT-FITP in quanto tale e poi anche di diversi italiani, da Paolo Canè fino a, oggi, Elisabetta Cocciaretto).
Nel 1969 le due squadre si ritrovarono a livello di quarti di finale della zona B, stavolta a Barletta. L’Austria offrì più resistenza con una squadra tutta diversa, tant’è che, accanto all’ancor presente Pietrangeli, l’Italia ebbe qualche grattacapo con Eugenio Castigliano, una persona di cui era nota l’eccezionale simpatia, che era sotto per due set a uno contro Ernst Blanke (promessa non mantenuta del tennis junior che che poi sarebbe diventato avvocato) quando questi si dovette ritirare. Il 3-0 fu opera di Crotta e Pietro Marzano contro Detlef Herdy e Hans Kary, quest’ultimo poi avviatosi verso una discreta carriera in singolare e in doppio.
Nel 1972 era invece cambiata praticamente tutta la squadra italiana, ma sempre con un certo livello di differenza. Stavolta Italia-Austria fu un primo turno di zona A, a Reggio Calabria, e anche qui la storia fu poca: Corrado Barazzutti sconfisse Blanke, Paolo Bertolucci fece lo stesso con Kary e, al sabato, ci fu una delle occasioni in cui fu possibile vedere la coppia di doppio formata da Adriano Panatta e Nicola Pietrangeli, vittoriosa su Blanke e Rudolf Hoskowetz.
1990. Non è che era cambiato qualcosa, era cambiato proprio tutto. La Davis aveva abbandonato i gruppi zonali per creare il Gruppo Mondiale a 16 squadre, quello cui fino al 2018 siamo stati abituati. L’Austria, nel frattempo, si era trovata tra le mani un giocatore dalle qualità eccezionali, Thomas Muster, che si era ripreso da un tremendo incidente stradale occorso a Miami nel 1989. Gli faceva da spalla Horst Skoff, valido giocatore da quattro titoli ATP, otto scalpi su top ten e Montecarlo come luogo preferito (tre semifinali e un quarto). Con loro due, e con Alex Antonitsch in veste di doppista, l’Austria riuscì a battere la Spagna in Spagna, ed era una squadra iberica con Emilio Sanchez e Sergi Bruguera. Dal canto suo, l’Italia aveva appena compiuto un’impresa spettacolare: battere la Svezia a Cagliari, in una sfida durata quattro giorni e in cui Paolo Canè batté Mats Wilander nell’ultimo singolare. Ancora oggi quelle immagini sopravvivono grazie a Internet, che le ha fatte rivivere, così come ha fatto rivivere tante memorabili descrizioni di Giampiero Galeazzi.
Fu così che le due squadre si giocarono un posto in semifinale: valeva la storia sia per l’Austria, che non l’aveva mai raggiunta, che per l’Italia, che vi mancava da 10 anni. C’era però un problema, l’assenza di Omar Camporese. Al Ferry Dusika Hallenstadion (un impianto viennese sul Danubio che è stato demolito nel 2022), Diego Nargiso raccolse appena due giochi contro Skoff, mentre fu ancora una volta Canè a fare la parte del leone, rimontando due set a Muster prima di cedere al quinto in una sfida davvero molto, molto intensa. Il giorno dopo Muster e Antonitsch chiusero contro Canè/Nargiso in quattro. L’Austria, poi, in semifinale andò a un nonnulla dall’estromettere gli USA. Accadde perché, sul 2-2, Skoff ebbe due set di vantaggio contro Michael Chang, che però riuscì a rimontare sia contro il suo avversario che contro tutto il Prater di Vienna.

