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Assunta Legnante si racconta: “Sapevo di poter diventare cieca facendo sport e non ho avuto paura”

Assunta Legnante, è stata ospite di OA Focus, trasmissione che va in onda sul canale YouTube di OA Sport, dove ha parlato della sua carriera passando da lanciatrice d’élite con record italiani ad icona del movimento paralimpico, dal record indoor di 19.20 metri a Genova all’aggravarsi del glaucoma ed alla decisione di reinventarsi nel mondo paralimpico.

Gli inizi nello sport con il volley: “Ho iniziato a lanciare il peso all’età di 13-14 anni, ma è stato per caso, nel senso che io ero una pallavolista, e poi per alcune sliding doors sono arrivata sempre con una palla in mano, però un po’ più pesante. Ero un bel martello, poi dipendeva da che ruolo mi facessero fare gli allenatori, però cambiavo da opposto a schiacciatore o addirittura a centrale, perché comunque sono sempre stata alta, quindi mi sfruttavano, mi sfruttavano bene“.

Il record italiano stabilito a Genova nel 2002 è ancora imbattuto: “La gara più importante no, diciamo quella che ha dato il ‘la’ alla mia carriera, nel senso che comunque una misura del genere non era mai stata fatta in Italia, e tuttora è ancora una misura imbattuta. Penso che ci vorranno altri 30-40 anni prima che qualcuno la batta, però era soltanto l’inizio di una nuova vita, perché mi ero appena trasferita da Napoli nelle Marche, ad Ascoli per la precisione, nuovo allenatore e poi subito i primi grandi risultati“.

La mancata partecipazione alle Olimpiadi di Atene: “Nel 2004 hanno rifiutato la mia partecipazione ad Atene, appunto, alle Olimpiadi, quando il medico del CONI mi disse, ‘Guarda, tu al massimo potrai giocare a scopone scientifico al bar, perché non puoi lanciare, altrimenti diventi cieca’. Per carità, aveva perfettamente ragione, però dentro di me ho detto ‘Fallo scegliere a me, non lo scegliere tu per me’, e poi da lì, ecco, è nata una rincorsa a questa partecipazione alle Olimpiadi  che poi si è conclusa con la mia, appunto, partecipazione a Pechino 2008, però poi da lì in poi è successo quello che è successo, però l’ho scelto io“.

La partecipazione ai Giochi di Pechino 2008: “Una magia. Io quando sono entrata in quello stadio a Pechino con con lo sfondo della fiamma olimpica sono scoppiata a piangere, ma non tanto per l’emozione del momento, non tanto per la tensione, per la qualificazione, per la gara, ma proprio per quello che avevo vissuto nei 4 anni precedenti fino ad arrivare a quella convocazione. Poi la gara è andata malissimo, però sinceramente in quel momento non me ne fregava nulla, cioè avevo raggiunto il sogno di qualsiasi atleta, che poi è vero, sei lì, giocatela, però io non ne avevo, non ne avevo a livello nervoso, non ne avevo a livello fisico, perché avevo lottato 4 anni per essere lì“.

Il passaggio alla carriera paralimpica: “Ho corso in braccio alla cecità si può dire, perché come ti ho detto prima, l’ho scelto io, sapevo che avevo la possibilità di diventare cieca continuando a fare sport e non ho avuto paura, non mi sono voluta privare di nulla ed ho continuato fino a quando poi il karma mi ha presentato il conto, però non sapendo che quel conto magari mi avrebbe fatto comodo, nel senso che mi ha regalato una longevità sportiva che tuttora poi cavalco“.

Assunta Legnante è sia atleta che punto di riferimento e fonte di ispirazione: “Sono due cose completamente lontane da me. Io vorrei essere vista semplicemente come una donna che fa quello che che ancora le riesce bene e lo fa ancora con il sorriso, tutto qua. Poi che sia da stimolo per tanti giovani, meglio, che sia di ispirazione, che dia forza ad altre persone, magari per superare delle difficoltà, va benissimo, però non vi soffermate alle medaglie, perché quelle poi passano. Quando non ci sarò più, quando smetterò, non so quanti si ricorderanno di Assunta atleta“.

Si sopperisce alla cecità con gli altri sensi: “Io più che vedere, sento. Io sento, vedo le persone e le sento, non solo con le orecchie, ma le sento con il cuore, le sento con le sensazioni e con le vibrazioni che la persona magari mi sta dando e mi dona in quel momento in cui le sono vicino. Quella è l’unica differenza, come diceva il ‘Piccolo Principe’: ‘L’essenziale è invisibile agli occhi’, quindi io vedo ciò che tu non vedi, appunto“.

Lo sport ha dato tanto all’azzurra: “Mi ha dato tanto, perché magari tante cose che non ho sono dovute allo sport, ma sono anche una cosa voluta per aver scelto lo sport. Non mi manca nulla, l’unica cosa, ecco, magari ho vissuto la mia famiglia poco, perché sono andata via da giovane dalla mia provincia di Napoli, e sono dovuta andare via per rincorrere il mio sogno, però quello magari è l’unico rimpianto che io posso avere dopo tanti anni. Per il resto non mi manca nulla, io faccio una vita normalissima, io sono una non vedente che addirittura vive da sola, ce ne sono a miliardi, però io continuo a dirlo, i non vedenti, i disabili, visivi o qualsiasi altro disabile, può avere una vita normalissima. Per l’intervista mi sono collegata da sola, non è che ci vuole un tecnico“.

Le Paralimpiadi vinte a Londra 2012: “L’ho vinta perché ero nettamente la più forte a Londra, cioè la seconda aveva fatto 11 metri, io 16.70, quindi io ho vissuto molto in questi anni di rendita a livello metrico, perché comunque stiamo parlando di un’atleta che ha fatto 19 metri, che aveva smesso nel 2010 e che nel 2012, dopo 2 anni di inattività, è ritornata e con 10 allenamenti ha fatto 2 metri in meno, 3 metri in meno. Poi è logico che l’età avanza, i dolori vengono fuori, gli infortuni sono sempre di più, e i metri si abbassano. Però ancora adesso ho qualche metro di vantaggio, soprattutto nel peso, me la posso giocare ancora per un po’ di anni“.

Così Assunta Legnante parla di se stessa: “E’ una donna di 47 anni con tanti interessi, cioè non è detto che io non possa passare una serata semplicemente con me stessa a fare nulla, che è quello che adoro di più, perché lo stare bene con se stessi vuol dire anche star bene in mezzo alla gente. Amo il calcio, io sono un’interista sfegatata e mi piace guardare le partite, e dico guardare perché non solo le ascolto, ma io le guardo. Le guardo con le emozioni che mi dà l’azione che sta facendo la mia squadra in quel momento, che sia un gol preso o un gol fatto. Adoro il cinema, andare a fare la spesa, ecco, magari accompagnata, però ecco, una donna normalissima di 47 anni“.

CLICCA QUI PER L’INTERVISTA COMPLETA AD ASSUNTA LEGNANTE

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